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Il predicatore pop di Allah

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Creazionismo, vestiti di marca e silicone. La vita incredibile di Adnan Oktar

Ciò che vedete nelle foto e nei video che seguono è un programma religioso turco. Il conduttore si chiama Adnan Oktar ed è uno dei creazionisti più famosi del mondo, almeno questo è ciò che sostiene.

Cita centinaia di libri, pubblicati con lo pseudonimo “Harun Yahya”, che si trovano nelle librerie islamiche di tutto il mondo. E ricorda che migliaia di turchi seguono il suo programma televisivo, dove alle discussioni religiose si alternano momenti comici più o meno preparati.

 

 

Sono più di trent’anni che Adnan Oktar cerca di convincere il mondo a rifiutare la pericolosa teoria darwiniana, che ritiene sia alla base del nazismo e degli altri totalitarismi. Durante questi anni è stato prima arrestato per ragioni politiche e poi processato (e assolto) con l’accusa di avere fatto uso di cocaina. Il popolare divulgatore ritiene però che dietro a queste vicende ci siano alcuni nemici potenti che vogliono ostacolare la diffusione del suo messaggio rivoluzionario, anche mettendo della droga nel suo kebab per farlo condannare.

Secondo Adnan Oktar e diversi altri predicatori islamici, esistono alcuni passaggi del Corano che sono incompatibili con la teoria dell’evoluzionismo e altri che contengono delle nozioni scientifiche moderne, come lo sviluppo dell’embrione umano e il Big Bang. Alcuni musulmani ritengono che questi versetti possano essere compresi soltanto grazie alla tecnologia e alla scienza contemporanea e perciò siano chiaramente di origine divina.

Nei secoli precedenti queste argomentazioni erano quasi del tutto assenti, ma nel 1976 Maurice Bucaille, un medico francese presumibilmente convertito all’Islam, pubblica un volume sui rapporti tra Corano e scienza. Questo libro viene spesso citato dai musulmani che cercano di far cambiare religione ai propri interlocutori, anche perché il fatto che un europeo ammetta la superiorità scientifica dell’Islam è motivo di orgoglio.

Bisogna infatti sottolineare che molti musulmani hanno sviluppato un senso di inferiorità tecnologica nei confronti dei Paesi avanzati, visto che molti prodotti complessi vengono importati dall’estero e le loro università faticano a competere a livello internazionale. Come spiegava l’islamista egiziano Fahmi Huwaidi nel 2003, Israele ha un numero di pubblicazioni scientifiche in rapporto alla popolazione che è superiore di settanta volte rispetto alla media dei Paesi arabi, mentre la Turchia è soltanto 20esima nella classifica mondiale sulla produttività scientifica del 2012.

 

 

In questo contesto non bisogna stupirsi che un personaggio come Adnan Oktar abbia avuto successo in diversi Paesi a maggioranza islamica. Questo tipo di interpretazione permette ai musulmani di non sentirsi inferiori rispetto al resto del mondo dal punto di visto scientifico e consente loro di interpretare il progresso tecnologico mondiale come una faticosa ricerca di ciò che è già presente da 1.400 anni nel Corano. Questo atteggiamento è molto diffuso nel ceto popolare islamico e diversi predicatori individuano nozioni scientifiche e consigli di vita nei detti del Profeta e nel libro sacro, incluse alcune indicazioni sugli strumenti da utilizzare per l’igiene orale.

Per comprendere il successo di Harun Yahya bisogna perciò partire dal desiderio di diversi musulmani di partecipare al dibattito contemporaneo e di non presentare il creazionismo islamico soltanto come la teoria di chi rifiuta il progresso. “Adnan Oktar si presenta come l’alfiere di un Islam moderno e moderato, nel quale parlare di amicizia con l’ebraismo non è un tabù”, spiega Stefano Bigliardi, già ricercatore presso il centro di Studi Mediorientali dell’università di Lund (CMES) e ora insegnante di filosofia a Città del Messico, “questa interpretazione religiosa attira anche diversi giovani delle classi ricche di Istanbul, di solito più legate a una tradizione laica”.

Come Bigliardi spiega nel libro “Islam and the Quest of Modern Science”, Adnan Oktar spesso invita i rappresentanti di diverse confessioni nel suo programma televisivo. Inoltre sostiene di aver persuaso l’ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad a non usare la bomba atomica contro Israele. I suoi libri sono scritti in un linguaggio pseudo-scientifico e i testi sono spesso corredati con dati e illustrazioni di fossili animali. L’obiettivo è di dare l’impressione che le sue idee abbiano la stessa dignità scientifica di una ricerca universitaria. La rete è il mezzo più utilizzato per diffondere le sue idee al grande pubblico, che può scaricare gratuitamente tutti i suoi libri.

“Bisogna analizzarlo come un fenomeno di marketing”, spiega Bigliardi. “È stato bravo a generare una paura e poi a presentarsi come la persona in grado di risolverla”. La sua opposizione al darwinismo non è perciò scientifica ma antropologica. Secondo Adnan Oktar questa teoria porta alla sopraffazione del più forte sul più debole e perciò è alla base della guerra e delle disuguaglianze sociali. La vittoria sul darwinismo non può perciò essere soltanto scientifica, ma deve anche essere politica.

 

 

Adnan Oktar scrive spesso frasi di incoraggiamento per Erdoğan sulle sue pagine Twitter e Facebook. Questo sostegno si spiega anche con l’accusa di alcuni esponenti del partito del Presidente turco, l’AKP, nei confronti dell’evoluzionismo, definito dall’ex ministro dell’Istruzione “un’arma dei materialisti e degli infedeli”. È un’interpretazione simile a quella del popolare predicatore che, come spiega la studiosa Anne Ross Solberg nel suo ‘il Mahdi veste Armani’, nel 1987 aveva accusato i sionisti di “usare la massoneria per erodere i valori religiosi in Turchia”, anche diffondendo il darwinismo.

Adnan Oktar sostiene di avere persuaso milioni di turchi ed europei ad abbandonare l’evoluzionismo e ora vorrebbe anche convincere qualche professore universitario. Otto anni fa ha inviato una copia del suo libro “L’Atlante della creazione” a centinaia di istituzioni scientifiche, senza però grandi risultati. Tra le persone che hanno ricevuto il volume c’è anche lo scienziato americano Richard Dawkins che ha criticato il libro di Harun Yahya, ricevendo in cambio un blocco degli accessi al suo sito in Turchia.

Non è bastata l’ostilità del mondo scientifico internazionale a scalfire la popolarità di Adnan Oktar, che continua a essere conosciuto e apprezzato. Questo si spiega anche con la totale crisi di autorità religiosa nel mondo islamico, dove per molte persone il numero di “like” su Facebook conta ormai più di un dottorato all’università di Al Azhar (Cairo, Egitto). Alcuni predicatori preferiscono perciò i social network alle biblioteche e cercano di essere originali e provocatori nei loro interventi, avendo come principale obiettivo quello di aumentare il numero di visualizzazioni del loro canale Youtube e tentare delle improbabili conversioni telematiche.

 

 

Non bisogna dimenticare che il dibattito scientifico è ormai strettamente legato alla politica, come è evidente anche in Italia quando si parla di sperimentazione animale e omosessualità. Adnan Oktar è stato tra i primi nel mondo musulmano a comprendere questa novità e a capire che il pubblico su internet non premia chi fornisce prove scientifiche e argomentazioni inattaccabili, ma chi offre argomentazioni convincenti per i sostenitori di una ideologia. In questo senso Harun Yahya rappresenta il prototipo perfetto del predicatore moderno, che ha imparato a utilizzare un discorso pseudo-scientifico come uno strumento per diffondere il suo messaggio politico.

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