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Guerra in Ucraina, la Nato invierà le sue truppe? La Francia “non esclude nulla”. Coro di no da Usa ed Europa

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Credit: AGF

Il presidente francese Emmanuel Macron: “Chi oggi dice 'Mai, mai' due anni fa diceva 'Mai carri armati, mai aerei, mai missili a lungo raggio'”. Ma il primo ministro svedese Ulf Kristersson frena: “La questione non è sul tavolo al momento". Una posizione condivisa, tra gli altri, da Joe Biden, Olaf Scholz, Jens Stoltenberg, Donald Tusk e Antonio Tajani

La Nato finirà per schierare le proprie truppe al fianco di Kiev nella guerra scatenata oltre due anni fa da Vladimir Putin in Ucraina? Per il presidente e il premier francesi Emmanuel Macron e Gabriel Attal, questa ipotesi – che porterebbe a un conflitto diretto tra potenze nucleari come Usa, Regno Unito e Francia da una parte e Russia dall’altra – “non può essere esclusa”, mentre Ulf Kristersson, primo ministro della Svezia ormai prossima a entrare nell’Alleanza Atlantica, frena: “La questione non è sul tavolo”, anche perché “l’Ucraina non l’ha richiesto”. Almeno per ora.

L’ostacolo principale sembra, invece, la Casa bianca. Gli Stati Uniti, ha detto un funzionario Usa all’agenzia di stampa Reuters, non hanno intenzione di inviare le proprie truppe a combattere in Ucraina e non esistono piani della Nato per schierare soldati al fianco di Kiev. Un’asserzione confermata all’Associated Press dal segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg. Contraria anche l’Italia: “Bisogna essere molto prudenti, non siamo in guerra con Mosca”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani da Zagabria. Ma, come suggerito da Macron, mai dire mai.

L’ambiguità di Parigi
“Oggi non c’è accordo sull’invio di truppe (occidentali, ndr) di terra in maniera ufficiale” in Ucraina, ha detto ieri il capo dell’Eliseo a margine di un vertice internazionale convocato anche oggi a Parigi per sostenere Kiev. “Ma nella dinamica bellica non è da escludere nulla. Faremo tutto il necessario affinché la Russia non possa vincere questa guerra”.

Poi Macron ha ammesso una certa “ambiguità strategica” di Parigi sulla questione ma, ha aggiunto, “non ho assolutamente detto che la Francia non fosse favorevole”. “Non eliminerò l’ambiguità dai dibattiti di questa sera facendo dei nomi”, ha continuato il presidente francese. “Dico che (l’invio di truppe Nato in Ucraina, ndr) è stato menzionato tra le opzioni”.

Eppure, malgrado quanto annunciato ieri da Macron, in due anni di guerra nessuno tra i vertici francesi aveva ancora ventilato questa possibilità che, visti i precedenti, non sembra poi così campata in aria.

“Molte persone che oggi dicono ‘Mai, mai’ sono le stesse che due anni fa dicevano ‘Mai carri armati, mai aerei, mai missili a lungo raggio'”, ha proseguito Macron. “Abbiamo l’umiltà di constatare che spesso siamo arrivati ​​in ritardo di sei o di dodici mesi. Questo era l’obiettivo del dibattito di questa sera: tutto è possibile, se è utile per raggiungere il nostro scopo”. A tal proposito, Macron ha annunciato la creazione di una nuova coalizione dedicata alla fornitura a Kiev di missili a medio e lungo raggio.

La posizione del capo dell’Eliseo è stata ribadita anche oggi dal suo primo ministro Gabriel Attal che in un’intervista all’emittente Rtl ha ripetuto come “non sia possibile escludere nulla in una guerra” che si svolge “nel cuore dell’Europa”, compreso l’invio di truppe di terra.

“Due anni fa”, ha poi aggiunto il premier francese a margine della sua visita al Salone dell’Agricoltura di Parigi, molti Paesi “escludevano l’invio di armi” all’Ucraina. “Oggi forniamo agli ucraini missili a lungo raggio per sostenere il Paese di fronte a questa aggressione”. “Quello che il Presidente della Repubblica ci ha quindi ricordato è che non possiamo escludere nulla in una guerra che, ancora una volta, si svolge nel cuore dell’Europa e alle porte dell’Unione europea”, ha sottolineato Attal, ribadendo che Macron “è stato molto chiaro sull’argomento”.

La Francia, ha continuato Attal, non può immaginare che “la Russia possa vincere questa guerra” e che il suo presidente Vladimir Putin possa “dire di aver preso il controllo di un altro Paese libero e democratico, con la forza”. In proposito, il premier francese ha poi ricordato la decisione di due Stati storicamente neutrali, Finlandia e Svezia, di aderire alla Nato, proprio “perché vedono arrivare questa minaccia”. Ma, in queste ore, è stata proprio Stoccolma a frenare sullo schieramento delle truppe occidentali al fianco di Kiev.

Il freno svedese
L’ipotesi, ha detto oggi il primo ministro svedese Ulf Kristersson, “non è all’ordine del giorno”. Almeno per il momento.

“Non è affatto rilevante ora”, ha dichiarato Kristersson in un’intervista all’emittente pubblica svedese Svt, commentando le parole del presidente francese Macron. “Al momento siamo impegnati a inviare attrezzature avanzate in Ucraina (e lo facciamo, ndr) in diversi modi”.

La stessa posizione assunta ieri a Parigi dal primo ministro olandese uscente Mark Rutte, che ha assicurato come la questione dell’invio di truppe di terra Nato in Ucraina non fosse all’ordine del giorno. Anche i premier di Polonia e Repubblica Ceca, Donald Tusk e Petr Fiala, incontratisi oggi a Praga si sono detti contrari a quest’ipotesi. Proprio come il cancelliere tedesco Olaf Scholz: “Non ci saranno truppe di terra dei Paesi Nato in Ucraina”.

Eppure la Svezia si è impegnata a fondo accanto a Kiev. Il 20 febbraio scorso infatti, Stoccolma ha annunciato un contributo militare (il 15esimo pacchetto di aiuti) a favore di Kiev del valore di 633 milioni di euro, che prevede l’invio di munizioni per l’artiglieria, navi da guerra, sistemi antiaerei e granate. Proprio ciò che da settimane chiede il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

D’altra parte, ha ricordato oggi Kristersson, “non c’è richiesta” da parte di Kiev di truppe di terra. Quindi, ha insistito il premier svedese, “la questione non è attuale”, anche se non l’ha esclusa a prescindere. “Le tradizioni dei vari Paesi sulla scena internazionale”, ha sottolineato, “differiscono l’una dall’altra”. “La tradizione francese non è quella svedese”, ha ricordato il premier.

Proprio ieri però, commentando la ratifica dell’adesione di Stoccolma alla Nato da parte dell’Ungheria, Kristersson aveva detto: “La Svezia è pronta ad assumersi le proprie responsabilità in termini di sicurezza euro-atlantica”.

E infatti proprio nelle ultime ore la Svezia si è mostrata “interessata” ai problemi bellici dell’Ucraina, sempre più a corto di mezzi e uomini. Il ministro della Difesa svedese, Pal Jonson, ha visitato ieri Leopoli, nell’ovest del Paese, recandosi in un ufficio di reclutamento militare.

“La nuova strategia di mobilitazione interessa tutti gli ospiti stranieri”, ha scritto il sindaco della città ucraina, Andrij Sadovyj, in un post su Telegram. “Almeno quelli che ci incontrano e comprendono la minaccia che la Russia rappresenta per il mondo intero”.

Ma l’ipotesi di inviare truppe Nato in Ucraina non pare aver diminuito il pericolo, anzi. “Il fatto stesso di discutere la possibilità di inviare in Ucraina determinati contingenti dei Paesi della Nato è un nuovo elemento molto importante”, ha detto oggi in conferenza stampa il ​​portavoce del Cremlino, Dimitrj Peskov, commentando da Mosca le parole di Macron e la possibilità che l’Alleanza schieri i propri soldati al fianco di Kiev. “In tal caso, dovremmo parlare non della probabilità, ma dell’inevitabilità (di un conflitto diretto, ndr)”.

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