I marò non tornano in India
L'annuncio della Farnesina ha scatenato le reazioni delle autorità di Nuova Delhi
La Farnesina ha annunciato che i due fucilieri della Marina Italiana sotto processo in India, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, “non faranno rientro a Nuova Delhi alla scadenza del permesso loro concesso”. I marinai italiani, coinvolti in un procedimento giudiziario per l’uccisione di due pescatori indiani nelle acque a largo dello stato del Kerala, erano ritornati in patria il 22 febbraio per votare alle elezioni col consenso della Corte Suprema dell’India .
La scelta di non far rientrare i due marinai è dovuta alla mancata risposta del governo indiano alla proposta di un dialogo bilaterale per trovare una soluzione diplomatica al caso. Per il governo italiano esiste ora un formale contenzioso tra i due Paesi secondo i termini della Convenzione delle Nazioni Unite del diritto del mare che regola i casi di questo genere.
Intanto il ministero degli esteri indiano ha convocato l’ambasciatore italiano esprimendo “fermo disaccordo”. L’India ha fatto sapere che aspetterà la scadenza prefissata del permesso, il 22 marzo, prima di intraprendere azioni. La controversia secondo l’Italia deve essere quindi risolta con un arbitrato internazionale o con la sentenza di una corte giudiziaria internazionale. In attesa di un accordo su come regolare la disputa, i due marinai resteranno in patria. Tutto ruota attorno alla competenza giuridica del caso, che India e Italia rivendicano a loro favore, e sull’immunità dei due fucilieri mentre erano in servizio di antipirateria. Il 18 gennaio di quest’anno, la Corte Suprema indiana aveva stabilito che i due marines sarebbero stati giudicato tramite un tribunale speciale locale istituito ad hoc.
Il primo ministro indiano Manmohan Singh ha detto che il rifiuto italiano di riconsegnare i due marinai è “inaccettabile” e chiederà al ministro degli Esteri Salman Khurshid di affrontare la questione con l’Italia. Il primo ministro dello stato del Kerala, Oommen Chandy, ha detto che le sue paure sul mancato rispetto della parola data da parte dell’Italia sul ritorno dei due marò sono divenute realtà.
Chandy andrà a Nuova Delhi per incontrare il ministro degli Esteri e farsi portavoce della rabbia che i media indiani registrano tra la popolazione del Kerala per la scelta delle autorità di lasciar partire i due italiani. “Vogliamo che il governo centrale faccia di tutto per riportarli in India”. La seduta del parlamento indiano di questa mattina è stata infiammata dalle proteste dell’opposizione per la condotta del governo sulla controversia con l’Italia.
Intanto in Kerala T. Peter, esponente dell’associazione di pescatori Fisherworker Society, ha annunciato alla Cnn uno sciopero in segno di protesta. “L’avevamo detto che se fossero stati rimpatriati non sarebbero più tornati. Tutti i pescatori si sentono truffati, sapevamo cosa sarebbe accaduto”. Peter ha anche detto che nella manifestazione pubblica di oggi verranno bruciate le immagini dei due marò.
Latorre e Girone erano già tornati in Italia per passare le vacanze di Natale con la famiglia. In quell’occasione le autorità di Nuova Delhi avevano ottenuto una garanzia in denaro di 832 mila euro. Questa volta era invece bastata una lettera dell’ambasciatore italiano in India che prometteva il ritorno dei due imputati. I due marinai in India erano confinati presso l’ambasciata italiana di Nuova Delhi e avevano l’obbligo di segnalare la loro presenza sul territorio una volta a settimana presso una stazione di polizia.