Cosa si sono detti Trump e Modi nel loro incontro a Washington
Il vertice tra i due leader ha mostrato i rapporti di amicizia e i punti di contatto, nonostante le divergenze sull'immigrazione indiana negli Stati Uniti e sull'accordo di Parigi per il clima
Il 27 giugno i leader delle due più grandi democrazie del mondo, il primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, si sono incontrati per la prima volta alla Casa Bianca.
I due hanno discusso di commercio bilaterale, della pace in Afghanistan e delle preoccupazioni dell’India sulle incursioni di gruppi terroristici nel proprio territorio da parte del vicino Pakistan.
In conferenza stampa i leader hanno accennato a un nascente rapporto di amicizia, confermando di avere diversi punti di contatto. Entrambi guidano i maggiori partiti conservatori dei rispettivi paesi, le loro amministrazioni sono vicine ai più influenti gruppi industriali e finanziari nazionali. Entrambi, inoltre, sono stati accusati di islamofobia.
“L’amicizia tra gli Stati Uniti e l’India è basata su valori condivisi, tra cui la democrazia. Non molti lo sanno ma entrambe le nostre costituzioni iniziano con le stesse tre parole: ‘We the people’”, ha dichiarato Trump.
Nel giardino delle rose della Casa bianca, i due leader si sono abbracciati calorosamente davanti alle telecamere. “La massima priorità sia per il presidente Trump che per me è quella di proteggere la nostra società dalle sfide globali come il terrorismo”, ha detto Modi ai giornalisti. “Il nostro obiettivo è il rafforzamento dell’India e degli Stati Uniti, le due più grandi democrazie al mondo”.
“Il primo ministro Modi e io siamo leader mondiali dei social media”, ha scherzato il presidente degli Stati Uniti, riguardo gli oltre 30 milioni di follower che ciascuno dei due leader ha su Twitter. “Crediamo che sia importante dare la possibilità ai cittadini dei nostri paesi di ascoltare e parlare direttamente con i loro politici eletti”.
L’incontro ha visto protagonista le scelte di politica economica dei due paesi. Trump ha ricordato che anche l’amministrazione indiana, come quella statunitense, è impegnata in una serie di riforme fiscali che hanno come obiettivo la riduzione del livello generale della tassazione, l’attrazione di capitali esteri e l’aumento dell’occupazione nonché delle opportunità di costituire nuove imprese per i cittadini di entrambi i paesi.
“Il mio obiettivo è quello di creare un rapporto commerciale che sia giusto e reciproco tra i nostri paesi”, ha poi dichiarato il presidente statunitense riguardo i rapporti bilaterali tra i due paesi. “È importante rimuovere le barriere verso l’esportazione dei beni statunitensi nel mercato indiano e ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti nei confronti dell’India”.
Trump si è detto contento del recente ordine da parte di una compagnia aerea indiana di 100 nuovi velivoli prodotti negli Stati Uniti e ha annunciato nuovi contratti per esportare in India gas naturale americano.
L’accordo in questione è stato firmato tra la linea aerea indiana SpiceJet e il colosso aeronautico americano Boeing, che a gennaio hanno annunciato un contratto del valore di 22 miliardi di dollari.
Il presidente della compagnia aerea, Ajay Singh, presente agli incontri alla Casa bianca, ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters che secondo il dipartimento del Commercio statunitense questo accordo creerà 132 mila posti di lavoro negli Stati Uniti.
“Per rafforzare la nostra partnership economica, il primo ministro Modi ha invitato mia figlia Ivanka a guidare la delegazione statunitense al Global Entrepreneurship Summit in India che si terrà quest’autunno”, ha aggiunto Trump, confermando la pratica poco usale dell’attuale amministrazione americana di coinvolgere i membri della famiglia presidenziale in accordi economici internazionali.
Il vertice ha riguardato anche questioni legate alla difesa dei due paesi. Durante l’incontro, il Pentagono ha confermato che il Dipartimento di Stato ha approvato l’eventuale vendita all’India di un aereo da trasporto Boeing C-17 con un costo stimato di 366 milioni di dollari.
Gli Stati Uniti si sono anche detti disponibili a vendere al paese asiatico una variante navale e non armata del drone Predator, prodotto dall’azienda statunitense General Atomics Aeronautical Systems. Questo accordo, per un valore di oltre di 2 miliardi di dollari, rappresenterebbe la prima vendita di droni da parte degli Stati Uniti a un paese che non appartiene alla NATO.
“Lavoriamo per migliorare la cooperazione tra le nostre forze armate che il prossimo mese, insieme alla marina giapponese, parteciperanno alla più grande esercitazione marittima mai condotta nell’oceano Indiano”, ha annunciato il presidente degli Stati Uniti.
“Il rafforzamento delle capacità di difesa dell’India, con l’aiuto degli Stati Uniti, è qualcosa che apprezziamo veramente. Con il presidente Trump abbiamo anche parlato di rafforzare la nostra tecnologia militare e il rapporto commerciale e produttivo in materia di difesa che riteniamo essere reciprocamente vantaggioso per entrambe le nostre nazioni”, ha dichiarato Modi.
Donald Trump ha ringraziato il primo ministro indiano per il supporto offerto dal suo governo e dal suo paese agli Stati Uniti nel contrasto al terrorismo, nella ricostruzione dell’Afghanistan e dell’appoggio in tutte le sedi internazionali contro la minaccia nord coreana.
“La cooperazione strategica tra i nostri paesi ha proprio l’obiettivo di mantenere e promuovere la pace, la stabilità e la prosperità nella regione indopacifica”, ha precisato Modi.
Entrambi i leader non hanno fatto cenno alle differenze dei due paesi su temi quali gli accordi climatici di Parigi e l’immigrazione indiana, che l’amministrazione Trump vorrebbe limitare per aumentare il numero di posti di lavoro qualificati disponibili negli Stati Uniti.
Le due amministrazioni hanno tutto l’interesse a mostrarsi unite. L’India è al momento impegnata in un’azione di isolamento internazionale del Pakistan a causa del ruolo ambiguo di questo paese nei suoi rapporti con gruppi terroristici di ispirazione islamista che da anni colpiscono il suo territorio.
Il governo Modi cerca l’appoggio della comunità internazionale – in particolare degli Stati Uniti – perché condannino Islamabad e chiudano un occhio sulle violazioni dei diritti umani perpetrate da Nuova Delhi in Kashmir, regione contesa da decenni tra i due paesi asiatici.
D’altro canto, Washington, in continuità con la precedente amministrazione Obama, è in cerca di alleati nella regione dell’Asia-Pacifico in funzione anti cinese e, migliorando i propri rapporti con l’India, cerca un canale economico preferenziale per l’accesso delle aziende americane all’enorme mercato interno indiano che conta oltre un miliardo di persone.