Il Consiglio di sicurezza dell’Onu approva la prima risoluzione su giovani, pace e sicurezza
Diego Cimino, rappresentante di UNOY Peacebuilders presso le Nazioni Unite, racconta per TPI il processo che ha portato a quest'importante iniziativa
Il 9 dicembre 2015 il
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità la
Risoluzione 2250 con oggetto il ruolo dei giovani nel mantenimento e nella
costruzione della pace e della sicurezza.
La risoluzione è stata accolta con
grande soddisfazione dalla comunità internazionale ed è stata definita come
“storica” dagli organi e dalle agenzie del Sistema ONU, tra cui lo stesso
Segretario Generale Ban Ki-Moon, il suo inviato speciale per i Giovani Ahmad
Alhendawi e diversi direttori esecutivi e generali delle principali agenzie
specializzate (UNDP, UNESCO, UNFPA, UNICEF, UNHABITAT, UNWOMEN).
Per la prima volta, infatti,
l’organo più rilevante in materia di pace e sicurezza delle Nazioni Unite ha
affrontato la tematica del ruolo dei giovani, dopo aver in precedenza adottato
simili risoluzioni in materia di bambini e donne, ma la risoluzione 2250
presenta delle peculiarità assolutamente uniche ed un potenziale tutto da
sviluppare.
Grazie a tale documento, gli stati membri riconoscono per la prima volta ufficialmente il ruolo positivo e
propulsivo dei giovani per la costruzione ed il mantenimento della pace e per
la prevenzione ed il contrasto all’estremismo violento, ponendo inizio al
cambio di una narrativa che ha visto spesso i giovani come soggetti deboli,
vittime o perpetratori stessi di violenza e dunque una minaccia alla pace, più
che una risorsa.
La Risoluzione definisce
“giovani” tutti i soggetti tra i 18 e i 29 anni e si compone di 5 parti (Partecipazione,
Protezione, Prevenzione, Partnership, Disimpegno e reintegrazione) più un titolo
finale sui prossimi passaggi da intraprendere.
In generale viene invocata la
protezione di tutti i soggetti, inclusi i giovani, secondo le norme e i
trattati internazionali prima, durante e dopo i conflitti; viene sollecitata
l’implemento di piani di valorizzazione dei giovani nelle società e nelle
comunità al fine di evitare l’emarginazione e, in particolare, vengono
richiamati gli Stati ad includere la partecipazione dei giovani nei processi di
peace-building e decision-making locali, nazionali ed internazionali, dedicando
loro apposite risorse.
Viene, infine, richiesto lo sviluppo di uno studio, da
realizzarsi quest’anno, sull’apporto dei giovani nei processi di pace e nella
risoluzione dei conflitti invitando gli organismi e le agenzie internazionali
ad un coordinamento generale. Al segretario generale viene richiesto di realizzare periodici rapporti
indirizzati al Consiglio di sicurezza sullo stato dell’implementazione di
queste misure e della risoluzione tutta.
L’iniziativa politica per la
risoluzione è stata intrapresa dal Regno di Giordania, membro non permanente
del Consiglio uscente. Lo scorso aprile, durante il periodo di presidenza del
Consiglio, la rappresentante permanente della Giordania, l’ambasciatrice Dina Kawar,
convocò il primo incontro ministeriale del Consiglio sul tema, per poi annunciare, di concerto con diversi
uffici e agenzie ONU, il primo Forum Mondiale su giovani, pace e sicurezza, ospitato ad
Amman lo scorso agosto.
In quell’occasione, un’assemblea composta da centinaia
di giovani leader impegnati in attività di peace-building provenienti da tutto
il mondo aveva sottoscritto e approvato la Dichiarazione di Amman su giovani,
pace e sicurezza, che ha per prima elaborato il tema, proposto delle linee
politiche e invocato una risoluzione del consiglio di sicurezza. Risoluzione
che, dopo alcune fasi di negoziazione intergovernativa, ha trovato l’unanime
consenso del Consiglio di Sicurezza, richiamando la stessa dichiarazione di
Amman.
L’intero processo ha trovato una spinta fondamentale proveniente dalla società
civile composta da reti e organizzazioni giovanili preposte alla promozione e
lo sviluppo della pace. Tra queste, hanno svolto un ruolo di coordinamento,
impulso e leadership globale due organizzazioni non governative, Search for
Common Ground e in particolare lo United Network of Young Peacebuilders (UNOY
Peacebuilders).
La sfida sarà adesso rendere
operativa la risoluzione e spingere in modo sempre più incisivo gli organi
politici internazionali e i loro apparati esecutivi o tecnici ad implementare
politiche che non siano solo rivolte ai giovani ma che facciano di questi degli
agenti propositivi in ogni settore. Ricerche, studi e rapporti
hanno già ampiamente dimostrato quanto valorizzare il ruolo dei giovani
attraverso il loro coinvolgimento possa rappresentare una soluzione duratura
non solo per la stabilità e la pace ma anche per lo sviluppo sociale, economico
e politico dei paesi piú fragili.
* Diego Antonino Cimino è Rappresentante di UNOY Peacebuilders presso le Nazioni Unite e membro
dello Youth Advocacy Team per la risoluzione 2250. Per maggiori informazioni sui
temi in oggetto, contattare diego.cimino@unoy.org