Il paradiso dei disabili
A Herat si gioca a basket, si dipinge e s'insegna l'artigianato a chi ha perso l'uso delle mani o delle gambe
L’Afghanistan è un paese in cui la tua vita può cambiare in un secondo. In un primo momento ti senti nel pieno delle forze, capace di fare qualunque cosa. Poco dopo, sei su una sedia a rotelle perché un ordigno esplode e ti priva per sempre dell’uso delle mani o delle gambe.
È successo a tanti, civili e militari. È successo anche a lui, Abdol Ali Barakzai, psicologo di 43 anni che ha lavorato per 25 in una struttura per disabili in Iran. La sua casa di accoglienza ospitava circa 1500 persone. Forse è stata la sua stessa professione di psicologo a consentirgli di farsi forza quando ha dovuto dire addio alla sua indipendenza e affidarsi alle cure di altri.
Forse, invece, è stata l’arte che lo ha salvato dalla depressione. Abdol dipinge infatti meravigliosi quadri tenendo il pennello nella bocca. Ha deciso di regalare anche ad altri la possibilità di creare il bello, grazie ad un progetto che gli è stato finanziato dal Ministero della Difesa italiano, attraverso il Provincial Reconstruction Team (Prt) che opera a Herat.
Con fondi italiani è stata realizzata una struttura, costata circa 100mila euro e costruita poco fuori Herat, nella quale Barakzai può dare ospitalità ai tanti afghani che hanno dovuto cambiare vita a causa dell’esplosione di un ordigno. Tra questi ci sono anche dei bambini. Per assisterli, Abdol si fa aiutare da una donna speciale, che è diventata la madre di tutti loro. È sua moglie. Si chiama Sana Mohseni e ha 24 anni.
Dodici anni fa Sana era venuta a sapere che esisteva l’associazione fondata da un coraggioso uomo, capace di dipingere con la bocca opere colorate e piene di speranza. “Forse me ne ero innamorata già a distanza”, confida. Così, dopo aver condiviso gli obiettivi di accoglienza di Abdol e aver cominciato a lavorare con lui, Sana lo ha sposato nel 2008.
L’idea dei due coniugi è ora offrire ai loro ospiti la possibilità di guadagnare un’indipendenza economica, realizzando oggetti di artigianato. “Ora che il Prt ci ha dato una casa, voglio replicare il progetto che avevo gestito in Iran. Desidero che questo luogo diventi il paradiso dei disabili”, dice il signor Barakzai. L’espressione non è casuale, perché proprio lui, che oltre a saper dipingere scrive libri, aveva dato alle stampe “Il paradiso dei disabili”, lavoro nel quale raccontava la sua esperienza iraniana.
Nella struttura realizzata dalla Difesa italiana c’è spazio anche per praticare attività sportive. “In tanti casi lo sport salva dalla demoralizzazione, così abbiamo allestito un campetto di basket nel quale può giocare chi è in sedia a rotelle”, spiega ancora Abdol, che con orgoglio sottolinea: “La squadra dei miei ragazzi, al torneo di Herat dedicato ai disabili, è arrivata seconda”.
Il funzionamento della struttura costerà all’associazione oltre 5mila euro al mese. I fondi dovranno essere reperiti grazie alla generosità di donatori, perlomeno finché l’attività artistica dei ragazzi non conquisterà una buona fetta di mercato.