Iran, il governo di Teheran avverte l’Italia: “L’arresto di Abedini è illegale e danneggia i rapporti bilaterali”
Il governo della Repubblica islamica dell’Iran ha avvisato l’Italia: “L’arresto di Mohammad Abedini Najafabadi è un atto illegale”, che “non solo mina le relazioni di lunga data tra Iran e Italia, ma viola anche i principi (…) del diritto internazionale”. Così il direttore generale del Dipartimento per l’Europa occidentale del ministero degli Esteri di Teheran, Majid Nili Ahmadabadi, ha commentato la convocazione dell’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, per discutere del caso di Cecilia Sala e dell’ingegnere iraniano arrestato nel nostro Paese.
“Data la prolungata detenzione del cittadino iraniano Mohammad Abedini da parte dell’Italia, la signora Paola Amadei, ambasciatrice italiana a Teheran, è stata convocata al ministero degli Esteri”, si legge in una nota diramata oggi dal governo di Teheran, citata dall’agenzia di stampa ufficiale Irna. “La detenzione del signor Abedini è un atto illegale, eseguito su richiesta dell’amministrazione statunitense e in linea con gli obiettivi politici e ostili del Paese di tenere in ostaggio cittadini iraniani”, ha commentato il direttore generale del Dipartimento per l’Europa occidentale del ministero, Majid Nili Ahmadabadi, che oggi ha incontrato Amadei.
“Ciò non solo danneggia le relazioni di lunga data tra Iran e Italia, ma contraddice anche i principi e gli standard del diritto internazionale, comprese le norme sui diritti umani, e può costituire una forma di detenzione arbitraria”, ha aggiunto il direttore del ministero di Teheran, che ha esortato l’Italia “a respingere la politica statunitense di prendere degli ostaggi, contraria al diritto internazionale e in particolare ai diritti umani, e preparare il terreno al rilascio del signor Abedini il prima possibile per impedire agli Stati Uniti di danneggiare le relazioni bilaterali tra Teheran e Roma”.
Abedini, sulla cui richiesta di domiciliari la Corte d’appello di Milano si pronuncerà il prossimo 15 gennaio, è sospettato dagli Stati Uniti di aver trasferito tecnologie sensibili al Corpo delle Guardie della Rivoluzione iraniane, considerate un’organizzazione terroristica da Washington ma non dall’Italia né dall’Unione europea. Per questo l’ingegnere 38enne è stato arrestato il 16 dicembre dalla Digos all’aeroporto di Malpensa e da allora si trova nel carcere di Opera.
Il suo caso è legato all’arresto della giornalista Cecilia Sala, avvenuto il 19 dicembre a Teheran. Il nesso tra le due vicende è stato reso ufficiale soltanto ieri, prima in una nota con cui la rappresentanza diplomatica dell’Iran a Roma ha commentato la convocazione dell’ambasciatore Mohammad Reza Sabouri alla Farnesina, e poi da un comunicato divulgato in serata da Palazzo Chigi dopo la riunione presieduta dalla premier Giorgia Meloni. Oggi la famiglia della cronista ha chiesto il silenzio stampa sul caso: “È una fase molto delicata”, hanno fatto sapere i genitori.