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Home » Esteri

Esclusivo TPI – L’ambasciatore dell’Iran in Italia, Mohammad Reza Sabouri, avvisa Israele: “Gli iraniani amano la pace ma sanno come combattere”

Immagine di copertina
Per gentile concessione dell'Ambasciata della Repubblica Islamica dell'Iran in Italia

“Israele ha fatto di tutto per impedire la stabilità e la cooperazione in Medio Oriente. Il doppio standard internazionale è la causa di questa tragedia. La resistenza è l'unico modo per contrastare Tel Aviv. E Teheran la sostiene. Risponderemo a qualsiasi attacco o minaccia con maggior forza rispetto al passato". L'intervista esclusiva al rappresentante della Repubblica islamica a Roma su TPI

È un momento propizio per Israele. Gli Stati Uniti sono alle prese con le elezioni presidenziali più incerte di sempre e il risultato ufficiale potrebbe non essere immediato. Nel Vecchio continente a quattro mesi dalle consultazioni elettorali si attende ancora la conferma degli incarichi in Commissione europea. Tel Aviv promette un attacco contro l’Iran e intanto bersaglia anche le basi delle forze di pace delle Nazioni Unite in Libano. Sono settimane decisive: il conflitto a Gaza rischia di incendiare il Medio Oriente in un momento in cui Stati Uniti ed Europa stanno rinnovando i propri organi di governo e potranno garantire azioni minime. In questo contesto ci si chiede cosa farà l’Iran, abile tessitore e terra di mezzo tra Occidente, Oriente e Paese arabi. Su questo argomento abbiamo intervistato Mohammad Reza Sabouri, ambasciatore dell’Iran in Italia.

Ambasciatore, ci sarà una guerra in Medio Oriente?
«Il Medio Oriente è sempre stato soggetto a interferenze esterne e a rivalità interne distruttive. Le azioni brutali condotte del regime israeliano dopo il 7 ottobre hanno aggravato questa situazione. Tuttavia, è chiaro che Israele, non avendo raggiunto i suoi obiettivi dichiarati a Gaza e per non ammettere la sconfitta e consentire al primo ministro israeliano di sfuggire al processo, sta cercando di prolungare la guerra e ampliarne i confini. La stabilità e la sicurezza della regione sono principi strategici della politica estera dell’Iran. Credo sia giunto il momento che anche altri attori regionali e internazionali si mobilitino per prevenire una crisi più grave con serie conseguenze per la pace locale e mondiale e devono utilizzare tutte le leve di pressione per fermare la macchina da guerra del regime usurpatore e criminale di Israele».

Cosa sta facendo l’Iran per pacificare l’area?
«Dopo l’inizio degli attacchi israeliani contro Gaza il 7 ottobre l’Iran ha mostrato la massima moderazione e ha sostenuto qualsiasi proposta di cessate il fuoco, accettata dai gruppi di resistenza o dal Libano, che ne salvaguardi gli interessi. Anche nelle due operazioni in risposta alle azioni provocatorie di Israele – gli attacchi contro le sedi diplomatiche iraniane in Siria, l’assassinio di ospiti iraniani durante l’inaugurazione del nuovo presidente, gli omicidi di consiglieri militari iraniani e di leader dei gruppi di resistenza – l’Iran ha colpito esclusivamente obiettivi militari israeliani, cercando di rispondere proporzionalmente nel quadro della legittima difesa, secondo l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, per evitare un’escalation». 

Parliamo della situazione in Libano: cosa pensa dell’attacco alle basi Unifil?
«Gli sforzi delle forze di pace dell’Unifil nella regione possono dare un contributo significativo al rafforzamento della pace e della stabilità. Il ruolo e il potenziamento delle capacità operative della forza di pace internazionale, sulla base dei compiti assegnati dalle Nazioni Unite, devono essere presi seriamente in considerazione. Tuttavia, il regime israeliano non rispetta queste regole internazionali e purtroppo nessun luogo è immune dai suoi attacchi. La possibilità che le forze Unifil subiscano danni durante gli attacchi israeliani è una delle preoccupazioni».

È possibile un cessate il fuoco fra israeliani e palestinesi?
«A oggi Israele ha fermato o respinto, in vari modi, tutti i piani di pace elaborati dai mediatori regionali e internazionali. Pertanto, almeno un cessate il fuoco immediato in Palestina e in Libano non presenta una formula complessa: basterebbe che il regime israeliano cessasse gli attacchi e le uccisioni a Gaza e in Libano, ponesse fine all’occupazione dei territori palestinesi e accettasse un cessate il fuoco».

Come reagirebbe la diaspora iraniana e l’opposizione interna in caso di attacco da parte di Israele?
«Il popolo iraniano, sia all’estero e sia la maggioranza che vive in patria, è molto sensibile a qualsiasi minaccia contro la sovranità e l’integrità territoriale del Paese. Nella nostra storia siamo stati attaccati molte volte, sia da Paesi vicini che da Paesi lontani. L’Iran risponderà a qualsiasi attacco o minaccia con maggiore forza rispetto al passato. Non dimenticate mai questa frase: gli iraniani sono un popolo amante della pace, ma sanno come combattere».

In caso di attacco e contrattacco Israele e l’Iran dovranno usare gli spazi aerei dei Paesi vicini. Cosa faranno gli Stati arabi?
«Le nostre autorità politiche e militari hanno più volte chiesto ai Paesi della regione di non permettere che il loro territorio e il loro spazio aereo diventino un campo di battaglia per il regime israeliano contro l’Iran, e li hanno avvertiti in merito. L’Iran risponderà a qualsiasi aggressione e attacco in modo molto più duro e potente rispetto al passato, e nessuno dovrebbe avere il minimo dubbio a riguardo».

I nostri libri di storia iniziano con la grande narrazione dei sumeri, dei babilonesi e della Persia come terra di mezzo fra Occidente, Asia e Paesi arabi. Israele ci ha dato la storia, la Grecia ci ha dato la filosofia, i Romani ci hanno dato il diritto. Cosa ha dato e può dare l’Iran alla civiltà Occidentale?
«L’Iran e l’Italia sono due nazioni simbolo nel contesto delle civiltà del mondo antico, hanno contribuito a plasmare la vita dell’umanità di oggi. L’Iran ha svolto un ruolo fondamentale nel patrimonio comune dell’umanità: ad esempio, il Cilindro di Ciro, scritto 2500 anni fa, è considerato la prima dichiarazione dei diritti umani al mondo. Oggi, l’applicazione imparziale delle leggi internazionali è una necessità urgente e vitale. Il silenzio e l’atteggiamento di doppio standard di fronte agli abusi contro i diritti umani sono la causa principale di tutte le tragedie nel mondo».

Chi e perché ostacola i rapporti tra l’Iran e l’Occidente.
«Israele ha fatto di tutto per impedire la stabilità e la cooperazione nella regione. È stato uno dei maggiori oppositori dell’Accordo sul nucleare iraniano del 2015 e ha fatto pressione sull’amministrazione Trump, fino a portarla a uscire dall’accordo. Speriamo che alcuni Paesi europei permettano a questo regime di utilizzare l’Occidente per raggiungere i propri obiettivi nefasti».

Però l’Iran fornisce armi a Hezbollah in Libano, a Hamas a Gaza, agli Houthi in Yemen, a varie milizie in Iraq e Siria.
«La storia della regione dopo la Seconda Guerra Mondiale ha dimostrato che il concetto di resistenza è l’unico modo per contrastare l’aggressione, l’occupazione e i crimini di Israele. La resistenza dei popoli contro l’oppressione e i regimi di apartheid è un concetto universalmente accettato. La Repubblica islamica dell’Iran sostiene questi movimenti nel quadro delle regole internazionali e del principio della “difesa legittima”. Tuttavia, il regime israeliano cerca di distorcere la realtà, dipingendo questi movimenti come gruppi proxy dell’Iran. L’Iran sostiene solo la resistenza».

L’Iran è sottoposto a sanzioni anche a causa della fornitura di armi e del programma nucleare. Che impatto hanno sulla popolazione iraniana? È ancora possibile un dialogo con gli Stati Uniti?
«Tutte le sanzioni imposte all’Iran, soprattutto le sanzioni imposte dopo la Risoluzione Onu 2231 del 2015, sono illegali e la loro applicazione è illecita. Le sanzioni hanno causato sofferenze e difficoltà per la popolazione, comprese le persone affette da malattie rare, che non possono accedere a farmaci essenziali e purtroppo molti hanno perso la vita. Tuttavia, posso assicurare che l’Iran ha imparato a resistere e a contrastarle. Fino al 2018, secondo i rapporti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’Iran ha rispettato pienamente i suoi impegni. Tuttavia, dopo l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo e l’incapacità dei Paesi europei di rispettare i loro obblighi, l’Iran ha sospeso alcuni dei suoi impegni volontari. L’Iran è pronto a riprendere negoziati costruttivi basati su interessi reciproci».

Quello che sta accadendo in Medio Oriente è causato da interessi economici, da motivi religiosi o da una paura esistenziale verso il vicino di casa?
«Sono stati scritti molti libri sulle cause della guerra. Tuttavia, i pensatori del mondo devono impegnarsi a teorizzare le cause della pace e della sua stabilità. Non credo che il sistema internazionale sia fondato sul conflitto e sulla competizione. La storia dimostra che la cooperazione e la coesistenza pacifica sono le vie per il progresso e lo sviluppo».

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