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L’Italia ha firmato un patto di sicurezza con l’Ucraina: ecco cosa prevede

Immagine di copertina
Credit: AGF

Durante la sua visita a Kiev, la premier Meloni ha promesso “10 anni” di aiuti e consultazioni “entro 24 ore” in caso di nuovi attacchi della Russia dopo la guerra. Ma non si menzionano nuove consegne di armi né si precisa quanti fondi spenderemo per aiutare l'Ucraina

Dopo il Regno Unito, la Germania e la Francia, tocca all’Italia firmare un’intesa sulla sicurezza con l’Ucraina. Il documento, firmato oggi in occasione della visita della premier nella capitale ucraina da dove ha convocato il G7 in videoconferenza in occasione dei due anni dell’invasione russa, assicura a Kiev assistenza economica, diplomatica e militare per i prossimi “dieci anni” da parte dell’Italia, che si impegna anche a garantire “consultazioni entro 24 ore per determinare le misure necessarie per contrastare o scoraggiare l’invasore” russo, in caso di nuovi attacchi di Mosca.

Cosa prevede l’accordo
“L’Italia continuerà a sostenere l’Ucraina nei suoi sforzi per difendersi per tutto il tempo necessario”, si legge nel documento, che impegna Roma a lavorare per la liberazione dei territori occupati (e illegalmente annessi) dalla Russia, Crimea compresa. I due Paesi “lavoreranno insieme, e con altri partner, per garantire che le forze di sicurezza e di difesa dell’Ucraina siano in grado di ripristinarne pienamente l’integrità territoriale entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale”.

Ma si parla anche di armi, sebbene non di cifre. “L’Italia sosterrà l’Ucraina nella difesa della propria sovranità nell’ambito dei propri mezzi e capacità, in conformità con i requisiti legislativi e costituzionali nazionali e fornirà all’Ucraina tempestiva assistenza in materia di sicurezza e moderne attrezzature militari (compreso il supporto medico militare) e armi, via terra, aria, mare, spazio e cyberspazio, dando priorità, ma non solo, alla difesa aerea, all’artiglieria, alla potenza di fuoco a lungo raggio, ai veicoli blindati, allo sminamento, ai mezzi di ricognizione, ai sistemi senza pilota, ai mezzi ingegneristici, alle tecnologie dell’informazione, alla guerra elettronica, alle capacità aeronautiche e marittime e altre capacità chiave richieste dalle circostanze presenti e future”.

Il testo elenca poi tutti i contributi del nostro Paese alla sicurezza di Kiev e impegna l’Italia, per i prossimi dieci anni, ad assistere l’Ucraina ma non precisa l’ammontare di risorse da destinare a questo obiettivo. “Dall’inizio della guerra l’Italia ha sostenuto l’Ucraina con contributi in diversi settori. Tra questi, 110 milioni di euro per il sostegno al bilancio, 200 milioni di euro di prestiti agevolati, 100 milioni di euro di aiuti umanitari, 820 milioni di euro per sostenere i rifugiati ucraini in Italia, 400 milioni di euro circa per il sostegno macrofinanziario, 213 milioni di euro per il sostegno allo sviluppo, 200 milioni di euro per sostenere la resilienza energetica dell’Ucraina”. Per il futuro però c’è solo un generico impegno: il nostro Paese infatti “continuerà a rispondere ai bisogni più urgenti e immediati dell’Ucraina per rafforzare le sue capacità di sicurezza”.

Ad ogni modo, Roma “continuerà a contribuire alla missione dell’Unione europea che fornisce assistenza militare all’Ucraina conducendo corsi di formazione per i militari” ucraini e assisterà Kiev nel suo percorso di riforme, in vista dell’adesione all’Ue, alla costruzione di una base industriale per la difesa e alla ricostruzione del Paese. “In quest’ottica, l’Italia ospiterà la Conferenza per la ripresa dell’Ucraina nel 2025”, si legge nel testo.

Non solo: il nostro Paese si impegna a mantenere le attuali sanzioni ed eventualmente ad adottarne altre contro la Russia finché Mosca non porrà fine alla guerra. “L’Italia resterà impegnata, nell’ambito dell’Ue, a mantenere in vigore la pressione delle sanzioni sulla Federazione Russa fintantoché continuerà la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina”, si legge nel documento.

L’accordo però parla anche del dopoguerra e prevede “consultazioni entro 24 ore” in caso di nuovo attacco russo al Paese. “In caso di futuro attacco armato russo contro l’Ucraina, su richiesta di uno dei Partecipanti”, i due Paesi “si consulteranno entro 24 ore per determinare le successive misure necessarie per contrastare o scoraggiare l’aggressione”. “In tali circostanze, nell’ambito dei suoi mezzi delle sue capacità e in conformità con i requisiti previsti dalla legge e dalla Costituzione e con le norme e il diritto internazionale e dell’Unione Europea, l’Italia potrebbe fornire all’Ucraina, ove appropriato, un sostegno rapido e duraturo nel campo della sicurezza e della difesa, dell’industria della difesa, dello sviluppo delle capacità militari e dell’assistenza economica, cercare un accordo nell’Ue per imporre costi economici e di altro tipo alla Russia, o a qualsiasi altro aggressore, e consultarsi con l’Ucraina sulle sue esigenze”.

Il commento di Meloni e Zelensky
“I nostri incontri con il primo ministro italiano Giorgia Meloni sono sempre significativi. Oggi abbiamo ottenuto un risultato importante. Abbiamo firmato un accordo bilaterale di cooperazione in materia di sicurezza tra Ucraina e Italia”, ha scritto a caldo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sulla piattaforma social X (ex Twitter). “Questo documento stabilisce una solida base per il partenariato di sicurezza a lungo termine dei nostri Paesi”.

“I contenuti dell’accordo sono molto articolati, vanno dalla cooperazione nel settore dell’industria della difesa fino al rafforzamento dello scambio in materia cyber e di intelligence, passando per il sostegno alle riforme, quello umanitario, la ricostruzione. Chiaramente, si prevede l’impegno a una collaborazione immediata e rafforzata nel caso di un futuro attacco nei confronti dell’Ucraina”, ha spiegato Meloni durante la conferenza stampa a Kiev con il presidente ucraino. “Sul piano finanziario e militare il nostro impegno è continuare chiaramente gli sforzi molto significativi che abbiamo fatto in questi anni, sia dal punto di vista militare, gli otto pacchetti, sia per quanto riguarda il sostegno al bilancio, la risposta umanitaria, l’accoglienza ai rifugiati, gli interventi di sviluppo e le infrastrutture energetiche. Quindi, continuiamo a mantenere l’impegno che abbiamo garantito in questi anni. Poi ci sarà il tema della ricostruzione e lì chiaramente si entra in una fase completamente nuova”.

“Sono grato all’Italia per il sostegno all’Ucraina e alle nostre capacità di difesa, nonché per gli sforzi di ripresa e l’approvazione degli aiuti militari fino alla fine del 2024”, ha detto invece Zelensky.

Come ci siamo arrivati
Come riportato da Formiche.net, i primi contatti diplomatici tra Roma e Kiev per raggiungere questa intesa risalgono allo scorso 28 novembre e si basano sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina accordate a Kiev al vertice Nato di Vilnius del luglio del 2023.

In quell’occasione, il presidente Zelensky ottenne una serie di garanzie di sicurezza dai Paesi del G7, Italia compresa, mentre l’Alleanza assicurò che “il futuro dell’Ucraina è nella Nato”, concedendo alla nazione aggredita da Mosca di saltare il complicato percorso previsto dal Membership Action Plan (Map) per la futura adesione.

Da allora, prima a gennaio e poi questo mese, l’Ucraina ha firmato accordi simili con Regno Unito, Germania e Francia, mentre sono in dirittura d’arrivo altre intese con Norvegia e Paesi Bassi.

Le precisazioni del ministro degli Esteri
Di questo accordo aveva già parlato negli scorsi giorni il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani nel corso di un’audizione alle commissioni riunite Affari Esteri della Camera e Affari Esteri e Difesa del Senato. L’intesa, aveva detto Tajani, ha l’obiettivo di riaffermare “il sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina”, ribadendo “la condanna senza se e senza ma dell’aggressione russa”.

“Come negli accordi siglati dall’Ucraina con altri partner, sono assicurati anche l’assistenza economica, l’impegno per la ricostruzione di Odessa, il sostegno umanitario e la protezione delle infrastrutture critiche”, aveva detto il leader di Forza Italia, ricordando come negli ultimi due anni il nostro Paese abbia già approvato ben otto diversi pacchetti di aiuti militari a favore di Kiev. “Un altro aspetto importante è il sostegno alle riforme dell’Ucraina. Il futuro di Kiev è nell’Unione europea”.

Come sottolinea Repubblica però, l’intesa non specifica l’ammontare esatto degli aiuti promessi dall’Italia e non prevede neanche nuove consegne di armi. In quest’ultimo caso si tratta di una scelta deliberata, visto che altrimenti sarebbe stato necessario un voto del Parlamento, che invece non sarà chiamato a pronunciarsi sul testo.

L’aveva già annunciato alle Camere proprio Tajani. L’accordo, aveva detto, “non è giuridicamente vincolante” e “non richiede la procedura di ratifica, ma è nostra intenzione garantire il pieno coinvolgimento del Parlamento”.

L’intesa infatti, aveva concluso il ministro, ha un valore “politico e simbolico” e lancia “un messaggio chiaro: difendiamo il diritto internazionale”.

I precedenti e le differenze
L’accordo si inserisce nel solco delle partnership già concluse da Kiev con altri Paesi europei. Ma queste ultime non sono tutte uguali.

Il memorandum per la cooperazione in materia di sicurezza, firmato il 12 gennaio scorso tra il Regno Unito e l’Ucraina durante la visita del premier Rishi Sunak a Kiev, impegna i due Paesi a consultarsi in caso Kiev venisse di nuovo attaccata da Mosca e obbliga Londra a fornire assistenza “rapida e duratura” per la sua difesa. Non solo: il testo incoraggia anche l’Ucraina a “fornire un’efficace assistenza militare” al Regno Unito in caso di attacco russo a Londra, una clausola simile all’impegno di mutua difesa previsto in ambito Nato.

Ma non finisce qui: l’accordo, come spiegato allora dal premier britannico, contempla la consegna a Kiev di “moderne attrezzature via terra, aria e mare”.

Una previsione simile è contenuta nell’intesa firmata il 16 febbraio da Zelensky con Berlino che, se riterrà necessario intervenire in caso di nuovo attacco russo, si impegna a garantire “assistenza rapida e duratura in materia di sicurezza, equipaggiamento militare moderno in tutti i settori e assistenza economica”.

Diverso invece l’accordo raggiunto da Kiev con la Francia, forse più incentrato dei precedenti sugli aiuti umanitari ed economici e sulla ricostruzione che sull’assistenza militare. Come l’intesa firmata oggi da Meloni, nemmeno l’accordo concluso il 16 febbraio a Parigi cita impegni specifici sull’invio di armi, anche qui perché altrimenti il presidente Emmanuel Macron avrebbe dovuto chiedere un voto parlamentare. Proprio come in Italia.

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