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Home » Esteri

M.O., la guerra si allarga ancora: l’Iran rivendica un attacco contro obiettivi di Israele in Iraq e dell’Isis in Siria

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Le Guardie rivoluzionarie hanno confermato di aver attaccato un presunto “quartier generale del Mossad” a Erbil, nel Kurdistan iracheno, e di aver lanciato “missili balistici contro gli autori di operazioni terroristiche” nel Paese arabo

La guerra in Medio Oriente continua ad allargarsi: nella notte l’Iran ha rivendicato il lancio di diversi raid contro obiettivi di Israele nel nord dell’Iraq, a seguito dell’uccisione a Damasco del generale dei pasdaran Sayyed Razi Mousavi, e del sedicente Stato Islamico in Siria, che aveva rivendicato il duplice attentato di Kerman. La notizia è stata confermata in due diversi comunicati delle Guardie della Rivoluzione, citati anche dall’agenzia di stampa ufficiale Irna.

Gli attacchi si inseriscono nel contesto dell’escalation in corso in Medio Oriente seguita ai brutali attentati compiuti il 7 ottobre scorso in Israele da Hamas, costati la vita a 1.200 persone, e alla violenta reazione militare dello Stato ebraico contro la Striscia di Gaza, dove sono morti oltre 23mila palestinesi. L’appoggio di Teheran a Hamas e alla Jihad Islamica in Palestina, autori degli attentati all’origine dell’attuale fase del conflitto, al movimento sciita libanese Hezbollah, impegnato in una campagna di lanci di razzi contro Israele, e al gruppo armato yemenita degli Houthi, che per fare pressioni su Tel Aviv minaccia la libera navigazione nel Mar Rosso, ha infiammato la regione con raid missilistici, omicidi mirati e attentati registrati anche in Siria e in Iraq.

Il raid in Iraq
Il primo attacco, condannato dagli Usa e sia dalle autorità regionali curde che dal governo nazionale di Baghdad come una violazione della sovranità dell’Iraq, ha colpito Erbil, capoluogo del Kurdistan autonomo. “In risposta alle recenti atrocità del regime sionista, che hanno causato l’uccisione di comandanti delle Guardie e dell’Asse della Resistenza, uno dei principali quartier generale dello spionaggio del Mossad nella regione del Kurdistan iracheno è stato distrutto con missili balistici”, si legge nella nota diffusa dai pasdaran, secondo cui il raid avrebbe colpito “tre basi” dell’intelligence israeliana in Iraq. Finora Tel Aviv non ha commentato la notizia.

Secondo il governo regionale curdo invece, gli attacchi hanno colpito una zona residenziale, uccidendo almeno 4 civili e ferendone altri sei. L’ex vicepresidente del parlamento regionale curdo, Hemin Hawrami, ha confermato su X (ex Twitter) la morte del miliardario Peshraw Dizayee, proprietario del Falcon Group che gestisce grandi progetti come Empire World, molto vicino al clan presidenziale dei Barzani. L’attacco iraniano avrebbe colpito la sua casa, oltre all’abitazione di un alto funzionario e a una base dell’intelligence curda a Erbil. Non solo: secondo le emittenti Abc e Sky News, alcuni droni sarebbero stati abbattuti vicino all’aeroporto cittadino, dove il traffico aereo è stato sospeso e dove si trova una base delle truppe statunitensi, mentre un razzo sarebbe caduto vicino al consolato Usa.

Il raid ha provocato reazioni sia a Baghdad che a Washington. “Il governo iracheno adotterà tutte le misure legali contro queste azioni che sono considerate una violazione della sovranità dell’Iraq e della sicurezza del suo popolo, inclusa la presentazione di una denuncia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, si legge in un comunicato diffuso dall’ufficio del premier Mohammed Shia’ Al Sudani, dopo la richiesta del presidente della regione curda Masrour Barzani di rispondere in maniera decisa contro l'”attacco codardo” compiuto dall’Iran su Erbil, definito una “flagrante violazione della sovranità dell’Iraq e della regione del Kurdistan”.

Anche il Dipartimento di Stato Usa ha condannato gli attacchi definendoli “sconsiderati” e precisando che nessuna struttura statunitense è stata colpita. “Abbiamo rintracciato i missili che hanno colpito il nord dell’Iraq e la Siria settentrionale. Non è stato preso di mira né il personale né alcuna struttura statunitense”, ha scritto in una nota Adrienne Watson, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa bianca.

L’attacco in Siria
Oltre agli attacchi nel nord-est del capoluogo curdo iracheno, le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno affermato di aver “lanciato una serie di missili balistici in Siria e distrutto i responsabili di una serie di operazioni terroristiche” in Iran, riferendosi al sedicente Stato islamico.

L’Isis aveva infatti rivendicato i sanguinosi attentati di Kerman, compiuti in Iran il 3 gennaio scorso nel cimitero della cittadina iraniana durante una cerimonia in ricordo del generale Qassem Soleimani, ucciso quattro anni prima in un attacco ordinato da Donald Trump a Baghdad.

Secondo le autorità di Teheran, a seguito del duplice attacco suicida sono morte almeno 89 persone mentre 248 sono rimaste ferite. Nei giorni scorsi, secondo la procura di Kerman, erano state arrestate 32 persone sospettate di complicità negli attentati e rinvenute altre 16 bombe potenti almeno quanto gli esplosivi usati il 3 gennaio, mentre in precedenza erano stati arrestati almeno 23 membri dell’Isis pronti a colpire l’Iran.

“Assicuriamo alla nostra nazione che le operazioni offensive delle Guardie della rivoluzione continueranno fino a vendicare le ultime gocce del sangue dei martiri”, si legge nella nota diffusa dai pasdaran.

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