Il paragone è naturale, ma la guerra in Ucraina è diversa dalla crisi dei missili di Cuba
Tutte le crisi tra potenze globali sembrano assomigliarsi, ma ognuna è in realtà pericolosa a modo proprio. Soprattutto quando la storia prende una strada inesplorata, per cui i paragoni col passato rischiano di essere solo un modo per ripassare gli eventi del tempo che fu. E oggi che mentre in Ucraina infuria la guerra, e l’atomica da argomento tabù è diventata un tema comune del dibattito internazionale, i parallelismi con la crisi dei missili cubani del 1962 si sprecano.
La questione è che per quanto sia doveroso sperare che come in quell’occasione si arrivi a una soluzione, ci troviamo di fronte a due situazioni con due gradi di pericolosità diversi. Perché se la crisi di Cuba è ritenuta da molti l’apice di una guerra fredda, se le tensioni erano alte senza che nessun conflitto armato si stesse combattendo, qui siamo di fronte a una guerra vera e propria che coinvolge direttamente una delle due superpotenze che si guardano in cagnesco e combatte contro un avversario che riceve un sostegno attivo dall’altra superpotenza.
Qualcuno potrebbe allora pensare che essendoci uno scontro armato in corso che vede il coinvolgimento in gradi differenti di due superpotenze, il parallelismo lo potremmo fare con una delle guerre per procura che si sono combattute quando il mondo era diviso in due blocchi, come quella in Vietnam. Ma l’Indocina era una terra lontana dagli Stati Uniti e non è l’unica differenza con ciò che accade oggi. La Russia non solo confina con l’Ucraina, ma più che voler difendere un interesse in una zona geopoliticamente calda, sembra voler prima di tutto riavvicinare a sé con le armi un Paese che ritiene parte del suo contesto storico e culturale prima ancora che politico.
Se siamo di fronte a una guerra guerreggiata che vede uno scontro per procura tra due superpotenze, dobbiamo aver chiaro che sono coinvolti numerosi Paesi, e che più passa il tempo e più aumenta il rischio di un malaugurato incidente diretto tra Russia e NATO, con tutte le conseguenze che possono derivarne. Siamo quindi di fronte a una situazione che al di là delle suggestioni è per molti aspetti differente dalla crisi dei missili cubani, ancora di più se pensiamo che va avanti da ormai oltre otto mesi, ben più dei 13 giorni che portarono a risolvere la crisi del 1962.
Tutto questo rende anche più difficile trovare una pace. Intanto perché evitare una guerra che non è scoppiata può essere più semplice che fermare una guerra in corso. Ma anche perché nella guerra in corso entrambe le parti ritengono di avere ancora margini per ottenere guadagni sul campo, rendendo così più lontana qualsiasi ipotesi di fine del conflitto. A proposito di questo: non sappiamo come e quando questa guerra finirà, ma bisogna avere chiaro che fermare questa guerra è un conto, ma a che costo fermarla e con quali conseguenze un altro, che rende il tutto ancora più complicato.