I Paesi Baltici annunciano un’area di difesa comune, Grigore-Kalev Stoicescu a TPI: “Siamo pronti a difenderci dalla Russia”
Intervista al deputato del Parlamento estone e capo della Commissione Difesa
I tre Paesi Baltici contro il pericolo russo. È stato annunciato, come sappiamo, il 20 gennaio scorso un piano di difesa comune a Lettonia, Estonia e Lituania. Saranno create fortificazioni a ridosso delle frontiere, postazioni per missili Himars, trincee, bunker profondi per le riserve, ostacoli anticarro e campi minati. L’annuncio è stato dato a Riga – dopo due giorni di colloqui – in maniera congiunta dai ministri della Difesa lettone Andris Spruds, da quello estone Hanno Pevkur e da quello della Lituania Arvydas Anusauskas. Abbiamo intervistato su questo tema Grigore-Kalev Stoicescu, deputato del Parlamento estone, capo della Commissione Difesa.
Sig. Stoicescu, l’intesa si fonda al solido aiuto fornito dai contingenti NATO presenti nell’area. Cosa significa questa strategia dei tre Paesi Baltici dal punto di vista della comunicazione?
Gli stati membri della NATO che condividono i propri confini con la Russia avvertono più chiaramente la minaccia russa. Sono esposti a possibili attacchi e aggressioni russe direttamente attraverso i loro confini orientali. Per questo motivo si sono mobilitati per rafforzare la loro difesa collettiva quanto più rapidamente possibile e nel prossimo futuro. L’aggressione della Russia non è imminente, vale a dire che nessuno può prevederlo con certezza, ma è più probabile se Mosca rileva debolezza e vulnerabilità nel fianco orientale della NATO e nell’alleanza in generale. Si tratta di scoraggiare la Russia, cioè di persuadere la Russia che siamo collettivamente e assolutamente pronti a difenderci, e che la Russia sarà sconfitta in caso di aggressione. Non conviene attaccare la NATO, poiché siamo più forti e determinati. Questa è comunicazione strategica attraverso la costruzione e la dimostrazione di forza, perché la diplomazia, comprese le telefonate, purtroppo non funziona con la Russia di Putin, per quanto abbiamo visto tutti.
Lei pensa che le misure preventive previste possano rappresentare un deterrente importante rispetto alle possibili mire russe?
La risposta è sì. Abbiamo il dovere di scoraggiare la Russia e prevenire una guerra su larga scala. Vinceremmo, ma tutti ne soffrirebbero, anche se la Russia dovesse affrontare conseguenze molto più gravi di quelle attuali, a causa della sua aggressione immotivata, illegale e barbara contro l’Ucraina.
Cosa ne pensa delle ultime rivelazioni della stampa tedesca circa l’eventualità di un attacco russo contro i territori estone, lituano e lettone entro il 2025?
Scenari di esercitazioni o spunti di riflessione, destinati a chi pianifica la strategia militare e la Difesa, finiscono per qualche motivo sui giornali. Questi sono pensati per esercitarsi e prepararsi a diversi imprevisti in particolari periodi di tempo. Ciò non significa che qualcuno saprebbe con certezza quando la Russia sarebbe pronta ad attaccare qualsiasi membro della NATO o se la Russia lo farebbe effettivamente, anche se avesse ripristinato o migliorato le sue capacità economiche e militari. Nessuno sa quando e come finirà l’aggressione della Russia contro l’Ucraina, ma non c’è dubbio che la Russia non si avventurerebbe in una nuova e molto più grande e catastrofica avventura militare prima che la guerra in Ucraina finisca. Solo allora si potrà valutare la reale posizione della Russia, così come le sue prospettive di ripresa.
A due anni dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina cosa ne pensa del conflitto in corso?
L’Ucraina ha bisogno di maggiore sostegno da parte di tutti gli alleati occidentali (NATO/UE). Combatte per la sua e la nostra libertà e democrazia. Dobbiamo vincere, altrimenti ci aspetta una Russia sempre più revanscista e aggressiva. L’Ucraina può liberare il suo territorio con il nostro aiuto, se offriamo aiuto nella quantità necessaria e in modo coerente, senza interruzioni, ma la vittoria sulla Russia può essere ottenuta solo collettivamente, e soprattutto con mezzi economici. Limitando i benefici della Russia derivanti dai flussi di cassa e dall’accesso alla tecnologia che supporta la sua industria e la produzione bellica. La Russia deve essere messa in ginocchio dal punto di vista economico per non poter sostenere troppo a lungo il suo sforzo di aggressione. Ciò è possibile e necessario, ma richiede una forte determinazione da parte degli alleati occidentali e una chiara comprensione di ciò che è in gioco e di cosa potrebbe probabilmente accadere se non facciamo ciò che è richiesto in questa situazione.
Rispetto ai problemi legati ai conflitti europei qual è il suo punto di vista sulle tensioni oggi in Africa e Medio Oriente? Crede che possano influenzare e sviluppare ulteriore escalation?
La Russia vive secondo il vecchio motto sovietico: più la situazione peggiora, meglio è. Siamo tutti in guerra con la Russia, anche se l’azione militare è visibile solo in Ucraina, dove dovrebbe restare finché non vinceremo. La Russia si confronta con noi in tutti gli altri ambiti non militari, dagli attacchi informatici, alla propaganda e alla disinformazione, all’uso della migrazione come arma ibrida e al danneggiamento delle infrastrutture critiche sottomarine. È nell’interesse della Russia diffondere i conflitti in altri continenti per non permettere all’Occidente di concentrarsi sull’Ucraina. Gli interessi della Cina in Africa e nel Vicino Oriente non dovrebbero essere ignorati, soprattutto considerando il rapporto di cooperazione tra Pechino e Mosca.
La “frammentazione dell’ordine mondiale” in potenze regionali piccole e medie sta coinvolgendo, in qualche modo, anche la politica estera dei Paesi Baltici?
Gli Stati baltici sono piccoli, ma sono membri delle alleanze più potenti del mondo, la NATO e l’UE. Questo ci dà fiducia. La democrazia è sotto attacco, sia dall’esterno che dall’interno dell’Occidente. È un momento difficile, ma dobbiamo alzarci e difendere la democrazia, il nostro modo di vivere e i nostri diritti legali. Siamo sulla soglia di una nuova guerra fredda, se non ci siamo già dentro. Una guerra fredda un po’ diversa da quella del secondo dopoguerra, ma forse più pericolosa e imprevedibile finché la situazione non si stabilizza più o meno e certe regole non vengono applicate e rispettate. Coloro che rifiutano la democrazia e combattono contro di essa, con la Russia (e la Cina) in prima linea, sono impegnati in una lotta a tutto campo che mira a indebolire l’Occidente ed espellerlo il più possibile dal Sud del mondo. La politica estera dell’Estonia, e di altri Stati baltici, ha l’obiettivo di rafforzare la NATO e l’UE e sostenere i nostri valori democratici comuni.