Ilaria Salis incontra il deputato Ciani nel carcere di Budapest: “Condizioni migliori dopo il clamore in Italia”
Ilaria Salis incontra il deputato Ciani nel carcere di Budapest: “Condizioni migliori dopo il clamore in Italia”
“Mi prospettano una pena tra 2 e 24 anni, io vorrei avere un processo equo”. Lo ha detto Ilaria Salis, visitata in carcere per la prima volta da un parlamentare italiano. Detenuta da più di un anno in Ungheria, con l’accusa di lesioni aggravate nei confronti di tre neonazisti, l’insegnante di Monza ha pregato il deputato Paolo Ciani (Pd) di “continuare ad occuparsi” del suo caso. “Lei è rimasta colpita, non si aspettava che un deputato andasse a trovarla”, ha raccontato a La Repubblica Ciani, vice capogruppo del Partito democratico. “Le ho spiegato che sono andato a trovarla in quanto parlamentare che rappresenta la nazione. Ho pensato fosse giusto dopo aver visto una ragazza non ancora processata portata in catene mani e piedi”, ha proseguito. “Mi ha chiesto che la mia non fosse una visita spot, di restare in contatto e le ho assicurato che lo farò. Ho sentito il suo come un appello all’Italia”.
Il deputato, segretario di Demos con un passato da volontario in carcere a Roma, ha riferito che le condizioni di Salis sono migliorate da quando in Italia è stato dato maggiore risalto al suo caso. “Qualche agente di custodia ha iniziato a dirmi alcune parole in inglese per farmi capire meglio”, ha raccontato Salis al parlamentare. “Sono venuti degli operai a stuccare un muro e aggiustare una finestra che non si chiudeva. Non sono più rimasta in cella da sola. Mi hanno consegnato il referto medico dell’esame per il nodulo al seno che ho fatto mesi fa, ed ha avuto un buon esito, per fortuna. E tutto questo grazie alla mediatizzazione del caso e alle pressioni finalmente fatte dall’Italia all’Ungheria”.
Dopo l’assenza di contatti con i familiari, l’isolamento, la sporcizia, ora Salis divide la sua cella nel carcere di massima sicurezza di Gyorskocsi Ucta con 7 detenute e spera negli arresti domiciliari. Secondo Ciani, Salis ha capito che ottenere in domiciliari in Ungheria è un passaggio obbligato per averli in Italia. Sul pericolo di fuga, ha commentato così: “Io sono una persona normale, avevo un compagno, insegnavo, voglio tornare a fare quella vita, non fuggire”.