Psycho-Zar: cosa passa davvero nella mente di Putin?
Il leader russo ha un carattere glaciale, gli piace rischiare e non sembra aver paura di nulla. Gli importa solo di se stesso ma teme chi gli sta intorno. Per il Kgb aveva un difetto fatale: un senso del pericolo smisurato. Ma ora minaccia la guerra atomica. Il settimanale TPI pubblica un “viaggio” nella testa del capo del Cremlino
Erano gli anni Settanta e un giovane Vladimir Putin frequentava ancora l’università a Leningrado. Un giorno si ritrovò a guidare fuori città: era insieme al suo allenatore di arti marziali quando vide un camion che trasportava fieno e decise di raggiungerlo. Aveva il finestrino aperto, affiancò il mezzo in curva e allungò la mano. Perse quasi il controllo dell’auto, che per un momento si ritrovò su due ruote e poi finì in un fosso. Guidatore e passeggero erano illesi ma non dissero più una parola finché non arrivarono a destinazione. Sceso dal veicolo, l’allenatore si rivolse all’allievo: «Ti prendi dei rischi…». Quasi trent’anni dopo, raggiunto il vertice del Cremlino, il presidente russo commentò: «Alcune azioni sono del tutto inspiegabili. Cosa mi aveva attratto? Il profumo del fieno».
L’incidente, raccontato nel suo libro-intervista “In prima persona”, dice molto della personalità del leader russo, almeno secondo l’editorialista moscovita Leonid Bershidsky. «Putin allunga la mano per afferrare qualcosa che ritiene abbia un buon odore, incurante del rischio di finire in un fosso», scrisse l’analista all’indomani dell’intervento russo in Siria. Allora gli andò bene. Oggi tocca all’Ucraina, un altro rischio calcolato. Forse non proprio a fondo. I suoi vecchi istruttori del Kgb lo scrissero nella scheda di valutazione del giovane agente: «Possiede un senso del pericolo smisurato». E questa mancanza, ammise anni dopo Putin, era considerata grave. La sua scorza d’acciaio, secondo lo psichiatra americano Jerold M. Post impiegato per anni dalla Cia come consulente per l’analisi comportamentale, ha una motivazione ben definita. «Ha iniziato a praticare arti marziali per non essere maltrattato dagli altri», scrisse in un articolo del 2015. «E così fa al Cremlino». Secondo l’esperto scomparso due anni fa, «si vede come uno Zar dei giorni nostri, responsabile dei popoli di lingua russa». «Ma la persona più importante per lui è Putin stesso, non il popolo russo». Un’analisi condivisa da un altro illustre collega…
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