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Oxfam, Save The Children, Caritas e altre 18 ong internazionali: “I tagli ai finanziamenti dell’Unrwa minacciano le vite di 2 milioni di palestinesi a Gaza”

Immagine di copertina
Credit: Hussein Owda / © 2024 UNRWA

L’appello, firmato da 21 organizzazioni umanitarie, chiede ai Paesi donatori di confermare il sostegno all’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi

Un appello lanciato oggi da 21 ong internazionali, tra cui Oxfam, Save The Children e la Caritas internazionale, ha invitato i Paesi donatori a non sospendere i fondi all’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (UNRWA), dopo la decisione di 16 Stati di congelare le erogazioni in attesa di un’indagine delle Nazioni Unite sul presunto coinvolgimento di 12 dipendenti dell’ente negli attacchi terroristici del 7 ottobre contro Israele. Ne va della vita di due milioni di persone solo a Gaza.

“Come organizzazioni umanitarie, siamo profondamente preoccupati per il fatto che alcuni dei maggiori donatori abbiano deciso di sospendere i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA), il principale fornitore di assistenza per milioni di palestinesi a Gaza e nella regione, proprio nel momento in cui si sta verificando un rapido peggioramento della catastrofe umanitaria nella Striscia”, si legge nel documento. 

“Sollecitiamo i Paesi donatori a confermare il sostegno al lavoro vitale che l’UNRWA e i suoi partner svolgono per aiutare i palestinesi a sopravvivere a una delle peggiori catastrofi umanitarie dei nostri tempi”, prosegue il testo. “Li esortiamo a revocare le sospensioni dei finanziamenti, rispettare i loro doveri nei confronti del popolo palestinese e aumentare l’assistenza umanitaria per i civili in grave difficoltà a Gaza e nella regione”.

L’appello, intitolato “I tagli ai finanziamenti dell’UNRWA minacciano le vite dei palestinesi a Gaza e nella regione”, è stato firmato da Save the Children, War Child Alliance, ActionAid, Norwegian Refugee Council, Diakonia, Oxfam, Première Urgence Internationale, Médecins du Monde (France, Spain, Switzerland, Canada, Germany), Danish Refugee Council, Johanniter International Assistance, The Association of International Development Agencies – Aida, Humanity & Inclusion/ Handicap International (HI), INTERSOS, CCFD-Terre Solidaire, International Council for Voluntary Agencies, Norwegian People’s Aid, Plateforme des ONG françaises pour la Palestine, Norwegian Church Aid, DanChurchAid, American Friends Service Committee e anche dalla Caritas Internationalis.

Senza aiuti infatti, scrivono i firmatari, i civili rischiano di morire di fame, di affrontare una carestia e di essere colpiti da epidemie, “a causa dei continui bombardamenti indiscriminati di Israele e della privazione degli aiuti a Gaza”. “La sospensione dei finanziamenti da parte dei Paesi donatori – si legge nell’appello – avrà un impatto sugli aiuti salvavita per oltre due milioni di civili, di cui più della metà sono bambini, che dipendono dal sostegno dell’UNRWA a Gaza”.

La popolazione, secondo le ong, non dovrebbe pagare per le accuse rivolte a singoli individui. “Accogliamo con favore la rapida indagine dell’UNRWA sul presunto coinvolgimento di alcuni membri del personale delle Nazioni Unite negli attacchi del 7 ottobre”, si legge nell’appello. “Siamo allibiti di fronte alla decisione sconsiderata di tagliare un’ancora di salvezza per un’intera popolazione proprio da parte di alcuni dei Paesi che avevano chiesto di intensificare gli aiuti a Gaza e di proteggere gli operatori umanitari mentre svolgono il loro lavoro. Questa decisione arriva mentre la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato un’azione immediata ed efficace per garantire la fornitura di assistenza umanitaria ai civili di Gaza”.

Israele ha accusato 12 dipendenti (su 13mila) dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (UNRWA) di essere coinvolti negli attentati del 7 ottobre compiuti da Hamas e dalla Jihad Islamica: le Nazioni Unite hanno già licenziato queste persone e avviato un’indagine interna. Intanto però Stati Uniti, Germania, Giappone, Francia, Svizzera, Canada, Paesi Bassi, Regno Unito, Australia, Finlandia, Islanda, Estonia, Austria, Romania, Nuova Zelanda e anche l’Italia hanno sospeso i pagamenti all’UNRWA in attesa dell’esito delle indagini. Una decisione che potrebbe creare una voragine nel bilancio dell’Agenzia visto che, secondo i dati dell’ong UN Watch, solo nel 2022 questi Paesi si erano fatti carico di oltre il 73 per cento degli aiuti all’ente, che conta tra i suoi operatori oltre un centinaio di vittime in questa guerra.

“152 membri del personale UNRWA sono già stati uccisi e 145 strutture UNRWA sono state danneggiate dai bombardamenti. L’UNRWA è la più grande agenzia umanitaria a Gaza e il suo lavoro non può essere svolto da altre agenzie che operano a Gaza. Se le sospensioni dei finanziamenti non saranno revocate, rischiamo di assistere al completo collasso della già limitata risposta umanitaria a Gaza”, prosegue la nota. “Si stima che siano oltre un milione gli sfollati palestinesi che si rifugiano nei 154 centri di accoglienza dell’UNRWA o nei dintorni, per i quali l’agenzia e le organizzazioni umanitarie hanno continuato a lavorare in circostanze quasi impossibili per fornire cibo, vaccinazioni e acqua potabile. I Paesi che sospendono i fondi rischiano di privare ulteriormente i palestinesi della regione di cibo, acqua, assistenza e forniture mediche, istruzione e protezione”.

La guerra scatenata da Israele nella Striscia di Gaza dopo i brutali attentati di Hamas e della Jihad Islamica del 7 ottobre scorso, costati la vita a quasi 1.200 persone, per lo più civili, ha provocato oltre 26.700 morti palestinesi, in grande maggioranza donne e bambini. Nel territorio costiero, dove i gruppi terroristici avevano trasferito 250 ostaggi israeliani, si trovano ancora oltre 130 persone rapite, una ventina delle quali sarebbero già morte.

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