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Home » Esteri

La Cina vuole arginare le proteste di Hong Kong attraverso PornHub

Immagine di copertina
Credit: Jack Kurtz/ZUMAPRESS

Su Twitter, Facebook e YouTube sono stati bloccati diversi account di giovani cinesi che diffondevano contenuti di propaganda pro Pechino ai danni dei manifestanti dell'ex colonia britannica: ora i patriottici del continente utilizzano il sito porno per fare disinformazione ai danni di Hong Kong

La Cina per contrastare le proteste di Hong Kong ha trovato un nuovo sbocco: PornHub

La Cina continentale ha trovato un nuovo canale per contrastare le proteste di Hong Kong: PornHub, il più grande sito porno al mondo.

Su Twitter, Facebook e YouTube sono stati bloccati diversi account di giovani cinesi che diffondevano contenuti di propaganda pro Pechino ai danni dei manifestanti dell’ex colonia britannica.

Fallito il tentativo sui social network, i patrioti cinesi hanno iniziato a caricare i loro video su un’altra piattaforma, PornHub appunto.

Pechino sta portando avanti una campagna di disinformazione contro Hong Kong da giugno, quando sono iniziate le proteste scatenate da un emendamento a una legge sull’estradizione, ora ritirato.

Esclusivo: Hong Kong, TPI in piazza tra i manifestanti per documentare gli scontri con la polizia

I media della Cina continentale hanno definito i manifestanti hongkonghesi come rivoltosi e violenti.

Shu Chang, un’opinionista del web che conta oltre 3 milioni di follower sul social media cinese Weibo, in un post scritto martedì 12 novembre ha dichiarato che lei e altri utenti hanno caricato una serie di video di propaganda su PornHub dopo essere stati bloccati da YouTube.

“YouTube non ci permette di caricare quei video, quindi non abbiamo altro modo di pubblicarli che su PornHub”, afferma Shu.

hong kong pornhub 2
Uno screenshot di un video caricato su PornHub che condanna i manifestanti di Hong Kong.

La celebre opinionista social non ha specificato quali fossero i video caricati sul sito porno, ma le ricerche condotte da Quartz mercoledì 13 novembre con frasi come “Hong Kong rioters” hanno dato come risultato almeno una dozzina di video che mettono in cattiva luce i manifestanti della ex colonia britannica.

Dato che PornHub e altre piattaforme pornografiche sono bloccate perché la pornografia è severamente vietata in Cina gli utenti hanno utilizzato una rete privata virtuale per aggirare il blocco e caricare i filmati.

Sei di loro provenivano da un canale chiamato “CCYL_central” che si è iscritto tre mesi fa, finora su PornHub ha caricato 11 video. Il canale descrive il suo acronimo come Lega della Gioventù Comunista Cinese, ma è improbabile che sia effettivamente affiliato all’ala giovanile del Partito Comunista. L’account ha totalizzato finora 9mila visualizzazioni e 32 seguaci.

hong kong pornhub
L’account di CCYL_central su PornHub.

Un altro account chiamato “John97” appena registratosi su PornHub ha ripubblicato un video che era stato precedentemente condiviso su YouTube da Nathan Rich, un americano che vive in Cina che crea contenuti che contrastano le critiche a Pechino. Il video è stato visto 3mila volte sulla piattaforma porno.

Il video intitolato “Rioters (Cockroach) in Hong Kong“, un termine che la polizia di Hong Kong utilizza per descrivere i manifestanti, ha diffuso disinformazione nascondendosi dietro un fatto profondamente tragico accaduto il 12 novembre. Nel video diffuso martedì scorso viene mostrato un uomo avvolto dalle fiamme dopo uno scontro con i manifestanti. La polizia di Hong Kong ha confermato l’attacco, che ha suscitato preoccupanti critiche in città e chiede ai manifestanti di prendere le distanze da tali azioni.

“I cinesi rischiano di essere bruciati vivi se osano dissentire da i protestanti di Hong Kong”, ha dichiarato Rich nel video, definendo i manifestanti “terroristi”.

Episodi in cui i manifestanti di Hong Kong attaccano oppositori pro Cina si sono verificati in realtà molto raramente. Le proteste di Hong Kong sono state caratterizzate fin dall’inizio da un’azione pacifica che lotta per l’indipendenza, la libertà e la democrazia.

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