Guerra in Yemen, le truppe governative conquistano l’aeroporto di Hodeida
La città di Hodeida è ancora in mano ai ribelli houti. L'inviato speciale delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, è arrivato nella capitale per parlare con i ribelli
Le forze armate dello Yemen sostenute dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita hanno fatto sapere di aver ripreso il controllo dell’aeroporto della città portuale di Hodeida, in mano ai ribelli.
Gli ingegneri hanno controllato l’area in cerca di mine, secondo quanto riferito dai militari.
Le forze yemenite hanno ripreso il controllo della zona senza bisogno di combattere. La città di Hodeida è uno dei luoghi chiave per garantire la sicurezza della popolazione, a rischio carestia.
Il porto di Hodeida è l’unico, tra quelli più importanti presenti in Yemen, ancora nelle mani dei ribelli houti.
L’inviato speciale delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, è arrivato a Sanaa, la capitale dello Yemen, per dei colloqui di emergenza sulla situazione del porto, secondo quanto riferito da AFP.
Secondo indiscrezioni, Griffiths proporrà ai ribelli, che controllano la capitale, di cedere il controllo totale della città di Hodeida a un comitato gestito dall’Onu per evitare che ci siamo ulteriori scontri.
L’offensiva di Hodeida, diretta dagli Emirati Arabi Uniti, ha avuto inizio venerdì 15 giugno 2018. Il governo ha fatto sapere di non avere intenzione di attaccare il porto per prevenire danni alle infrastrutture chiave della città.
Fonti militari hanno invece reso noto che truppe di Emirati Arabi Uniti, Yemen e Arabia Saudita sono posizionate in Eritrea e sono pronte a prendere parte all’ultimo attacco per il controllo di Hodeida.
“I militari sostenuti dalla resistenza e dall’alleanza araba hanno liberato l’aeroporto internazionale di Hodeida dalla presa dei miliziani houti”, hanno scritto su Twitter i media vicini ai militari yemeniti.
Lo Yemen è devastato da anni da un conflitto che vede contrapposti i ribelli houti e le forze governative, supportate da una coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita.
Gli scontri si sono intensificati soprattutto nel 2015, quando i ribelli hanno preso il controllo di gran parte della zona occidentale del paese, tra cui la capitale Sanaa, costringendo il presidente Abdrabbuh Mansour Hadi a scappare all’estero.
Preoccupati per la destabilizzazione della regione e per l’aumento del potere di una forza vicina all’Iran, l’Arabia Saudita e altri 8 paesi arabi sono intervenuti in Yemen per cercare di ristabilire il governo di Hadi.
Almeno 10mila persone, due terzi dei quali civili, sono stati uccisi negli anni della guerra in Yemen e 55mila sono rimasti feriti, secondo i dati diffusi dalle Nazioni Unite.
Il conflitto e i blocchi imposti dalla coalizione hanno causato la più grande emergenza alimentare al mondo, colpendo 22 milioni di persone che per sopravvivere hanno bisogno degli aiuti umanitari. Inoltre, in Yemen è scoppiata un’epidemia di colera che ha ucciso 2.290 persone.
La Croce rossa internazionale ha dichiarato che nei prossimi giorni migliaia di persone lasceranno la città di Hodeida. In molti hanno iniziato a fare scorta di cibo e benzina in previsione del prossimo assedio per la conquista della zona.
Hodeida, infatti, è la città più densamente popolata del paese, oltre ad essere il porto più importante dello Yemen da cui passano cibo e rifornimenti per la popolazione necessari per evitare che l’emergenza alimentare peggiori.
Le Nazioni Unite hanno avvertito che nel peggiore dei casi la battaglia per il controllo della città potrebbe causare la morte di almeno 250mila persone, oltre a tagliare le forniture di aiuti a milioni di persone in tutto il paese.