Israele contro l’Unrwa: “Dipendenti collusi con Hamas”. L’appello Onu ai donatori: “Non sospendete i fondi”
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha promosso un’indagine interna ma chiede di assicurare la “continuità” delle attività dell’Agenzia da cui dipende la sopravvivenza di 2 milioni di palestinesi a Gaza
Israele ha accusato 12 dipendenti (su 13mila) dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (UNRWA) di essere coinvolti negli attentati del 7 ottobre compiuti da Hamas e dalla Jihad Islamica: le Nazioni Unite hanno già licenziato queste persone e avviato un’indagine interna ma intanto 15 Paesi del mondo, Italia compresa, hanno congelato i fondi destinati all’ente internazionale mettendo a rischio gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.
“Le autorità israeliane hanno fornito all’UNRWA informazioni sul presunto coinvolgimento di diversi dipendenti dell’Agenzia nei terribili attacchi contro Israele del 7 ottobre”, aveva annunciato venerdì 26 gennaio il commissario generale Philippe Lazzarini, che dirige l’ente coinvolto. “Ho deciso di rescindere immediatamente i contratti di questi dipendenti e di avviare un’indagine per stabilire senza indugio la verità. Qualsiasi dipendente dell’UNRWA coinvolto in atti di terrorismo sarà ritenuto responsabile, anche attraverso procedimenti penali”.
Un dipendente dell’UNRWA, secondo il New York Times, è accusato del sequestro di una donna, un altro avrebbe invece preso parte a un attacco a un kibbutz in cui sono state uccise 97 persone. Almeno una trentina di membri dello staff, secondo l’ong UN Watch che monitora le attività dell’Onu, avrebbero invece “esultato” dopo gli attentati del 7 ottobre in un gruppo Telegram che riunisce circa tremila tra insegnanti ed educatori pagati dall’Agenzia.
Anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto “inorridito” da queste notizie e ha chiesto “di indagare rapidamente e garantire che qualsiasi dipendente dell’UNRWA che abbia partecipato o favorito gli attacchi venga immediatamente licenziato e deferito in sede penale”. Tuttavia, l’ex premier portoghese ha anche lanciato un appello agli Stati donatori perché garantiscano la “continuità” delle attività dell’Agenzia, il principale ente attivo a Gaza nella consegna di aiuti umanitari alla popolazione civile.
Dopo la notizia infatti, Stati Uniti, Germania, Giappone, Francia, Svizzera, Canada, Paesi Bassi, Regno Unito, Australia, Finlandia, Islanda, Estonia, Austria, Romania e anche l’Italia hanno sospeso i pagamenti all’UNRWA, in attesa dell’esito delle indagini. Una decisione che potrebbe creare una voragine nel bilancio dell’Agenzia, visto che solo nel 2022 questi Paesi avevano donato oltre 720 milioni di dollari all’UNRWA.
Non solo: questa mattina anche la Commissione Ue, che tra il 2021 e il 2023 ha versato più di 304 milioni di dollari all’Agenzia Onu, ha annunciato che “riesaminerà” il proprio sostegno, in attesa di un audit con i funzionari delle Nazioni Unite.
“Ogni Paese che continua a finanziare l’UNRWA prima di un’indagine approfondita sull’organizzazione dovrebbe sapere che il suo denaro potrebbe essere utilizzato per il terrorismo e che gli aiuti trasferiti a quest’agenzia potrebbero arrivare ai terroristi di Hamas invece che alla popolazione di Gaza”, ha denunciato l’ambasciatore di Israele all’Onu Gilad Erdan, secondo cui Guterres ha ripetutamente ignorato le “prove” riguardo il coinvolgimento dell’Agenzia nello ”incitamento al terrorismo”.
Ma la sospensione dei finanziamenti potrebbe ricadere interamente sulla popolazione della Striscia, mettendo a rischio gli aiuti umanitari in arrivo nel territorio palestinese. “L’UNRWA è la principale agenzia umanitaria a Gaza, da cui dipende la sopravvivenza di oltre 2 milioni di persone”, ha sottolineato il commissario generale Philippe Lazzarini. “Molti soffrono la fame mentre il tempo stringe e la carestia incombe. L’Agenzia gestisce rifugi per oltre 1 milione di persone e continua a fornire cibo e assistenza sanitaria di base anche al culmine delle ostilità”.
Il personale essenziale, ha proseguito il funzionario dell’Onu, “quasi tremila su 13mila dipendenti continuano a lavorare, offrendo alla comunità un’ancora di salvezza che può crollare da un momento all’altro a causa della mancanza di fondi”. “Sarebbe estremamente irresponsabile sanzionare un’Agenzia e un’intera comunità per le accuse di aver commesso atti criminali rivolte contro alcuni individui, soprattutto in un momento di guerra, sfollamento e crisi politica nella regione”, ha concluso Lazzarini.