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Home » Esteri

Israele accetta un accordo per un cessate il fuoco con Hezbollah in Libano

Immagine di copertina
Credit: Agf

L'annuncio del premier israeliano Netanyahu

Il gabinetto di sicurezza del governo di Israele ha accettato un accordo di cessate il fuoco con Hezbollah in Libano, elaborato grazie alla mediazione degli Stati Uniti e della Francia, coadiuvate dal governo di Beirut del premier Najib Mikati e dal presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri, alleato del gruppo armato sciita.

La tregua, che dovrebbe entrare in vigore domani mattina alle 10:00 ora locale (le 9:00 in Italia), è stata approvata questa sera dal gabinetto di sicurezza presieduto dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ne raccomanderà in serata l’approvazione da parte dell’intero governo di Tel Aviv, con l’obiettivo di sospendere le ostilità, che solo nelle ultime 24 ore hanno provocato almeno 55 morti e 160 feriti nel Paese dei Cedri.

Intanto però, a poche ore dall’annuncio ufficiale dell’intesa, non si sono fermati né i bombardamenti israeliani, che anche oggi hanno causato decine di vittime in tutto il Libano né gli attacchi del gruppo armato sciita, che ha lanciato almeno 180 razzi contro lo Stato ebraico.

Il testo integrale dell’accordo di tregua
Il quotidiano libanese L’Orient-Le Jour ha pubblicato il testo integrale dell’intesa tra Israele e il Libano per un cessate il fuoco con Hezbollah, composto da 13 punti:
– Hezbollah e tutte le altre organizzazioni armate presenti sul territorio libanese si asterranno da qualsiasi azione offensiva contro Israele
– In cambio, Israele non effettuerà alcuna azione militare offensiva contro obiettivi in ​​Libano, sia terrestri, aerei o marittimi
– Israele e Libano riconoscono l’importanza della Risoluzione n. 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
– Questi impegni non tolgono a Israele e al Libano il loro diritto intrinseco all’autodifesa
– Le forze di sicurezza e l’esercito libanese saranno gli unici soggetti autorizzati a portare armi o a schierare truppe nel sud del Libano
– La vendita, la fornitura o la produzione di armi e materiali affini in Libano saranno supervisionate dal governo libanese
– Tutte le strutture non autorizzate legate alla produzione di armi e materiali correlati saranno smantellate
– Tutte le infrastrutture e le posizioni militari non conformi a questi impegni saranno smantellate e tutte le armi non autorizzate saranno confiscate
– Verrà istituito un comitato approvato da Israele e Libano per supervisionare e assistere nell’attuazione di questi impegni
– Israele e Libano riferiranno qualsiasi violazione di questi impegni a questo comitato e alla Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL)
– Il Libano schiererà le forze di sicurezza statali e l’esercito lungo tutti i confini dei valichi di frontiera e lungo la linea definita per la zona meridionale, come descritto nel piano di spiegamento
– Israele si ritirerà gradualmente dall’area a sud della Linea Blu entro un massimo di 60 giorni
– Gli Stati Uniti rafforzeranno i negoziati indiretti tra Israele e Libano per ottenere un confine terrestre riconosciuto a livello internazionale

L’accordo si basa quindi sulla risoluzione n. 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite , che ha posto fine all’ultima grande guerra tra Hezbollah e Israele del 2006. L’intesa prevede il ritiro di Hezbollah a circa 30 chilometri dal confine israeliano, a nord del fiume Litani, mentre l’esercito di Tel Aviv dovrebbe smobilitare le truppe dal Libano meridionale entro 60 giorni, permettendo lo schieramento lungo la frontiera delle forze armate di Beirut che, secondo il ministero degli Esteri libanese, hanno già pronti allo scopo 5.000 militari. 

Un comitato composto da cinque Paesi, tra cui la Francia, e presieduto dagli Stati Uniti, sarebbe quindi incaricato di garantire il rispetto del cessate il fuoco. Washington, secondo quanto annunciato a Reuters dal ministro degli Esteri libanese uscente Abdallah Bou Habib, potrebbe inoltre svolgere un ruolo nella ricostruzione del sud del Paese dei Cedri. Soltanto domani però il governo di Beirut discuterà il piano.

Ma il rischio che le ostilità riprendano non è del tutto scongiurato. “Israele esige l’effettiva attuazione da parte dell’Onu del cessate il fuoco e dimostrerà tolleranza zero verso qualsiasi infrazione dell’intesa”, ha ribadito oggi il ministro israeliano della Difesa, Israel Katz, ricevendo a Tel Aviv la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite per il Libano, Jeanine Hennis-Plasschaert.

“Qualsiasi casa ricostruita nel sud del Libano e utilizzata come base terroristica sarà distrutta, qualsiasi arma e gruppo terroristico sarà colpito, qualsiasi tentativo di contrabbandare armi sarà sventato e qualsiasi minaccia contro le nostre forze o i cittadini israeliani sarà immediatamente stroncata”, ha aggiunto, secondo una nota diramata dal suo ufficio. “Se voi non agite, lo faremo noi, e con la forza”.

L’annuncio del premier Netanyahu
“Voglio dare ai nostri soldati tutto ciò di cui hanno bisogno per tutelare le loro vite e ottenere la vittoria. Ecco perché oggi abbiamo accettato questo cessate il fuoco. Manteniamo la piena libertà militare in Libano”, ha spiegato il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, in un discorso trasmesso in tv subito dopo l’approvazione della tregua da parte del gabinetto di sicurezza di Tel Aviv. “Siamo riusciti a raggiungere molti dei nostri obiettivi durante questa guerra. Abbiamo riportato Hezbollah indietro di circa dieci anni (…) Tre mesi fa, tutto questo sarebbe sembrato fantascienza. Ma l’abbiamo fatto, Hezbollah non è più lo stesso”. L’intesa, ha annunciato il premier, sarà portata in queste ore al Consiglio dei ministri israeliano, a cui il capo dell’esecutivo raccomanderà l’approvazione.

Ma il conflitto in Medio Oriente, per Netanyahu, non è finito qui. “Guardo tutti i fronti in parallelo. Guardo il quadro generale”, ha aggiunto. “Siamo impegnati a riportare a casa tutti gli ostaggi da Gaza. Siamo impegnati a completare lo sradicamento di Hamas. Sono determinato a fare tutto il necessario per impedire all’Iran di ottenere un’arma nucleare. Questa è la cosa più importante. Eliminare questa minaccia è l’obiettivo principale per garantire la sopravvivenza dello Stato di Israele”, ha proseguito il premier, secondo cui “la guerra non finirà finché tutti gli obiettivi, compreso il ritorno degli abitanti del nord alle loro case, non saranno stati raggiunti”. “Stiamo cambiando il volto della regione”, ha concluso.

Il commento di Hezbollah
Per il gruppo armato sciita, come riporta Ansa citando fonti interne al sedicente Partito di Dio, l’accordo con Israele rappresenta “una pausa tattica”, un “adattamento temporaneo” al contesto attuale, “necessario per proteggere i civili” e preservare l’integrità del proprio arsenale.

Un passo, secondo le fonti citate, “necessario per evitare che il conflitto si trasformasse in una guerra ancor più devastante” per il Libano. La stessa intesa, che prevede il dispiegamento dell’esercito libanese e il mantenimento della presenza dei militari della missione Onu (Unifil), tra cui un migliaio di italiani, sarebbe per Hezbollah solo “una soluzione temporanea, non risolutrice”.

Ad ogni modo, ha sottolineato oggi il deputato del sedicente Partito di Dio Amin Sherri, Israele non ha ottenuto “nessuna vittoria” sul campo. Hezbollah comunque, ha spiegato  a Reuters un altro deputato del movimento sciita Hassan Fadlallah, “rimarrà attivo anche dopo la fine della guerra con Israele”, aiutando gli sfollati a tornare nei propri villaggi e ricostruendo le aree distrutte dagli attacchi aerei israeliani.

Fronte caldo
Intanto le forze armate di Israele hanno continuato a bombardare per tutta la giornata di oggi diversi obiettivi del gruppo armato sciita in varie località del Libano, compresa la capitale Beirut, dove sono state colpite alcune filiali dell’associazione al-Qard al-Hasan, finanziata dall’Iran e notoriamente utilizzata da Hezbollah come una sorta di banca. Secondo il ministero della Salute di Beirut, almeno dieci persone sono morte e oltre una decina sono rimaste ferite nei raid israeliani che oggi hanno colpito il centro e la periferia sud della città.

In giornata poi, come annunciato da Tel Aviv, la 91esima divisione dell’esercito israeliano ha raggiunto il fiume Litani, in un’area situata a poco più di 3 chilometri dalla Linea Blu, presso la località di Metula, nel settore orientale del Libano meridionale. È la prima volta dal 2000, quando lo Stato ebraico si ritirò dal sud del Paese dei Cedri, che le truppe israeliane stazionano lungo il corso d’acqua.

Anche Hezbollah però ha continuato a bersagliare il territorio dello Stato ebraico: nelle ultime 24 ore almeno 180 razzi sono stati lanciati dal Libano verso Israele e solo alcuni sono stati intercettati dalla contraerea israeliana.

Dalla ripresa della guerra tra Israele e Hezbollah ricominciata l’8 ottobre 2023, secondo il bollettino aggiornato diramato stasera sui social dal ministero della Salute di Beirut, in Libano sono state uccise almeno 3.823 e persone e altre 15.859 sono rimaste ferite.

Le conseguenze a Gaza
Il G7, presieduto dall’Italia e riunito oggi a Fiuggi nel formato riservato ai ministri degli Esteri, ha appoggiato l’accordo e spera che possa costituire un primo passo per giungere a una tregua anche nella Striscia di Gaza. “Come G7, abbiamo lavorato duramente per un cessate il fuoco in Libano”, ha detto oggi in conferenza stampa il vicepremier e capo della Farnesina, Antonio Tajani. “Speriamo che dopo un primo cessate il fuoco in Libano, si possa raggiungere un cessate il fuoco anche a Gaza”.

Anche il segretario di Stato americano uscente Antony Blinken è dello stesso avviso. “Ora abbiamo l’opportunità di ottenere l’effettiva attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”, ha dichiarato Blinken, secondo cui questo accordo potrebbe fare “una grande differenza” nel “creare le condizioni che consentiranno alle persone di tornare in sicurezza alle proprie case (…) e a porre fine al conflitto a Gaza”. “Hamas saprà che non può contare sull’apertura di altri fronti di guerra. Stiamo monitorando la situazione molto da vicino e spero e credo che riusciremo a portare a termine il tutto”, ha concluso il segretario di Stato americano.

Ottimista anche il ministro libanese uscente dell’Economia e del Commercio, Amin Salam, che in un’intervista al portale locale Independent Arabia ha assicurato che la futura amministrazione di Donald Trump intende rilanciare “immediatamente il dossier di pace in Medio Oriente” e che la conclusione “di un accordo di pace tra Libano e Israele è tra le sue priorità”.

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