Intersos a TPI “Non lasciamo solo l’Afghanistan, uno dei Paesi al mondo in cui è più rischioso partorire”
L’Afghanistan è uno dei Paesi al mondo in cui è più rischioso partorire. Il tasso di mortalità materna nel Paese è di 638 morti su 100 mila parti, un dato altissimo – che si avvicina solo a quelli di Yemen e Nigeria – e che potrebbe aumentare fino a 963 morti per 100mila nascite entro il 2025. L’alta mortalità di parto e infantile è uno degli aspetti drammatici e preoccupanti della crisi umanitaria senza precedenti che sta colpendo il paese, il cui sistema sanitario è sull’orlo del collasso.
Per la popolazione afghana è difficile se non quasi impossibile fare affidamento su un sistema sanitario oramai inefficace, e più fragile da quando i finanziamenti della comunità interazionale sono stati tagliati a seguito della presa del potere dei talebani. Moltissime cliniche e ospedali distrettuali non sono infatti più pienamente funzionanti o attrezzati adeguatamente. In più, le restrizioni alla possibilità di muoversi e la mancanza di risorse economica aumenta l’isolamento delle donne incinte, private di visite periodiche e costrette al parto in casa, come avviene regolarmente nelle aree rurali. Sono circa 24mila le donne che partoriscono ogni mese in aree difficili da raggiungere.
La situazione in Afghanistan si aggrava ogni giorno di più e rischia di trasformarsi in una vera e propria catastrofe umanitaria: nel paese, si stima che 28,4 milioni di persone necessiteranno di assistenza umanitaria nel 2023, un numero in crescita di più del 15 per cento rispetto al 2022.
A lanciare l’appello a non abbandonare la popolazione afghana è INTERSOS , l’organizzazione umanitaria che opera nel Paese da più di venti anni e che attualmente fornisce nelle province di Kandahar, Kabul e Zabul farmaci e materiale sanitario al fine di ridurre la mortalità durante il parto e poter intervenire con medicine salvavita in casi di complicazioni e di malnutrizione acuta delle madri e dei neonati.
“La situazione umanitaria in Afghanistan non è mai stata così grave, con milioni di persone bisognose di aiuti umanitari urgenti, tra cui milioni di donne e ragazze che dipendono quasi esclusivamente dagli aiuti forniti dalle ONG, soprattutto nelle aree rurali” dichiara il direttore generale di INTERSOS Konstantinos Moschochoritis, che sottolinea il contributo essenziale delle donne afgane per garantire l’accesso ai servizi di assistenza umanitaria per milioni di donne e ragazze che altrimenti ne sarebbero escluse.
Dopo uno stop momentaneo – a seguito dell’annuncio da parte delle autorità talebane di vietare in lavoro delle donne nelle ONG – è infatti ripreso il ruolo delle donne nell’azione umanitaria. In un paese che dal punto di vista sanitario vive una crisi “cronica” – poiché mancano le strutture e il personale sanitario – ricercare “soluzioni pragmatiche e interloquire sia a livello centrale che locale per cercare di ottenere il permesso ad includere le donne in tutte le nostre attività, in linea con i principi umanitari” è fondamentale – continua Moschochoritis
Sono 340 le donne afgane che lavorano per INTERSOS, alle quali, assicura Moschochoritis “l’organizzazione garantisce pieno sostegno”.
Intersos ha lanciato la campagna “Un parto sicuro” per diminuire l’alta mortalità di parto e infantile in aree di conflitto.