I peggiori paesi per i lavoratori
Nell’ultimo anno i governi di 35 paesi hanno arrestato o imprigionato lavoratori che chiedevano il rispetto dei loro diritti
La possibilità di aderire a un sindacato e partecipare alla contrattazione collettiva è un diritto umano universalmente riconosciuto, ma in gran parte del mondo viene rispettato solo a parole e non coi fatti.
Solo negli ultimi 12 mesi, in almeno 9 paesi l’omicidio e il rapimento sono stati usati per intimidire i lavoratori. I governi di almeno 35 paesi hanno arrestato o imprigionato lavoratori in risposta alle loro richieste di un salario dignitoso e condizioni di lavoro più sicure. In 53 paesi i lavoratori sono stati licenziati o sospesi per aver tentato di negoziare migliori condizioni di lavoro, mentre le leggi di almeno 87 paesi escludono per alcuni di loro il diritto di sciopero.
I dati sono forniti dal Global Rights Index, pubblicato questa settimana dalla Confederazione sindacale internazionale (Csi). Il rapporto classifica 139 paesi sulla base di 97 indicatori riconosciuti a livello internazionale per valutare dove i diritti dei lavoratori sono meglio protetti, nella legge e nella pratica. A ogni paese è attribuito un punteggio da 0 a 5, dove a violazioni più ampie corrisponde un numero più alto.
Tra i paesi con il miglior punteggio sorprende trovare Uruguay, Togo, Sud Africa e Slovacchia. Altri paesi (Repubblica Centrafricana, Libia, Palestina, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Siria e Ucraina) hanno ricevuto valutazioni così basse che in realtà non possono rientrare in classifica.
Le zone che garantiscono meno diritti sono la Cina e l’India, o le regioni in conflitto, come il medio oriente e il nord Africa. Anche gli Stati Uniti non si piazzano bene, guadagnando solo un 4, un segno di “violazioni sistematiche”nei diritti dei lavoratori: i diritti di contrattazione collettiva variano infatti tra i diversi stati e i sindacati sono molto più deboli rispetto al nord Europa. Altri paesi che hanno ricevuto un 4 sono Thailandia, Sierra Leone, Perù e Panama.
Francia, Germania, Italia e Paesi Bassi hanno ricevuto un punteggio di 1, mentre la Danimarca è stato l’unico paese a guadagnare uno 0, dal momento che rispetta tutti i 97 indicatori.
“Paesi come la Danimarca e l’Uruguay hanno aperto la strada attraverso le loro forti leggi sul lavoro, ma forse sorprendentemente, paesi come Grecia, Stati Uniti e Hong Kong sono rimasti indietro”, ha detto il segretario generale della Confederazione sindacale internazionale Sharan Burrow in un comunicato stampa, spiegando che “il livello di sviluppo di un paese ha dimostrato di essere un cattivo indicatore del rispetto dei diritti fondamentali di negoziazione collettiva, sciopero o iscrizione a un sindacato”.
Proprio la scorsa settimana, i lavoratori in più di 150 città degli Stati Uniti e in 30 paesi di tutto il mondo hanno messo in atto il più grande sciopero di fast-food nella storia. L’evento ha portato l’attenzione su questioni quali il salario minimo e le prestazioni dei lavoratori.