“L’impeachment contro Trump? Vi spiego perché è un rischio soprattutto per i democratici”: parla l’esperta
Impeachment contro Trump? “Vi spiego perché è un rischio soprattutto per i democratici”
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è di nuovo al centro di una vera e propria bufera mediatica e potrebbe rischiare addirittura l’impeachment. A scatenare la richiesta di indagine, avanzata dalla speaker della Camera Nancy Pelosi, sono state alcune iniziali indiscrezioni giornalistiche, poi confermate dallo stesso Trump, che raccontavano di pressioni internazionali che il presidente Usa avrebbe intentato per mettere fuori gioco Joe Biden, ex vicepresidente e probabile sfidante di Trump alle prossime presidenziali del 2020.
Nel corso di una chiamata intercorsa con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Trump ha chiesto a più riprese al suo omologo di aprire un’indagine nei confronti di Biden e del figlio Hunter promettendo in cambio centinaia di milioni di dollari in aiuti economici. Secondo alcune indiscrezioni pubblicate da giornali vicini alla destra repubblicana, Biden durante gli anni della vicepresidenza avrebbe fatto licenziare un procuratore ucraino che avrebbe potuto indagare sul figlio Hunter.
La situazione è piuttosto intricata ed esplosiva, da giorni i media di tutto il mondo non parlano d’altro. Ma che cosa rischia davvero Trump e quali sono gli scenari che si delineano per il presidente degli Stati Uniti nel prossimo futuro? Per capire meglio i risvolti della vicenda e le tappe che Trump dovrà affrontare, TPI ha contattato Maria Elisabetta de Franciscis, professoressa associata di Diritto costituzionale italiano e comparato dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Professoressa, che cos’è l’impeachment e che iter segue?
La procedura di impeachment è la messa in stato di accusa dei funzionari federali e del presidente degli Stati Uniti d’America. Può essere adottata solo dalla Camera dei rappresentanti con il voto favorevole della maggioranza dei suoi componenti e solo dopo che la Camera abbia già deliberato l’atto di messa in stato di accusa. È il Senato che, eccezionalmente presieduto dal presidente della Corte Suprema ed avendo sospeso il proprio regolamento per seguire quello del procedimento giudiziario, processa il presidente sui capi di imputazione presentatigli dalla Camera dei rappresentanti. Per condannare il presidente, rimuoverlo dalla carica ed interdirlo da ogni pubblico ufficio è necessario il voto in tal senso dei due terzi dei senatori.
La ratio è originariamente concepita per il bilanciamento tra le funzioni di governo – in questo senso i due procedimenti contro il presidente Johnson nel 1867 e 1868 – ma i due procedimenti intentati nel secolo scorso (nel 1974 contro il presidente Nixon e nel 1998 contro il presidente Clinton) dimostrano che l’impeachment si è evoluto in strumento di lotta politica da parte dell’organo legislativo sull’esercizio delle funzioni presidenziali.
Trump è accusato di aver fatto pressioni internazionali per chiedere l’avvio di un’indagine sul suo rivale Joe Biden e sul figlio Hunter. Ma questa telefonata può costituire un motivo per richiedere l’impeachment del presidente?
La Costituzione degli Stati Uniti d’America ha adottato la stessa formula in uso in Regno Unito per la definizione dei reati suscettibili di messa in stato d’accusa dei ministri del Re e che sono definiti come “tradimento, concussione o altri gravi reati”. Con l’espressione “altri gravi reati” si fa riferimento a reati commessi nell’esercizio delle funzioni per abuso o negligenza.
Il contenuto della conversazione telefonica può certamente farsi rientrare come illecita interferenza nello svolgimento delle elezioni presidenziali e forse, ma al momento sembrerebbe alquanto eccessiva, come interpretazione di tradimento, avendo il presidente chiesto aiuto ad un governo straniero. Nella telefonata poi si ravvisano velate minacce/promesse che danno adito a pensare ad una forma di ricatto.
Da sola la telefonata, a mio avviso, non reggerà “la prova da sforzo” cui verrà sottoposta nel lungo procedimento verso un impeachment. Tuttavia, se alla richiesta di interferire nel regolare svolgimento della campagna elettorale 2020 si andassero ad aggiungere i risultati dell’indagine Mueller, e da ultime le interferenze straniere sollecitate dall’allora candidato Trump nelle presidenziali 2016, la rilevanza delle accuse sarebbe di altro spessore. Infine non bisogna sottovalutare l’evidente abitudine dell’attuale presidente con l’ “eccesso di potere” ed il suo disprezzo per l’organo legislativo.
Allo stato attuale, la presidente della Camera dei rappresentanti ha “solo” chiesto – ovvero dato disposizione – alle Commissioni permanenti della Camera di avviare indagini, ciascuna per la materia di sua competenza, al fine di verificare la reale esistenza di reati presidenziali. Al termine delle indagini le Commissioni riferiranno all’Aula che dovrà valutare la sussistenza di capi di imputazione e dovrà votarli uno ad uno. Solo all’esito di quel voto si potrà ufficialmente e correttamente parlare di procedimento di messa in stato di accusa.
Nei poco più di duecento anni di vigenza della Costituzione statunitense, solo quattro procedimenti di messa in stato di accusa sono stati intentati e di questi, uno non ha ottenuto la necessaria maggioranza alla Camera dei rappresentanti, due non l’hanno ottenuta al Senato ed uno è stato interrotto poche ore prima del voto della Camera causa dimissioni del presidente. È del tutto probabile che la Camera dei rappresentanti, a maggioranza democratica, riesca a votare favorevolmente i capi di imputazione ma è altrettanto probabile che il Senato, a maggioranza repubblicana, non pronunci la condanna del presidente.
La pre-campagna elettorale per il 2020 è già avviata, mentre il procedimento di messa in stato di accusa è un procedimento volutamente lento quindi l’impeachment entra prepotentemente nel dibattito elettorale ma, se le ipotesi di reato non fossero fondate, l’avvio del procedimento potrebbe gravemente nuocere al Partito democratico – che però ha poche possibilità di vincere la Casa Bianca nel 2020.
Altro scenario possibile, è quello che vedrà i sostenitori, i rappresentanti e i senatori repubblicani interpretare l’avvio del procedimento di impeachment come una “aggressione” al presidente e ciò potrebbe ricompattare il partito stesso e portare ulteriori voti e sostegno al candidato Trump.