Amnesty, Oxfam, Save The Children e altre 13 ong internazionali: “Basta armi a Israele e ai gruppi armati palestinesi”
L’appello, firmato da 16 ong internazionali, chiede l’intervento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per fermare le consegne di armi che “alimentano la crisi umanitaria” nella Striscia di Gaza
Un appello lanciato oggi da 16 ong internazionali, tra cui Amnesty International, Oxfam e Save The Children, ha invitato tutti i Paesi del mondo a smettere di fornire armi a Israele e ai gruppi armati palestinesi.
“Chiediamo a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite di fermare immediatamente il trasferimento di armi, componenti e munizioni a Israele e ai gruppi armati e palestinesi”, si legge nel documento. “Esiste il rischio che vengano utilizzate per commettere o agevolare gravi violazioni del diritto internazionale umanitario o dei diritti umani”.
L’appello è stato firmato da Federation Handicap International – Humanity & Inclusion, War Child Alliance, Christian Aid,
Norwegian People’s Aid, Médecins du Monde International Network, Mennonite Central Committee, medico international, Oxfam, Center for Civilians in Conflict (CIVIC), Danish Refugee Council, Save the Children, Plan International, Norwegian Refugee Council, Diakonia, Amnesty International e American Friends Service Committee (AFSC).
Visto che tali forniture “alimentano la crisi umanitaria” in corso nella Striscia di Gaza, i firmatari invitano il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a intervenire per porre fine alle consegne di armi alle parti in conflitto: “La comunità internazionale attende da tempo di rispettare questi impegni”. Inoltre, le ong chiedono a Israele un cessate il fuoco immediato e la fine dei “lanci indiscriminati di razzi contro la popolazione israeliana” da parte dei gruppi palestinesi.
“I bombardamenti e l’assedio di Israele stanno privando la popolazione civile dei beni di prima necessità, rendendo Gaza inabitabile”, prosegue la nota. “Oggi, la popolazione civile della Striscia si trova ad affrontare una crisi umanitaria di gravità e portata senza precedenti”. Mentre “la presa di ostaggi e gli attacchi indiscriminati” contro la popolazione israeliana compiuti dai gruppi armati palestinesi “costituiscono” chiare “violazioni del diritto umanitario internazionale e devono cessare immediatamente”.
La guerra scatenata da Israele nella Striscia di Gaza dopo i brutali attentati di Hamas e della Jihad Islamica del 7 ottobre scorso, costati la vita a quasi 1.200 persone, per lo più civili, ha provocato almeno 25.700 morti palestinesi, in grande maggioranza donne e bambini. Nel territorio costiero, dove i gruppi terroristici avevano trasferito 250 ostaggi israeliani, si trovano ancora 132 persone rapite, 28 delle quali sarebbero già morte.
La violenta reazione israeliana ha inoltre provocato almeno 167 vittime tra gli operatori umanitari presenti nella Striscia, “il più alto numero mai registrato in qualsiasi conflitto” combattuto nel XXI secolo. Il Comitato internazionale per la protezione dei giornalisti ha invece confermato la morte di 83 tra cronisti e operatori dei media: 76 palestinesi, 4 israeliani e 3 libanesi. Gaza è “oggi il luogo più pericoloso del mondo per un bambino, un giornalista e un operatore umanitario”, denunciano le ong.