Come la Russia di Putin è in grado di influenzare la politica in Europa
Campagne di disinformazione e finanziamenti ai partiti, così il Cremlino diventa il "cavallo di Troia" d'Europa. L'intervista di TPI alla ricercatrice Alina Polyakova
In Europa si aggira una minaccia e ha il volto di Vladimir Putin. Non ne dubitano Alina Polyakova, Marlene Laruelle, Stefan Meister e Neil Barnett, i ricercatori autori del report The Kremlin’s Trojan Horses, pubblicato dal think tank statunitense Atlantic Council.
“Da dieci anni il Cremlino sta influenzando il dibattito pubblico europeo e adesso i temi che gli sono cari sono diventati mainstream”, spiega a TPI Alina Polyakova, esperta di movimenti e partiti di estrema destra in Europa ed editorialista dei quotidiani The New York Times e Wall Street Journal. Dopo il caso del presunto hackeraggio delle elezioni statunitensi Mosca allargherà la sua azione all’Europa.
Con una distinzione: “Nei Paesi dell’est la Russia arriva all’azione militare, come ha già fatto in Georgia e in Crimea. In Europa occidentale ha altri strumenti, i suoi cavalli di Troia appunto”, spiega Polyakova.
Il sospetto della ricercatrice è confermato dalla denuncia della autorità tedesche, che martedì 10 gennaio 2017 hanno reso noto che in Germania si sta assistendo a una diffusione di notizie false senza precedenti. Secondo i funzionari del governo tedesco, la Russia starebbe utilizzando “enormi risorse finanziarie” e strumenti di propaganda per influenzare le elezioni del paese che si terranno nell’autunno 2017.
Nel report si parla di azioni diversificate del governo russo per manipolare la politica e l’opinione pubblica in Europa occidentale. Quali sono e quando è iniziata la campagna?
L’attività russa fuori i confini è cominciata con il ritorno di Putin alla presidenza, nel 2012. E Putin è un opportunista, nel senso che se vede la possibilità di girare a suo favore una situazione non se la fa scappare. Così negli ultimi anni il Cremlino ha creato un network per destabilizzare l’Europa, che agisce sui media con campagne di disinformazione, sulla finanza con influencer e uomini d’affari e sulla politica con finanziamenti diretti a partiti e movimenti.
Qualche esempio di media usati a questo scopo?
Il primo è stato il canale satellitare Russia Today, che dal 2005 diffonde la voce del Cremlino in tutto il mondo. Non è solo una tivù di Stato, è uno strumento informativo che mescola notizie e bugie presentate come verità, fa confusione sui fatti e mistifica i valori europei, come si è visto con l’emergenza immigrazione, quando i profughi che arrivavano in Europa venivano spesso dipinti come simpatizzanti dell’Isis.
In Italia si parla di Sputnik, un sito russo che ha redazioni in molti Paesi…
Sì, oltre al canale satellitare il Cremlino finanzia tivù e media locali. Non sappiamo quanti soldi investa in questo tipo di attività, ma sicuramente i governi occidentali dovrebbero bilanciare queste interferenze andando a investire sul giornalismo, favorendo la crescita di strumenti di informazione indipendenti e di associazioni dal basso che possano fare fact-checking e contrastare la propaganda dei canali filo-russi.
Quali sono i temi più cari alla Russia?
Sicuramente il governo russo porta avanti una campagna contro la Nato. Un altro obiettivo è indebolire l’Unione europea. Poi c’è tutta la partita economica contro le sanzioni alla Russia e per una politica energetica profittevole per la Russia. Senza dimenticare che a Putin interessa legittimare l’annessione della Crimea e il suo interventismo in Siria. L’Europa è piena di politici che si dicono favorevoli alla politica estera di Putin.
Perché la propaganda russa è diventata così forte proprio in questo momento?
Credo che la ragione dell’ascesa di questi partiti e movimenti sia dovuta alla crisi economica, alla crescita dell’immigrazione e alle situazioni interne dei paesi europei, in crisi di ideologie e valori. Putin non ha un’ideologia da proporre e non gli interessa averla. Semplicemente vede quale leader potrebbe aiutarlo a contrastare gli Usa, a stringere accordi economici favorevoli con il governo russo o gli oligarchi, e tenta di favorirlo. Putin ha bisogno del nemico esterno per legittimare il suo potere interno, visto che la Russia ha un’economia debole e stagnante. Infatti non credo che sappia come relazionarsi con una presidenza americana ‘amica’ come quella di Donald Trump che comunque ha voluto.
Nel 2017 si voterà in Germania e Francia. Dobbiamo temere manipolazioni russe come quelle di cui Mosca è accusata dagli Stati Uniti?
Gli europei hanno le difese contro questo tipo di interferenze, però devono avere il coraggio di usarle e di costruire network sociali e politici che non si lascino influenzare. Il caso della Francia è emblematico: Marine Le Pen sembra la portavoce di Putin e il suo partito riceve finanziamenti dal Cremlino. È il primo caso in cui temi relegati al populismo sono diventati mainstream, grazie a personaggi politici di rilievo come Le Pen o il candidato dei Repubblicani François Fillon. Il pericolo è che i partiti tradizionali, diciamo i ‘centristi’, tendano ad abbandonare i propri valori per inseguire l’estrema destra o l’estrema sinistra populista sul loro terreno. Questo processo sta iniziando anche in Germania.
Stiamo comunque parlando di attività di lobbysmo legali, giusto?
Almeno finché non ci siano prove di hackeraggi o finanziamenti illeciti non si tratta di reati. Ma il punto non è questo, né se l’ascesa del populismo eroda i partiti tradizionali. Il problema evidente è che in Europa c’è una potenza straniera che interferisce nel dibattito fino a condizionare le elezioni. Abbiamo visto cosa è successo negli Stati Uniti, potrebbe succedere di nuovo in Francia e Germania.
Qual è la risposta che suggerisce?
Molte delle operazioni della Russia non sono state investigate abbastanza. Per esempio, i soldi che entrano ed escono dagli istituti bancari russi non sono abbastanza tracciati. Nel 2014 il Front National di Le Pen ha ricevuto nove milioni di euro da The First Czech Russian Bank che ha sede a Mosca. Molti uomini di affari russi portano i loro capitali nelle banche inglesi o svizzere perché non si fidano completamente del loro governo.
Ma chi controlla la provenienza e la destinazione di tutti questi soldi? Se servono a finanziare partiti o associazioni in Europa dovrebbe essere chiaro e certificato, ma non sempre lo è. Poi non credo che si possano avere risposte calate dall’alto, bensì devono essere democratiche e venire dalla società civile. Devono essere favoriti il giornalismo indipendente e le associazioni che difendono la democrazia. In alcuni casi, in Germania, Svezia e Repubblica Ceca per esempio, sta succedendo. Ma ho paura che sia troppo poco e troppo tardi.
*A cura di Andrea Milluzzi