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Il gangster di Hong Kong

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Lo chiamano Koi 'dente rotto'. È il leader di una triade criminale cinese ed è appena uscito di galera. Ma per le autorità non sembra un problema

Il gangster di Hong Kong

Macao, 1997. Una lettera anonima giunge nelle redazioni dei giornali locali: “Attenzione: da oggi in poi è vietato parlare di Koi ‘dente rotto’ a mezzo stampa, altrimenti i proiettili non avranno occhi, e coltelli e proiettili non avranno pietà”. Dopo 15 anni, Koi ‘dente rotto’ con il suo ghigno fiero e i denti incapsulati lucidati a nuovo è ancora sulle prime pagine dei giornali: lo scorso primo dicembre è uscito dal carcere, allarmando la polizia di Macao. Il regime di sicurezza è stato rinforzato, cinque suoi luogotenenti e il suo braccio destro sono stati arrestati, perché tutto lascia presagire un imminente rientro in scena nel teatro della criminalità organizzata.

Classe 1955, la morte negli occhi e decine di cicatrici di battaglia scavate sulle braccia, Wan Koi-Kok, noto come Koi ‘dente rotto’, è il più famoso gangster di Hong Kong e Macao. Per la numerologia cinese è un 489, il capo dragone (Dragon Head) della seconda triade criminale più grande al mondo: la società segreta 14K.

Vanitoso e ozioso come pochi, è il guru del crimine e del lusso pacchiano. Ama attorniarsi di belle donne, guidare auto sportive, indossare gioielli vistosi e abiti griffati, preferibilmente gessati scuri e abbinati a scarpe bianco latte. Si racconta che ‘dente rotto’ stesse guardando il film Casino, ispirato alla sua storia, quando nel 1998 la polizia entrò nel suo covo per arrestarlo con l’accusa di usura, gioco d’azzardo illegale, associazione a delinquere e tentato omicidio del capo della polizia Antonio Marques Baptista.

Ora che gira a piede libero per i viottoli di Macao, i suoi confratelli della triade 14K sperano in una restaurazione del potere della società segreta e nella riconquista delle sue vecchie basi di influenza. D’altra parte, il termine ‘triade’ tenta di descrivere l’universo di senso celato nel carattere cinese hóng, racchiuso in un triangolo mistico a significare l’unione tra cielo, uomo e terra. Un marchio di appartenenza alle società segrete, fondate tra immaginario mitico e contingenza del reale quando i contadini formarono i primi gruppi di autodifesa contro i soprusi dei signori locali, poi rifiorite in funzione antimancese intorno alla metà del XVII secolo.

La società 14K è specializzata nel gioco d’azzardo illegale, nelle pratiche estorsive, nel riciclaggio di denaro sporco e nella contraffazione. Controlla i traffici di droga, di armi, di persone (dalla schiavitù alla prostituzione) che si dipanano dalla Cina e dal Sud-Est Asiatico per tutto il mondo. Con oltre 20 mila membri affiliati a decine di diversi sottogruppi con potere autonomo e decentrato, l’organizzazione della triade con base a Hong Kong è ramificata capillarmente e radicata nel territorio. La sua struttura è improntata allo stile gerarchico militare e al rigoroso codice di etica confuciana: obbedire all’anziano e al fratello più grande è un imperativo categorico.

Il rito di affiliazione alla società, con il sangue del novizio versato dentro un calice come pegno di fedeltà, suggella un patto inalienabile di ‘fratellanza giurata’ e sancisce l’ingresso dell’adepto, che da ‘lanterna blu’ diviene un ‘soldato’, nella nuova famiglia comunitaria parastatale. Le cerimonie di iniziazione, cariche di simbolismi e suggestioni mistiche, possono durare anche sei giorni, tra danze tribali a piedi nudi, incisioni sulla pelle, polli sgozzati, preghiere taoiste e la recita di giuramenti vecchi 200 anni: “Dopo essere entrato nella Famiglia Hóng devo trattare i genitori e i parenti dei miei fratelli giurati come fossero i miei parenti. Che io venga colpito da cinque fulmini se non mantengo questo giuramento”. Ogni singolo gesto dell’affiliato è lo specchio di un rigoroso codice interno di condotta e perfino il modo in cui si offre una sigaretta è disciplinato dalla gang.

Riconoscere gli adepti non è però così semplice, l’appartenenza al gruppo non è più ostentata come un tempo. Nel corso degli anni, i gruppi criminali hanno cercato di coprire gli affari malavitosi sofisticando la strategia d’azione, così che oggi le attività delle terze generazioni delle triadi sono confluite nei canali legali, colluse con i sistemi di potere formali ‘intoccabili’. Questi cattivi ragazzi hanno ricevuto una formazione come professionisti e tecnocrati, sono commercialisti, avvocati e imprenditori, e solo dietro la facciata immacolata delle loro attività legali sviluppano i progetti criminali.

Le Dragon Heads delle triadi hanno giocato un ruolo cruciale nel periodo delle trattative per il passaggio formale di Macao e Hong Kong alla Cina. Hanno supportato la transizione pacifica e hanno fatto da volano per il ‘cowboy capitalism’ nel Paese, mentre Pechino ha chiuso un occhio sui loro traffici illeciti. Il legislatore Au Kam-san ha ammonito che il governo cinese vuole la stabilità a Macao e “si possono annullare tutte le garanzie, se questi ragazzi non si comportano bene”. Qualcuno ricorda ancora Deng Xiaoping apostrofare le triadi come ‘gruppi patriottici’ e sottolineare che tra di loro “ci sono molti bravi ragazzi”. Nella Macao di ‘dente rotto’ tutto è cambiato perchè nulla cambiasse.

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