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Home » Esteri

La prima donna condannata a morte in Georgia da 70 anni

Immagine di copertina

Kelly Gissendaner è stata uccisa attraverso un'iniezione letale, accusata di essere stata la mandante dell'omicidio del marito

Le condanne a morte negli Stati Uniti erano state sospese nel 1972 perché la Corte Suprema aveva stabilito che le sentenze, spesso viziate da razzismo o altre forme di discriminazione, venivano emesse in maniera imprevedibile e arbitraria, sembrando casuali.

Contro ogni previsione, appena quattro anno più tardi, l’incostituzionalità della pena di morte viene revocata perché la Corte suprema ritiene di poter superare i problemi precedenti con leggi più chiare, in modo da ridurre l’elemento di casualità.

Da quel momento in poi, nello stato della Georgia, più nessuna donna era stata condannata a morte. Fino a oggi.

Passata la mezzanotte del 29 settembre ora locale, a Kelly Gissendaner, accusata di aver pianificato l’omicidio del marito Douglas e di aver fatto commettere il crimine al suo amante Gregory Owen nel 1996, è stata somministrata l’iniezione letale.

Il caso è controverso e sono diversi i giuristi che ritengono che la pena inflitta sia sproporzionata al crimine commesso, visto che la Gissendaner, pur essendo coinvolta in un omicidio, non ha compiuto con le proprie mani il delitto.

L’accusa ha, per esempio, citato il giudizio dell’ex capo di giustizia della Corte suprema Norman Fletcher, che dopo aver ricordato che mai nessuno nella storia della Georgia era stato condannato a morte per esser stato riconosciuto il mandante di un delitto, sottolineava come l’amante della donna, paradossalmente, sarebbe uscito di prigione nel 2022 in libertà condizionata.

L’esecuzione della Gissendaner è la quindicesima di una donna, negli Stati Uniti dal 1976 e la 1.415esima complessiva, ma è soltanto il quinto caso, in Georgia, in cui una donna viene condannata alla pena capitale. L’ultimo caso era avvenuto nel 1945.

Davanti alla prigione della Jackson County, dove è stata eseguita la pena, si sono radunati gruppi di manifestanti che chiedevano di revisionare la sentenza, ma non sono stati gli unici a intervenire in favore della donna.

A intercedere per lei era intervenuto addirittura il Papa, che dopo il discorso davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite contro la pena di morte del 25 settembre, il 29 aveva fatto inviare dal suo nunzio apostolico Carlo Maria Viganò una lettera alla commissione di revisione per chiedere che la sentenza venisse commutata in un ergastolo.

Anche due tra i tre figli della Gissendaner si sono rivolti alla giustizia della Georgia tramite un video in cui spiegavano che in questi 18 anni erano riusciti a perdonare la madre e pregavano perché le venisse risparmiata la vita.

L’esecuzione era già stata rimandata due volte: il 25 febbraio del 2015, quando era stata rinviata per maltempo, e il 2 marzo, quando venne nuovamente posticipata perché le fiale letali contenevano parti estranee.

Nella notte del 30 settembre, l’esecuzione era prevista per le 19 ora locale, ma è stata ritardata perché i legali della donna hanno presentato tre appelli in extremis, respinti dalla Corte suprema.

Secondo una ricerca condotta dal Death Penalty Information Center – il Centro di ricerca sulla pena di morte -, nel 2014 quasi tutte le 57 donne condannate all’esecuzione capitale negli Stati Uniti avevano come movente il delitto d’amore o di passione.

Texas, Oklahoma e Arizona detengono il primato tra gli stati americani con più condanne a morte femminili. In Arizona, per esempio, nel 2014 furono cinque le donne a perdere la vita per decisione della Corte suprema.

Nel 2013, la percentuale femminile di condannate a morte in America rappresentava solo il 2 per cento del totale, con 63 casi su 3.125.

Nelle prossime settimane, sono cinque le condanne a morte che verranno eseguite negli Stati Uniti e si tratta unicamente di uomini.

Il 6 ottobre verrà tolta la vita a Juan Garcia che nel 2000 aveva ucciso un uomo in un parcheggio per poi rubargli otto dollari. Garzia è stato riconosciuto incapace di intendere e di volere, ma la Corte suprema non ha modificato la sentenza.

Lo stesso giorno, in Missouri, anche Kimber Edwards verrà sottoposto all’iniezione letale perché riconosciuto come mandante dell’uccisione dell’ex moglie.

L’esecuzione di Richard Glossip, accusato di aver ucciso nel 1997 il proprietario di un motel, avverrà mercoledì 7 ottobre, insieme a quella di Benjamin Cole, dichiarato schizofrenico, che è accusato di aver ucciso la figlia di nove mesi rompendole la spina dorsale.

Giovedì 8, sarà la volta di Alfredo Prieto, originario del Salvador e con una fedina penale decisamente lunga alle spalle. L’uomo sarebbe colpevole di avere ucciso nove persone tra California e Virginia dal 1988 al 1990. Nel 1992, invece, avrebbe stuprato e ucciso una quindicenne, e avrebbe tolto la vita a tre ventenni. Su Prieto è stata riscontrata una disabilità mentale, ma questo non sembra bloccare lo stato della Virginia dal decidere di condannarlo a morte.

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