L’Indonesia fucilerà 14 persone per crimini di droga
Il pugno di ferro del governo di Jakarta è criticato dalle associazioni umanitarie che accusano le autorità di violazioni dei diritti umani
L’Indonesia si prepara a eseguire la condanna a morte di 14 persone, dieci stranieri e quattro indonesiani, nonostante persistano dubbi sulla loro colpevolezza. I prigionieri sono accusati di crimini di droga, ma i loro avvocati e diverse associazioni sostengono che le confessioni sono state ottenute con la forza e che i condannati abbiano subito violenze e torture in carcere.
Le esecuzioni includeranno cittadini provenienti da Nigeria, Zimbabwe, Pakistan e India e si terranno nel prossimo fine settimana nella prigione di massima sicurezza di Nusa Kambangan, nell’isola di Giava, ma per evitare le proteste della comunità internazionali, le autorità indonesiane non hanno ancora comunicato il giorno preciso in cui le esecuzioni avranno luogo.
La pena di morte per questo tipo di reati è contraria al diritto internazionale. Le Nazioni Unite hanno fatto appello al governo indonesiano per sospendere l’esecuzione.
Secondo i dati di Amnesty International, sono almeno 165 le persone nel braccio della morte in Indonesia e più del 40 per cento per crimini di droga. Per il momento, non saranno giustiziati i cittadini degli Stati Uniti e britannici incarcerati con l’accusa di spaccio internazionale.
Recentemente il presidente indonesiano Joko Widodo ha dichiarato che la droga è un’emergenza nazionale e la pena di morte è l’unico modo per combattere il traffico internazionale di stupefacenti, rifiutando le accuse di violazione dei diritti umani.
Nel 2015, nonostante le pressioni internazionali, l’Indonesia aveva condannato a morte e fucilato due cittadini australiani arrestati nel 2005 all’aeroporto di Bali con oltre otto chili di eroina.