Prova a entrare in contatto con il popolo di North Sentinel: arrestato un cittadino statunitense. Survival International: “Ha messo a rischio tutti”

Il 24enne Mykhailo Viktorovych Polyakov è approdato brevemente sull'isola dell'arcipelago indiano, lasciando alcune "offerte" per gli abitanti e mettendo a rischio la vita propria e dei Sentinelesi. "I popoli incontattati non hanno difese immunitarie verso malattie per noi comuni come l'influenza o il morbillo, che potrebbero sterminarli completamente”, ricorda la direttrice generale dell'ong Caroline Pearce
Un cittadino degli Stati Uniti è stato arrestato nell’arcipelago delle Andamane e Nicobare, in India, con l’accusa di essere entrato illegalmente nell’isola di North Sentinel, dove ha provato a entrare in contatto con i Sentinelesi. Un comportamento definito “spericolato e sciocco” da Survival International, secondo cui l’uomo ha messo a rischio se stesso e tutti agli abitanti del luogo, visto che “i popoli incontattati non hanno difese immunitarie verso malattie per noi comuni come l’influenza o il morbillo, che potrebbero sterminarli completamente”.
Il 24enne Mykhailo Viktorovych Polyakov, secondo quanto riferito da fonti delle forze di sicurezza locali all’agenzia di stampa indiana Pti, è stato arrestato il 31 marzo scorso dal dipartimento per le indagini criminali della Polizia delle isole Andamane e Nicobare dopo essere entrato, senza alcuna autorizzazione, nel territorio della riserva tribale proibita dell’isola di North Sentinel.
L’uomo, secondo la ricostruzione delle autorità locali, era arrivato nel capoluogo Port Blair il 26 marzo scorso per poi avventurarsi in barca verso North Sentinel, salpando intorno all’una di notte del 29 marzo dalla spiaggia di Kurma Dera con l’esplicita intenzione di entrare in contatto con il popolo dell’isola. Polyakov infatti avrebbe portato con sé una noce di cocco e una lattina di cola come “offerte per i Sentinelesi”.
Raggiunta la costa nord-orientale dell’isola di North Sentinel alle 10 del mattino dello stesso giorno, secondo le autorità, il cittadino statunitense avrebbe dapprima usato un binocolo per esaminare la zona ma, non avendo avvistato alcun abitante, sarebbe rimasto al largo per un’ora, suonando un fischietto per attirare l’attenzione, senza però ricevere risposta. Quindi l’uomo è sbarcato brevemente per circa cinque minuti, lasciando le proprie “offerte” sulla riva, raccogliendo campioni di sabbia e registrando persino un video prima di tornare a bordo della propria imbarcazione. Quindi, hanno fatto sapere dalla polizia di Port Blair, alle 13:00 ha iniziato il viaggio di ritorno e alle 19:00 ha raggiunto la spiaggia di Kurma Dera, dove è stato avvistato dai pescatori locali.
“Stiamo ottenendo maggiori dettagli su di lui e sulla sua intenzione di visitare l’area tribale riservata”, ha spiegato all’agenzia di stampa indiana Pti il capo della polizia Hargobinder Singh Dhaliwal. “Stiamo anche cercando di scoprire quali altre località abbia visitato durante il suo soggiorno nelle isole Andamane e Nicobare e stiamo interrogando il personale dell’hotel in cui alloggiava a Port Blair”. Tra gli oggetti sequestrati a Polyakov figurano infatti un gommone e un motore fuoribordo, che aveva assemblato in un’officina locale. Secondo la polizia indiana, l’arrestato, che aveva già visitato in passato l’arcipelago, aveva “pianificato il suo viaggio meticolosamente, conducendo ricerche sulle condizioni del mare, sulle maree e sull’accessibilità della spiaggia di Kurma Dera, utilizzando un Gps per la navigazione durante tutto il viaggio”. Polyakov, inoltre, è stato trovato in possesso di una telecamera GoPro, le cui riprese mostrano il suo sbarco sull’isola di North Sentinel.
Secondo le autorità locali, non è la prima volta che il cittadino statunitense tenta di entrare in contatto con i Sentinelesi: già nell’ottobre dell’anno scorso infatti Polyakov aveva visitato Port Blair da cui aveva provato a “effettuare una ricognizione dell’isola di North Sentinel utilizzando un kayak gonfiabile ma era stato fermato dal personale dell’hotel”. A gennaio di quest’anno poi aveva tentato di procurarsi un motore per la sua barca, recandosi anche “alle isole Baratang per filmare illegalmente la tribù Jarawa”.
La popolazione dei Sentinelesi, che abitano l’isola di North Sentinel, è stata designata dalle autorità indiane come “gruppo tribale particolarmente vulnerabile”. Ostili verso gli estranei, negli anni hanno aggredito chiunque si avvicinasse o approdasse sull’isola, come il missionario statunitense John Chau, ucciso nel novembre 2018 mentre tentava di contattare la popolazione per convertirla al cristianesimo. Con il suo gesto però, come denuncia Survival International, Polyakov non ha messo a rischio soltanto la propria vita.
“È incredibile che qualcuno possa essere così spericolato e sciocco. Le azioni di questa persona mettono in pericolo non solo la sua vita, ma anche quella di tutto il popolo sentinelese. È ormai ben noto che i popoli incontattati non hanno difese immunitarie verso malattie per noi comuni come l’influenza o il morbillo, che potrebbero sterminarli completamente”, ha dichiarato la direttrice generale di Survival International, Caroline Pearce. “È una buona notizia che l’uomo protagonista di questo ultimo avvenimento sia stato arrestato, ma è profondamente inquietante che prima dell’arresto sia stato in grado di raggiungere l’isola. Le autorità indiane hanno la responsabilità legale di garantire la sicurezza dei Sentinelesi impedendo l’accesso di missionari, influencer, pescatori illegali e chiunque altro possa voler tentare di entrare in contatto con loro”.
“In tutto il mondo, i popoli incontattati stanno subendo l’invasione delle loro terre su scala scioccante”, ha concluso Pearce. “I territori di molti popoli incontattati dell’Amazzonia vengono invasi da trafficanti di legname e cercatori d’oro. Gli Shompen incontattati dell’isola di Great Nicobar, non lontano da North Sentinel, rischiano lo sterminio se l’India proseguirà con i suoi piani per trasformare la loro isola nella ‘Hong Kong dell’India’. Ciò che accomuna tutti questi casi è il rifiuto dei governi di rispettare la legge internazionale e di riconoscere, e proteggere, i territori dei popoli incontattati”.