Human Rights Watch: Israele è colpevole di apartheid
L'ong afferma che il governo israeliano “ha dimostrato l'intenzione di mantenere il dominio degli ebrei israeliani sui palestinesi” in Israele e nei territori palestinesi occupati
Human Rights Watch: Israele è colpevole di apartheid
Per la prima volta, una delle principali organizzazioni umanitarie al mondo ha accusato le autorità israeliane di aver commesso i crimini contro l’umanità dell’apartheid e della persecuzione per le politiche volte a “discriminare sistematicamente” i palestinesi in Israele, Cisgiordania e Gaza.
L’ong Human Rights Watch (Hrw) ha dichiarato in un suo rapporto che, dopo decenni di allarmi sulla situazione umanitaria nella regione, recentemente è stata superata la “soglia” per qualificare le azioni delle autorità israeliane come crimini contro l’umanità dal punto di vista del diritto internazionale.
“Voci importanti per decenni hanno avvertito che la condotta israeliana rischiava di sfociare nell’apartheid,” ha detto Omar Shakir, direttore di Hrw per Israele e Palestina e autore del documento. “Questo rapporto di 213 pagine afferma che questa soglia è stata oltrepassata”.
“Oppressione sistematica”
Il rapporto pubblicato martedì 27 aprile afferma che il governo israeliano “ha dimostrato l’intenzione di mantenere il dominio degli ebrei israeliani sui palestinesi” in Israele e nei territori palestinesi occupati, popolata da 13,6 milioni di persone divise quasi equamente tra i due gruppi.
Dal titolo “A Threshold Crossed” (“Una soglia varcata”), il documento accusa le autorità israeliane di aver perseguito questo obiettivo con “l’oppressione sistematica dei palestinesi” e commettendo contro di essi “atti inumani”. Termini utilizzati anche nello statuto di Roma, che ha istituito la Corte penale internazionale, nella definizione di apartheid. Secondo l’ong, l’”intento discriminatorio” nel trattamento dei palestinesi e i “gravi abusi” commessi nei territori occupati configurano invece il crimine contro l’umanità della persecuzione. Hrw afferma che Israele continua a mantenere il controllo “su molti aspetti delle vite” dei palestinesi in Cisgiordania e a Gaza, nonostante la presenza dell’Autorità nazionale palestinese.
Secondo Hrw, gli “atti inumani” commessi da Israele comprendono le restrizioni alla libertà di movimento, la negazione dei permessi di costruzione, la revoca o l’imposizione di restrizioni di massa per il riconoscimento della residenza, la confisca di terre e la sospensione dei diritti civili fondamentali, come la libertà di riunione e di associazione. L’organizzazione con sede a New York ha affermato che il governo ha anche sistematicamente discriminato e violato i diritti dei palestinesi in Israele.
Human Rights Watch ha dichiarato che il rapporto si basa su anni di ricerca e documentazione della stessa ong e di altre organizzazioni umanitarie e lo studio di leggi israeliane, documenti di pianificazione governativi, registri catastali e dichiarazioni di esponenti del governo.
Israele respinge le accuse
Il ministero degli Esteri israeliano ha duramente condannato quanto dichiarato nel rapporto, affermando che contiene affermazioni “fittizie”, definite “sia assurde che false”. Tel Aviv ha anche accusato l’ong di essere nota per avere da tempo “un’agenda anti-israeliana”.
L’Autorità nazionale palestinese ha affermato invece che la comunità internazionale dovrebbe “prendere in considerazione” le raccomandazioni del rapporto, che documenta “l’occupazione coloniale israeliana e le sue politiche discriminatorie e razziste contro il popolo palestinese”.
“Questo rapporto arriva in un momento in cui le violazioni e i crimini israeliani si stanno intensificando ferocemente contro il nostro popolo palestinese”, ha detto il portavoce dell’Anp, Nabil Abu Rudeineh, in riferimento agli scontri degli ultimi giorni tra ebrei israeliani e palestinesi a Gerusalemme Est, in cui sono rimaste ferite oltre 100 persone.
Secondo Israele le restrizioni imposte a Gaza e in Cisgiordania non sono riconducibili a un regime di apartheid in quanto temporanee e introdotte in risposta ad attacchi terroristici dai territori occupati.
Shakir ha dichiarato che fino agli anni della presidenza di Barack Obama negli Stati Uniti, era ancora possibile chiedersi “se fosse presente un intento di dominio permanente” da parte israeliana. Questo sarebbe invece diventato evidente con la fine del processo di pace e le misure sempre più radicali attuate dalle autorità israeliane negli ultimi anni, come l’espansione degli insediamenti nei territori occupati, l’annuncio di un piano, successivamente sospeso, per annettere fino al 30 percento della Cisgiordania e l’approvazione della legge sulla nazionalità, che definisce Israele come “la casa nazionale del popolo ebraico”.
Hrw ha chiesto alla Corte penale internazionale (Cpi) e a tutti i governi di “indagare e perseguire gli individui implicati in modo credibile nei crimini contro l’umanità dell’apartheid o della persecuzione”.
A marzo la procuratrice capo della Cpi, Fatou Bensouda, ha annunciato l’apertura di un’indagine su possibili crimini di guerra commessi sia da israeliani che da palestinesi in Cisgiordania, nella striscia di Gaza e a Gerusalemme Est a partire dal 2014. Israele ha dichiarato che non intende collaborare all’indagine, arrivata dopo una pronuncia della Corte sulla competenza territoriale e quasi cinque anni di indagini preliminari.
Secondo il trattato del 1998, per apartheid si intendono “gli atti inumani” che sono stati “commessi nel contesto di un regime istituzionalizzato di oppressione sistematica e di dominazione da parte di un gruppo razziale su altro o altri gruppi razziale ed al fine di perpetuare tale regime”. Per persecuzione invece “s’intende la intenzionale e grave privazione dei diritti fondamentali in violazione del diritto internazionale, per ragioni connesse all’identità del gruppo o della collettività”.
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