Libano, raid di Israele nel sud: violata la tregua con Hezbollah
Almeno due persone sono rimaste ferite nel villaggio di confine di Markaba. Tel Aviv sostiene di aver colpito un impianto di Hezbollah in cui si preparavano "attività terroristiche con razzi a medio raggio"
La tregua tra Israele e Hezbollah, cominciata ieri mattina in Libano, è durata meno di 48 ore. Le forze armate israeliane (Idf) hanno confermato un raid aereo condotto contro una struttura del gruppo armato sciita nel sud del Paese dei Cedri, mentre l’esercito di Beirut accusa Tel Aviv aver ripetutamente violato, nelle ultime 48 ore, l’accordo di cessate il fuoco mediato da Stati Uniti e Francia.
In una nota diramata online, le Idf hanno fatto sapere di aver colpito con un attacco aereo “un impianto di Hezbollah nel sud del Libano” dopo aver “rilevato attività terroristiche con razzi a medio raggio”. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa ufficiale libanese Nna, il raid avrebbe centrato il villaggio di Markaba, vicino al confine, ferendo due persone. In precedenza, l’esercito israeliano aveva ammesso di aver sparato colpi di avvertimento contro alcuni individui sospetti in diverse località del Paese arabo. In uno di questi casi, un drone dello Stato ebraico aveva colpito un’area vicina ad alcuni sospetti, senza provocare vittime né feriti.
Beirut ha accusato Tel Aviv di aver ripetutamente violato la tregua. “Il 27 e 28 novembre 2024, dopo l’annuncio dell’accordo di cessate il fuoco, il nemico israeliano ha violato più volte l’intesa, attraverso violazioni aeree e prendendo di mira il territorio libanese con varie armi”, denunciano le forze armate libanesi in una nota diramata online. “Il Comando dell’Esercito sta dando seguito a queste violazioni in coordinamento con le autorità competenti”.
Nelle ultime ore, secondo l’agenzia di stampa ufficiale libanese Nna che cita fonti delle forze di sicurezza locali, nelle ultime ore i raid di Israele hanno colpito almeno sei aree nel sud del Libano, comprese tra le località di Markaba, Wazzani, Kfarchouba, Khiyam, Taybe e i dintorni di Marjayoun, tutte situate entro due chilometri dalla Linea Blu che demarca il confine tra il Libano e lo Stato ebraico.
Nel Paese dei Cedri, dunque, si continua a morire. Dalla ripresa della guerra tra Israele e Hezbollah ricominciata l’8 ottobre 2023, secondo il bollettino aggiornato diramato in serata sui social dal ministero della Salute di Beirut, in Libano sono state uccise almeno 3.961 e persone e altre 16520 sono rimaste ferite. Secondo l’esercito israeliano però, dall’inizio del conflitto sono stati uccisi almeno 3.500 combattenti del gruppo armato sciita.
L’accordo di cessate il fuoco, mediato da Stati Uniti e Francia, prevede il ritiro di Hezbollah a nord del fiume Litani, a circa 30 chilometri dal confine israeliano, e la contestuale smobilitazione delle truppe dell’esercito di Tel Aviv dal Libano meridionale entro 60 giorni, permettendo lo schieramento lungo la frontiera delle forze armate di Beirut, a cui è affidato il pattugliamento della zona cuscinetto in collaborazione con i Caschi blu della Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), di cui fa parte anche un contingente di un migliaio di soldati italiani.