Teheran, la città dei cristalli
In Iran negli ultimi anni è aumentato vertiginosamente il consumo di metanfetamina, soprattutto nelle aree urbane
Bijan vive a Teheran, proviene da una famiglia di gangster e per mantenere la sua famiglia produce e spaccia metanfetamina (meth), una potente droga stimolante che si presenta in cristalli: deriva dall’anfetamina ma ha una durata più lunga ed è più potente. Viene “cucinata” in laboratori clandestini ma i suoi ingredienti sono facilmente reperibili nei supermercati e nelle ferramenta.
La meth sta soppiantando l’oppio e l’eroina nelle grandi città della Repubblica islamica dell’Iran. I consumatori stanno diversificando le loro scelte di sballo. A un effetto sedativo, ora preferiscono l’euforia e l’energia che dà la metanfetamina. Con tutte le conseguenze che questo crea.
“Quale crisi economica? Gli affari vanno bene” racconta Bijan, intervistato da Ramita Navai per il Guardian. Infatti, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc) ha stimato che il consumo di meth in Iran è aumentato del 128 per cento tra il 2008 e il 2012.
Sebbene l’oppio e l’eroina importate dall’Afghanistan siano ancora le droghe più consumate nella Repubblica islamica, soprattutto nelle zone rurali, la meth sta avendo una vasta diffusione nelle grandi città da almeno 10 anni.
All’inizio era anch’essa importata, ma oggi anche in Iran si fabbrica spesso in casa. Anzi, molti narcotrafficanti iraniani sono presenti in Malesia e Thailandia e le gang iraniane stanno avviando un importante business della meth nel sud-est asiatico.
L’Unodc ha stimato che il consumo domestico di pseudoefrina, uno degli ingredienti chiave per produrre la meth e che si trova in tanti farmaci da banco come i decongestionanti, è passata da 5 tonnellate nel 2006 a 55 tonnellate nel 2012.
Secondo quanto riporta un articolo di Babak Dehghanpisheh pubblicato sul sito saudita Al-Arabya, gli esperti ritengono che il consumo di meth in Iran sia aumentato a causa di una maggiore crescita e sviluppo del Paese, che sta modificando il ritmo e lo stile di vita di molte persone.
A questo, gli esperti aggiungono la mancanza di un’adeguata informazione sul pericolo delle droghe. Ma è anche vero che in TV e radio sono state trasmesse molte campagne che spiegavano i reali pericoli dell’uso di meth. A differenza di quelle sull’oppio, queste campagne di sensibilizzazione hanno riscontrato risultati migliori, facendo diventare questa droga un tabù, specialmente nei quartieri più ricchi della città.
In Iran la meth si chiama Sheesheh, che significa cristallo in lingua farsi; nella maggior parte dei casi si assume fumandola in una pipa di vetro simile ad una piccola ampolla. I maggiori consumatori di meth sono i giovani: molti di questi appartengono alla classe media e vivono prevalentemente in città.
La meth viene venduta a 4 euro al grammo ed è molto facile trovarla per le strade della capitale iraniana. Viene spacciata anche nei saloni di bellezza, nelle palestre e nelle università perché, tra gli altri effetti, diminuisce l’appetito, aumenta la capacità di attività fisica e la concentrazione.
La larga diffusione della meth ha moltiplicato gli sforzi delle autorità della Repubblica islamica nella loro lotta contro la droga. Nel 2013 la polizia ha confiscato 3,5 tonnellate di meth scoprendo 375 laboratori clandestini nei quali si produceva questa sostanza.
Il problema della droga non è nuovo in Iran. Il ministro dell’interno Abdolreza Rahmani Fazli ha recentemente dichiarato che circa sei milioni di iraniani hanno avuto problemi con la droga e 1,3 milioni sono dipendenti da essa.
L’Iran spende più di 800 milioni di euro all’anno per combattere il traffico di droga, concentrando molte delle sue attività sui 900 km di confine che condivide con l’Afghanistan. Inoltre, Fazli ha aggiunto che l’80 per cento dei condannati a morte nel 2013 avevano a che fare con il contrabbando di droga.
Gli sforzi di combattere la diffusione della meth vengono spesso vanificati dalla corruzione presente tra le forze dell’ordine della città. Bijan dice di corrompere gli ufficiali di polizia dandogli una piccola percentuale del suo guadagno; in cambio i poliziotti gli rivelano eventuali raid della polizia o indagini sul suo conto.
Said Kafrashi, medico e terapeuta dell’Aayandeh addiction rehabilitation clinic di Teheran, spiega come sia importante la presenza della famiglia durante la terapia somministrata al paziente: “alla luce del comportamento dell’individuo, la famiglia ha bisogno di cambiare il proprio atteggiamento nei suoi riguardi”.
Nonostante questo aiuto, la riabilitazione dalla meth mira anche ad impedire ai pazienti di uccidere, di suicidarsi, di morire, ma soprattutto uscire fuori dalla dipendenza.
La tossicodipendenza è una delle principali cause di morte in Iran, dopo il cancro e gli incidenti stradali.