Com’è andato l’incontro Erdogan-Trump alla Casa Bianca dopo il caos in Siria
Incontro Erdogan Trump alla Casa Bianca
Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha incontrato oggi, mercoledì 13 novembre, Donald Trump per discutere della situazione in Siria a oltre un mese di distanza dall’invasione turca contro i curdi. Prima dell’arrivo nella Sala Ovale, il presidente americano ha definito Erdogan “un buon amico”.
Poi, nel corso della conferenza Trump ha detto: “Sono un grande fan del presidente turco”. Il presidente americano ha parlato di “un incontro molto produttivo”: “Le relazioni economiche tra i nostri due Paesi hanno un potenziale straordinario”.
Oltre alla guerra in Siria al centro dell’incontro c’è stata anche la richiesta turca di estradizione di Fethullah Gulen, che da 20 anni risiede negli Usa ed è ritenuto da Erdogan colpevole del fallito golpe del 2016.
Tra le principali questioni discusse anche la risoluzione della Camera Usa che ha riconosciuto il genocidio armeno e la controversia sull’acquisto dei missili russi S-400, per cui Washington ha bloccato la vendita ad Ankara dei suoi caccia F-35. Durante la visita negli Stati Uniti, Erdogan incontrerà anche delegazioni di imprenditori e della comunità turca nel Paese.
Gli ultimi sviluppi del rapporto tra Trump e Erdogan
Le relazioni tra i due leader politici sembrano essersi distese negli ultimi giorni. “Nonostante le nebbie sulle nostre relazioni, siamo d’accordo con Trump sul lavorare insieme per risolvere i nostri problemi e sviluppare le nostre relazioni”, ha detto Erdogan in una conferenza stampa all’aeroporto Esenboga di Ankara prima di imbarcarsi per Washington.
Per migliorare i rapporti fra Stati Uniti e Turchia, Trump ha offerto al presidente turco un accordo da 100 miliardi di dollari, oltre ad alcuni strumenti per aggirare le sanzioni americane per l’acquisto di missili russi. La scorsa settimana il Washington post ha pubblicato alcuni stralci della lettera inviata da Trump a Erdogan, contenente questa proposta d’accordo.
“L’offerta era stata ritirata quando i turchi” sono entrati in Siria ma “una volta che raggiunto il coprifuoco abbiamo deciso di rintrodurre il pacchetto, inclusa la visita di Erdogan alla Casa Bianca” spiega un funzionario dell’amministrazione.
La pace silente tra i due leader era già iniziata il 23 ottobre, dopo la tregua di 150 ore decisa a Sochi da Russia e Turchia, che ha portato a una prima interruzione dell’attacco turco in Siria. Trump aveva annunciato di voler togliere le sanzioni alla Turchia introdotte il 14 ottobre.
Gli altri nodi irrisolti
Restano tuttavia alcuni punti problematici in sospeso. Il presidente Erdogan continua a sostenere che “né la Russia né l’America sono riuscite a liberare interamente dai terroristi curdi il nord della Siria. “Spiegheremo agli americani, mostrando le prove, che Ferhat Abdi Sahin il comandante delle milizie curde Ypg (meglio noto con il nome di guerra di Mazlum Kobane) è un terrorista e che è sbagliato incontrarlo”.
Ancora irrisolto anche il problema dei “foreign fighters” jihadisti americani che Erdogan ha già iniziato ad espellere. Il presunto jihadista americano Muhammad Darwis B. risulta ancora nella zona cuscinetto lunga pochi metri oltre il valico di frontiera di Pazarkule, nei pressi della provincia turca di Edirne, dove ha già trascorso la notte scorsa dormendo in un’auto. Secondo le autorità di Ankara, avrebbe rifiutato di essere rimandato negli Usa chiedendo di andare in Grecia, ma, come poi è emerso, senza il consenso di Atene.
“Il terrorista americano di Daesh rimasto bloccato nella zona cuscinetto al confine con la Grecia non è un nostro problema, le espulsioni continueranno a prescindere”, ha dichiarato ieri il presidente della Turchia. “Alcuni Paesi sono entrati nel panico dopo che abbiamo cominciato il processo di rimpatrio dei terroristi stranieri di Daesh (Isis). La Turchia si è preoccupata di questo per anni, lasciamo che ora se ne preoccupino gli altri”, ha aggiunto.