Gli hacker russi diffondono le cartelle cliniche di altri atleti internazionali
Le cartelle, in possesso dell'Agenzia antidoping Wada, riguardano 10 statunitensi, 5 britannici, 5 tedeschi, un danese, un russo, un polacco, un ceco e un rumeno.
Gli hacker russi che ieri, 14 settembre, avevano diffuso le cartelle cliniche di alcuni atleti olimpici, tra cui Serena Williams e Simone Biles, hanno divulgato oggi anche quelle dei ciclisti Bradley Wiggins e Chris Froome e della tennista Petra Kvitova.
Le cartelle, in possesso dell’Agenzia antidoping Wada, riguardano 10 statunitensi, 5 britannici, 5 tedeschi, un danese, un russo, un polacco, un ceco e un rumeno.
Dalle cartelle emerge che agli atleti era stato dato il permesso di prendere alcune sostanze vietate per seguire alcune terapie mediche come ad esempioil triamcinolone acetonide per l’allergia al polline nel caso di Wiggins. Anche a Froom era stato concesso di usare il prednisolone steroide a causa di un raffreddore.
L’Unione Ciclistica Internazionale ha detto al momento che le eccezioni concesse con il Tue (therapy use exemption), hanno rispettato le linee guida della Wada nel caso dei suoi atleti coinvolti.
L’agenzia antidoping sostiene che gli attacchi informatici russi sono un tentativo di minare il sistema anti-doping mondiale.
“Dopo aver studiato analiticamente i database abbiamo capito che decine di atleti erano risultati positivi alla vigilia e durante i giochi. I medagliati olimpici di Rio hanno usato regolarmente sostanze illecite giustificate da certificati di approvazione per uso terapeutico. In altre parole, hanno ricevuto la licenza per il doping”, hanno scritto gli hacker.
La squadra di atletica russa era stata bandita dalle Olimpiadi di Rio proprio a causa del suo presunto programma di doping di stato, mentre alle paralimpiadi a nessun atleta russo è stato permesso di partecipare per lo stesso motivo.
“Si sappia che questi atti criminali stanno compromettendo notevolmente lo sforzo da parte della comunità anti-doping globale di ristabilire la fiducia nella Russia”, ha detto il direttore generale di Wada, Olivier Niggli.
L’hackeraggio sembra essere stato un atto di vendetta, una rappresaglia per la condanna emessa dall’agenzia prima delle olimpiadi di Rio. L’Usada, l’agenzia antidoping statunitense ha definito “codardo e spregevole” l’episodio.
Il portavoce del governo russo, Dmitry Peskov, ha riferito che era “fuori questione” che il Cremlino o i servizi segreti fossero stati coinvolti nella pirateria, secondo quanto hanno riferito le agenzie di stampa russe.