Libia, Conte incontra Haftar: “Via politica unica soluzione possibile”
Guerra Libia Conte Haftar – Il 16 maggio il premier Giuseppe Conte ha incontrato a Palazzo Chigi il maresciallo Khalifa Haftar.
Al centro del faccia a faccia la situazione in Libia, paese del Nordafrica in cui regna ancora una volta l’instabilità a causa del conflitto tra l’uomo forte della Cirenaica e il premier del Governo di accordo nazionale Fayez al Serraj.
“Con Haftar abbiamo parlato a lungo. Ho espresso la preoccupazione dell’Italia per la situazione” in Libia, “noi vogliamo il cessate il fuoco e confidiamo nella via politica come soluzione” della crisi, ha dichiarato il premier alla fine dell’incontro.
Il 3 aprile Haftar ha lanciato un’offensiva contro la capitale Tripoli, dichiarando che il suo obiettivo era combattere “terroristi, criminali e bande armate”.
Il premier libico per tutta risposta ha schierato le forze a lui fedeli per contrastare l’avanzata del maresciallo: al momento le truppe di Haftar continuano ad assediare la capitale da sud, mentre Serraj cerca di recuperare terreno.
Di recente il maresciallo ha cercato di sfondare le resistenze del Governo conducendo un raid su Zawiya, la città della nord-occidentale a 50 chilometri a ovest di Tripoli, dove sorge la principale raffineria del paese.
Haftar ha anche dispiegato ingenti truppe contro Sirte: sui social si sono rincorse diverse immagini di forze militari del maresciallo in marcia verso la città portuale che si trova a 450 chilometri a est di Tripoli.
Il 16 maggio gli scontri si sono invece concentrati nella zona dell’aeroporto di Mitiga, l’unico scalo ancora funzionante in Libia e che è stata già colpito dai raid delle forze di Haftar.
In questo contesto l’Italia cerca da mesi di fare da mediatore, appoggiando ufficialmente il Governo di accordo nazionale, l’unico riconosciuto dalle Nazioni Unite, ma senza chiudere le porte al maresciallo Haftar, che potrebbe essere il vero vincitore del conflitto.
L’uomo forte della Cirenaica, che controlla la maggior parte della Libia, può contare sul sostegno di Arabia Saudita, Emirati Arabi, Russia e – indirettamente – della Francia.
Al Serraj invece, oltre alle Nazioni Unite, ha dalla sua la Turchia e il Qatar, mentre sono sempre più difficili i suoi rapporti con Parigi.