Prende a calci un paramilitare durante le proteste in Iran: condannata a morte allenatrice di pallavolo
Madre di tre figli, allenatrice di pallavolo, donna stanca del regime di oppressione in Iran: Fahimeh Karimi, arrestata dalle forze di sicurezza governative durante una manifestazione che si stava svolgendo a Pakdasht, nella provincia di Teheran, è stata condannata a morte al termine di un processo lampo. Secondo l’accusa avrebbe sferrato calci a un paramilitare Basiji, il corpo fondato per ordine dell’Ayatollah Ruhollah Khomeini nel novembre del 1979. La donna è stata di recente trasferita dal carcere di Evin a Teheran a quello di Khorin, a Pakdash, e in molti hanno espresso preoccupazione per la sua sorte. In totale sono 18mila le persone arrestate in Iran negli ultimi tre mesi, da quando l’omicidio della 22enne Mahsa Amini per non aver indossato correttamente il velo ha risvegliato le coscienze dei cittadini stanchi di vivere sotto la dittatura religiosa di Ali Khamenei.
L’annuncio della prima condanna a morte in relazione ai “disordini” è arrivato all’inizio di novembre: il tribunale aveva giudicato colpevole un uomo per “aver appiccato il fuoco a un edificio governativo, di aver disturbato l’ordine pubblico, di essersi riunito e di aver cospirato per commettere un crimine contro la sicurezza nazionale e di essere un nemico di Allah”. Le marce in strada sono state represse nel sangue fin dal primo giorno, in totale sono oltre 450 le persone uccise: tra loro il 27enne Mehran Samak, ucciso con un colpo di pistola dalle forze di polizia a Bandar Anzali, mentre stava ironicamente festeggiando la sconfitta della nazionale contro gli Stati Uniti ai Mondiali in Qatar.