Hong Kong, l’Alta Corte contro la polizia: “Violata la Carta dei Diritti nella gestione delle proteste”
Hong Kong proteste, Alta Corte contro polizia e amministrazione Lam
Dura sentenza dell’Alta Corte di Hong Kong contro l’amministrazione di Carrie Lam e l’operato delle forze dell’ordine della città nella gestione delle proteste pro-democrazia dello scorso anno. L’amministrazione della città ha violato la Carta dei Diritti di Hong Kong per non avere istituito un meccanismo indipendente per i reclami contro la polizia, mentre le forze dell’ordine la hanno violata per non avere imposto l’obbligo di identificazione agli agenti nelle operazioni contro i manifestanti pro-democrazia. Nella sentenza pronunciata oggi dal giudice Anderson Chow, l’Alta Corte ha definito “assoluta e non derogabile” la protezione contro la tortura e gli atti di crudeltà, anche nei casi di emergenza per la sicurezza pubblica.
Il caso era stato portato davanti alla Corte dall’associazione dei giornalisti di Hong Kong, dopo che la leader della città, Carrie Lam, aveva negato la necessità di istituire un meccanismo per i reclami al di fuori di quelli esistenti, che sono in carico all’organo di supervisione della polizia, lo Ipcc (Independent Police Compliants Council). Nella sentenza il giudice ha stabilito che l’organo, pur formalmente indipendente, non gode di poteri reali per svolgere le indagini.
Gli agenti delle forze di polizia, poi, compresi quelli delle squadre speciali, hanno il dovere di mostrare il proprio numero di identificazione per permettere alle vittime di abusi o ad altri testimoni di identificare i colpevoli. Pur riconoscendo i timori degli agenti di essere presi di mira, ha aggiunto il giudice, “queste preoccupazioni non possono superare il dovere di mantenere un sistema adeguato per indagare i casi sospetti di violazione” dell’articolo 3 della carta dei diritti adottata nella città, che vieta espressamente le torture e le crudeltà.