“Putin ci ha ingannati, non sapevamo nulla.” Cosa pensano gli alti ufficiali russi dell’invasione in Ucraina
Un banchiere di successo “in lutto” mentre alcuni membri della Duma pensano di dare le dimissioni. Il cerchio magico di Putin si sta spezzando ma in pochi hanno il coraggio di uscire allo scoperto.
Condurre improvvise operazioni top-secret è la specialità di Putin e neppure il suo cerchio magico era stato messo al corrente dei suoi piani militari in Ucraina. È quanto trapela dalle stanze del potere di Mosca ed è quello che abbiamo visto riflesso nella balbuzie del capo dei servizi segreti stranieri Sergei Naryshkin, nel volto smarrito del vice capo dell’amministrazione del Cremlino Dmitry Kozak e nell’espressione preoccupata del sindaco di Mosca Sergei Sobyanin durante la riunione prolungata con i membri permanenti del Consiglio di sicurezza – composto da 12 persone, a questo si è ridotta la democrazia in Russia – tenuta tre giorni prima dell’inizio dell’“operazioni militare speciale,” dove alcune delle personalità più influenti della Russia guardavano Putin come degli studenti davanti a un professore che annuncia un esame a sorpresa. E non si parlava neanche di una guerra, ma del riconoscimento delle Repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk.
La giornalista indipendente russa Farida Rustamova, che ha diverse conoscenze nei palazzi del potere moscoviti e per questo è una dei pochi a poter parlare direttamente con gli alti prelati di Putin, nella sua ultima newsletter ha riassunto l’aria che tira nei corridoi del Cremlino gettando nuova luce sulla genesi dell’invasione. L’ex giornalista della BBC, fuggita ora dal Paese, sostiene che a Putin è sempre piaciuto prendere tutti di sorpresa al solo scopo di intimidire e dare l’impressione che può fare qualunque cosa lui voglia.
Ma c’è una frase, spiega, che da settimane ricorre sempre più di frequente tra i suoi fedelissimi : “Non sapevamo nulla. Ci ha ingannati.”
Massima segretezza
Allo scoppio della guerra Putin aveva fatto piazza pulita davanti a sé, politicamente parlando. Almeno un quarto degli ufficiali e politici ai vertici nel loro profondo non erano d’accordo con l’invasione e avrebbero voluto dimettersi per protesta, ma come ha commentato una fonte vicina al governo, in Russia “puoi dimetterti solo per andare in galera.”
Nei commenti ufficiali gli alti funzionari fanno quadrato intorno alle parole di Putin, sostenendo che “la Russia non aveva altra scelta,”“il nostro esercito sta liberando la popolazione ucraina dall’oppressione dei nazionalisti,” e così via. Ma se ai microfoni e alle telecamere si mostrano compatti dietro la scelta del leader, molti di loro, scrive la Rustamova, “sono scoraggiati, spaventati e fanno previsioni apocalittiche.”
Un altro segnale indicativo è che due giorni prima che Putin annunciasse l’“operazione militare” uno dei conoscenti più “informati sui fatti della Rustamova ha dichiarato che “l’operazione militare non si sarebbe fatta perché non avrebbe giovato a nessuno.”
Molti politici sono in uno stato dii “semi paralisi” ha spiegato a Rustamova una delle sue fonti. Molti ex funzionari, deputati e persino impiegati dei media statali sono addirittura sollevati di aver lasciato il posto pur di non aver più nulla a che fare con tutto ciò, e adesso si esprimono apertamente contro la guerra.
Tutti avevano informazioni frammentarie, nessuno si aspettava che Putin lanciasse davvero quella che ha definito un ‘operazione militare speciale’ in Ucraina. Tutti sapevano che aveva preso una decisione, ma solo una cerchia ristrettissima di persone era stata informata: il ministro della Difesa Sergej Shojgu, il capo di Stato Maggiore delle forze armate Valerij Gerasimov e i leader del controspionaggio. Persino il capo di gabinetto dell’ufficio presidenziale, Anton Vajno, ne era all’oscuro.
Secondo quanto riporta il quotidiano russo The Bell, il governo e la Banca centrale si stavano preparando alle sanzioni già da tempo. Durante un incontro del Consiglio di sicurezza il primo ministro Mikhail Mishutsin si è lasciato sfuggire che il governo si stava preparando da mesi alle sanzioni che sarebbero seguite, credevano, al riconoscimento di Donetsk e Luhansk. Il vice premier Andrej Belousov aveva tenuto diversi incontri con la governatrice della Banca di Russia Elvira Elvira Nabiullina per preparare contromisure alle possibili sanzioni, come l’esclusione della Russia dallo Swift o il bando sulle importazioni hi-tech ma. Come si è visto tali contromisure si sono rivelate insufficienti di fronte alla risposta compatta dell’Occidente seguito all’offensiva russa in Ucraina, tanto che Nabiullina, sentendosi tradita, avrebbe presentato invano le sue dimissioni già due volte.
È difficile che la Russia si riprenderà presto dalle rigide sanzioni che sono state imposte, nessuno era veramente preparato. Inoltre le autorità di Stati Uniti, Unione europea e Regno Unito hanno iniziato a limitare parzialmente l’accesso della Banca centrale alle riserve internazionali. Secondo i dati risalenti alla metà del 2021, l’oro presente nei caveaux ammontava al 21,7% delle sue riserve. La maggior parte di esse, il 63,6%, è investito in bond e depositi stranieri.
Persino gli analisti dell’Fsb, i servizi segreti eredi del Kgb, erano stati chiamati a preparare dei report sulla possibilità di “un attacco di un ‘meteorite'”, come scrive il quotidiano la Repubblica. Report inutilizzabili, poiché nessuno avrebbe mai immaginato che il fantomatico “meteorite” sarebbe stato l’invio di truppe in un Paese vicino. “Lo avevano nascosto a tutti”, ha scritto un agente dell’Fsb a Vladimir Osechin della Ong anticorruzione Gulagu.net. “È il contrappasso della segretezza: dal momento che nessuno di noi era stato informato, come avremmo potuto fare calcoli su quello che non ci era stato detto?”
Chi sono i dissidenti
“Se la Russia si considera un impero perché non si rende attraente agli occhi dei suoi vicini sviluppando il Paese anziché costringerli a essere leali. Costruiamo buone strade, scuole e un’assistenza sanitaria di qualità, e scopriamo una tecnologia per colonizzare Marte. Quello assomiglierebbe a qualcosa di imperiale,” ha riferito un ufficiale di alto rango.
Un’altra fonte molto vicina a Putin, ha riferito alla Rustamova che Putin crede che le regole del gioco siano state infrante e non dalla Russia. E se si tratta di una lotta senza regola, che così sia, questa è la nuova realtà i cui viviamo.
“Abbiamo un capo di Stato che si sente offeso e insultato. La sua paranoia ha raggiunto livelli assurdi,” ha aggiunto, sottolineando che Putin crede sinceramente di aver tentato, almeno nei primi anni del suo governo, di aver fatto del suo meglio per migliorare le relazioni con l’Occidente.
“Da una parte abbiamo uno stato delle cose ingiusto, dove veniamo costantemente colpiti anno dopo anno su vari livelli, e dichiarati come nemici già molto prima dell’Ucraina,” ha detto. “Dall’altra, c’è la nostra incapacità di creare ed attuare politiche in maniera intelligente, anche pubblicamente. La terza è il degrado di Putin che è rimasto al potere troppo a lungo.”
“Putin adesso crede davvero a quello che [il ministro della Difesa] Shoigu e [il capo dello Staff Generale] Gerasimov gli dicono: su quanto velocemente prenderanno Kiev e che Zelensky è un cocainomane.”
Finora, nessuno degli ufficiali ai vertici ha avuto il coraggio di obiettare in pubblico quel che sta accadendo, tantomeno di dimettersi. Tra gli oligarchi solo Mikhail Fridman, il fondatore di Alfa Group, si è espresso contro la guerra. Peter Aven, il presidente del Consiglio d’amministrazione dell’Alfa Bank, era presente all’incontro di Putin con gli uomini d’affari più potenti della Russia e non sembrava affatto contento. Tigran Khudaverdyan, direttore della Yandex, non voleva neanche partecipare all’incontro.
Anche il presidente della VTB Bank, una delle più grandi banche a partecipazione statale della Russia, è profondamente contrario all’azione militare in Ucraina per via delle pesanti sanzioni. “È in lutto”, riferiscono fonti a lui vicine. “Dice di aver speso vent’anni a mettere in piedi la banca e ora tutto è andato in fumo per stupidità.”
Il miliardario Oleg Tinkov si è espresso contro la guerra quattro giorni dopo la guerra, e ha dichiarato su Instagram che “persone innocenti muoiono ogni giorno in Ucraina, è impensabile e inaccettabile. Gli Stati dovrebbero spendere soldi per curare le persone, fare ricerca sul cancro, non sulla guerra. Siamo contro questa guerra!”
Tra i deputati della Duma, di cui la stragrande maggioranza è finito sotto il mirino sanzioni, solo in tre hanno avuto il coraggio di parlare criticando la decisione di Putin sui social media. Tutti e tre rappresentano il secondo partito in parlamento, il Partito Comunista (KPRF) e sono a favore del riconoscimento delle Repubbliche di Donetsk e Luhansk.
Oleg Somolin, vicepresidente del Comitato della Duma per la scienza e l’educazione, ha pubblicato un post sostenendo di aver sbagliato nelle sue previsioni e di essere rimasto sconvolto quando ha saputo dell’invasione.
Un altro comunista, Mikhail Matveev, vicepresidente del Comitato per le politiche regionali, ha scritto che la “guerra va fermata immediatamente.”
“Quando ho votato per il riconoscimento [delle autoproclamate Repubbliche] ho votato per la pace, non per la guerra,” ha detto.
Il colonnello in pensione Vyacheslav Markhaev, criticato per aver perseguitato alcuni membri dell’opposizione, ha dichiarato che i deputati della Duma sono stati ingannati e che l’intenzione di avviare una guerra era stata mascherata.
“Condanno la leadership russa che ha iniziato ad applicare gli stessi metodi [occidentali] del doppio standard. Sotto gli auspici per il riconoscimento [delle autoproclamate Repubbliche] hanno celato i piani per lanciare una vera e propria guerra contro i nostri vicini.”
“Nessuno pensava che saremmo arrivati fino a Kiev,” ha riferito un altro deputato della Duma. “Sembrava tutta una folle finzione, che si è poi rivelata essere la realtà.”