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L’intervista di Biden al New York Times: “L’America prima di tutto, i dazi con la Cina restano”

Immagine di copertina

Il neo eletto presidente degli Stati Uniti parla a tutto tondo delle sfide che lo attendono nei quattro anni di mandato in un'intervista al quotidiano statunitense, dalla lotta al Covid nelle aree rurali ai difficili equilibri con il partito Repubblicano in Senato. "Voglio assicurarmi che combatteremo con tutte le nostre forze per risollevare l'economia domestica"

L’intervista di Biden al New York Times: “L’America prima di tutto”

“Dobbiamo trovare il modo di lavorare insieme ai Repubblicani, altrimenti siamo nei guai”, così il neo eletto presidente degli Stati Uniti Joe Biden in una lunga intervista concessa al New York Times a un mese dalle elezioni presidenziali che lo hanno visto sconfiggere Donald Trump con un margine di oltre sei milioni di voti. Ora la strada che attende la nuova amministrazione democratica è in salita a causa della fragile maggioranza di cui il Partito gode in Congresso, con un Senato controllato ancora dal G.O.P. Ma la priorità sarà quella di investire “prima in America”.

I rapporti con il Senato repubblicano

Biden sa bene

“Mettiamola in questo modo “, ha detto Biden nell’intervista all’editorialista . “Una serie di cose sono state impossibili da realizzare quando McConnell aveva il controllo del Senato in questi anni, e le persone lo sanno. Io sono stato in grado di far passare molti provvedimenti anche con lui. Sono riuscito a convincere i repubblicani ad aumentare le tasse sui ricchi”, ha ricordato. Il Senato potrebbe bloccare in particolare la nomina a direttrice dell’Office of Management and Budget di Neera Tanden, antica conoscenza della Casa Bianca criticata in passato per i suoi tweet al vetriolo contro i repubblicani. Per Biden, che ha fatto notare come seguendo questo criterio tutti i deputati repubblicani dovrebbero essere censurati, i social di Tanden non contano perché “she’s smart as hell” “é troppo intelligente”, ed è importante che sia lei a guidare l’ufficio che ha il compito di rivedere le riforme e il potere di cassarle. Biden è convinto che se i repubblicani non collaboreranno saranno i primi a farne le spese: alle urne, tra quattro anni.

La lotta al Covid nell’America rurale

Tanti i punti toccati dal neo eletto presidente nell’intervista. “Credo di aver fatto qualcosa di buono per il mio Paese assicurandomi che Trump non goveri per i prossimi quattro anni”, ha dichiarato, consapevole del fatto che ogni fascia della popolazione soffre per le conseguenze psicologiche ed economiche della pandemia, a cominciare dai giovani che non possono seguire le lezioni in presenza. Come i nipoti “che hanno celebrato la cerimonia di laurea a distanza”. Poi ci sono le aree rurali “dimenticate dai dem” su cui Biden ha intenzione di concentrare gran parte dei suoi sforzi politici.

“Questa volta l’America rurale non sarà lasciata indietro. Non posso accettare che i dem continuino a perdere quasi ogni comunità rurale in America. Dobbiamo capire cosa sta succedendo e parlare agli elettori che abitano in queste aree in modo più efficace. È una questione di dignità”, ha detto. L’intenzione del presidente è quella di combattere il virus in ogni angolo del Paese e per tutto il Paese, “per gli Stati blu e per quelli rossi”, e quindi anche per le aree più remote dove ha vinto Trump. Per sanare la crisi dell’America rurale è necessario per Biden ripristinare l’Obamacare e far rientrare i cittadini idonei nello schema di sostengo alle spese sanitarie Medicaid, nonché stanziare risorse per riaprire gli ospedali chiusi “da cui dipende il lavoro di molte persone in quelle aree”.

La politica estera: Cina e Iran

Due le questioni urgenti di politica estera che Biden dovrà affrontare e di cui ha parlato nell’intervista al New York Times: l’accordo sul nucleare con l’Iran e i rapporti con la Cina. Sul primo, il presidente ha annunciato l’intenzione di rimanere fedele a quanto scritto in un editoriale per la CNN il 13 settembre in cui annunciava, da candidato, che se l’Iran fosse tornato a rispettare rigorosamente l’accordo nucleare, gli Stati Uniti si sarebbero uniti all’accordo come punto di partenza per i negoziati successivi”. Ma ha anche riconosciuto che dopo i recenti sviluppi “sarà difficile”.

Per quanto riguarda Pechino, invece, Biden non prevede un immediato cambio di rotta rispetto alle scelte di Trump, soprattutto per quanto riguarda i dazi imposti dal suo predecessore su circa la metà delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti, che per il momento resteranno. “Non ho intenzione di fare mosse immediate e lo stesso vale per le tariffe”, ha detto Biden. “Non comprometterò le mie opzioni”, ha aggiunto. La priorità per il momento sarà rivedere l’accordo esistente con la Cina consultando gli alleati tradizionali in Asia ed Europa, “in modo da poter sviluppare una strategia coerente”.

“La migliore strategia per la Cina – ha spiegato Biden – è quella che mette tutti i nostri alleati sulla stessa lunghezza d’onda. Sarà una delle priorità nelle prime settimane di presidenza cercare di riportarci sulla stessa linea con i nostri alleati”, ha assicurato. Insistendo sull’importanza di ripristinare prima l’economia domestica per poter contare su una maggiore “leva finanziaria” con il dragone di cui al momento gli Stati Uniti non dispongono.

America first

Per farlo sarà necessario investire nel settore della ricerca, dell’energia, delle biotecnologie e dell’intelligenza artificiale: “aree mature per investimenti governativi su larga scala”.  “Non ho intenzione di stringere nessun nuovo accordo commerciale con nessuno – ha detto Biden – fino a quando non avremo fatto importanti investimenti qui, nei nostri lavoratori e nell’istruzione”. “Voglio assicurarmi che combatteremo con tutte le nostre forze per investire prima in America”, ha concluso.

Leggi anche: 1. Le donne sono l’arma di Biden per governare l’America divisa 2. La nuova squadra di Joe Biden: tutti gli uomini (e le donne) del presidente vengono da Clinton e Obama 3. Cosa cambia con la vittoria di Biden e perché la battaglia legale di Trump non porterà a nulla 4. Alexandria Ocasio Cortez: “Sono stati due anni di stress. Per il mio partito ero il nemico. Se continua così non resterò in politica”

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