Altro che frontiere aperte, in mezza Europa viaggi sconsigliati: così il Green Pass rischia di diventare inutile
Il Green pass europeo è già morto? Al momento no, ma non si sente molto bene. Al di là dei problemi di riconoscimento della certificazione, rilasciata anche a chi ha ricevuto soltanto la prima dose e in questo caso non riconosciuta da molti Stati europei, il comportamento di alcuni governi del continente mette a rischio l’efficacia di questo strumento.
Annunciata dalla Commissione europea come il mezzo per ripristinare la libertà di movimento all’interno dell’Ue e dello spazio Schengen, la Certificazione verde Covid è entrata in vigore a livello comunitario dal 1 luglio ma tra i Paesi membri qualcuno ha già imposto o minaccia di imporre nuove restrizioni alla circolazione da altri Stati, prima fra tutti la Germania, un esempio che presto potrebbe essere seguito anche dalla Francia.
Il caso tedesco
A fine giugno, il governo guidato da Angela Merkel aveva infatti vietato l’ingresso nel proprio territorio ai viaggiatori provenienti dal Portogallo, con la sola eccezione dei cittadini e dei residenti tedeschi di ritorno dal Paese iberico.
La cancelliera aveva criticato la scelta di Lisbona di consentire ai viaggiatori britannici l’ingresso nel territorio lusitano, pur conoscendo la situazione epidemiologica del Regno Unito, dove nonostante la campagna vaccinale è in crescita la diffusione della variante Delta del nuovo Coronavirus e dove ieri i contagi giornalieri hanno superato i 32mila, tornando ai livelli di metà gennaio, con un lieve aumento delle ospedalizzazioni.
Allora non erano bastate neanche le rassicurazioni del governo del premier portoghese Antonio Costa, che aveva imposto una quarantena addirittura di due settimane ai viaggiatori britannici in arrivo in Portogallo, a meno che non fossero completamente vaccinati.
Il Robert Koch Institute, responsabile del controllo e della prevenzione delle malattie infettive in Germania e parte del Ministero federale tedesco della Salute, aveva infatti inserito il Paese iberico (insieme a Russia e India) nella lista delle aree del mondo a rischio a causa della diffusione delle varianti virali, attirando a Berlino le critiche delle istituzioni europee e non solo.
Le prime erano arrivate proprio da Lisbona e dal premier Costa, che aveva dichiarato di “non apprezzare” le “politiche particolarmente restrittive” adottate “a volte a ragione, a volte a torto” dalla Germania. Inizialmente il primo ministro portoghese aveva voluto concedere il beneficio del dubbio alle autorità tedesche, affermando in un primo momento che forse la scelta di Berlino era legata a una serie di “incertezze” su “come applicare le nuove regole, che tutti stiamo imparando”.
Eppure la situazione non si era sbloccata nemmeno dopo una telefonata tra il premier lusitano e la cancelliera tedesca. “Nella mia conversazione con la signora Merkel, non ho cercato di convincerla che la nostra situazione non è grave”, aveva spiegato a fine giugno Costa alla stampa.
“Ho solo chiarito il nesso di causalità: era chiaro dall’incidenza geografica della nuova variante e dall’aumento dei casi, registrato soprattutto nella regione di Lisbona, che la diffusione del ceppo Delta non aveva nulla a che fare con la finale di Champions League giocata a Porto”, che ha ospitato migliaia di tifosi britannici. Secondo il primo ministro portoghese invece, l’aumento dei contagi era legato al “contatto diretto con una popolazione proveniente dall’India, che lavora nell’agricoltura e anche nel turismo”.
Sul caso era dovuta intervenire direttamente la Commissione europea, la cui presidente Ursula von der Leyen è stata ministra della Difesa nel governo Merkel, per difendere l’efficacia del Green Pass. Bruxelles aveva criticato la decisione tedesca, ricordando a Berlino che, secondo le disposizioni comunitarie per la Certificazione verde Covid, nessuno dei 27 Stati membri può imporre un divieto di circolazione verso gli altri, ma può solo richiedere ulteriori requisiti per l’ingresso sul proprio territorio come test aggiuntivi e prolungati periodi di quarantena.
La Germania aveva invece informato la Commissione della volontà di attivare il cosiddetto “freno di emergenza” per limitare i viaggi dal Portogallo, considerando il Paese una “zona a rischio di diffusione delle varianti virali”, al fine di contenere l’epidemia di Covid-19. Bruxelles aveva però ribadito che le severe misure restrittive imposte da Berlino sui viaggi da e per il Portogallo non erano “allineate” alle raccomandazioni emanate per i 27 Paesi membri, volte proprio ad agevolare i viaggi estivi.
Alla fine il divieto tedesco, imposto a partire dal 29 giugno, è cessato soltanto ieri – mercoledì 7 luglio – a seguito delle pressioni esercitate su Berlino dalla Commissione europea e da altri Stati membri. Nonostante l’epilogo (finora) positivo, la decisione tedesca ha però dimostrato quanto in realtà la misura adottata a livello comunitario dipenda comunque dagli umori delle varie cancellerie e di certo costituisce un precedente pericoloso, che presto potrebbe essere seguito da altri Paesi: a partire dalla Francia.
Le minacce francesi
Risolto il caso tedesco, ecco affacciarsi all’orizzonte la possibilità di un divieto di viaggi da e per la penisola iberica da parte della Francia, in barba al Green Pass. “Se non avete già prenotato, evitate Spagna e Portogallo“, ha avvertito oggi il ministro francese per gli Affari Europei, Clement Beaune, in vista di una riunione particolare, prevista la prossima settimana, per affrontare la variante Delta del nuovo Coronavirus che si sta diffondendo rapidamente in tutta Europa.
In un’intervista concessa oggi a France 2 TV, Beaune ha sottolineato come Parigi “non escluda” di imporre ulteriori restrizioni ai viaggi in Paesi in cui si registra un aumento dei casi di Covid-19 causato dalla diffusione delle varianti virali. Il ministro ha poi chiesto “cautela” a chiunque abbia intenzione di recarsi all’estero per le vacanze estive.
#Frontières | « Nous avons été clairs avec nos partenaires 🇪🇺 : certains pays ont déjà renforcé leurs dispositifs de contrôle à l’entrée. Surtout, il faut que les vaccins reconnus soient limités à ceux autorisés par l’agence 🇪🇺 @EMA_News. » @Caroline_Roux pic.twitter.com/3NScqcGFBn
— Clement Beaune (@CBeaune) July 8, 2021
“Decideremo nei prossimi giorni ma potremmo adottare ulteriori e più severe misure”, ha avvertito Beaune. “Per chi non ha ancora prenotato le vacanze, evitate Spagna e Portogallo tra le vostre destinazioni”. Così il ministro francese ha messo in guardia i viaggiatori sull’attuale rischio di contagio soprattutto in quei Paesi che hanno “aperto troppo le porte” con l’obiettivo di beneficiare della stagione turistica. E non è il primo a pensarla così tra le autorità d’Oltralpe.
Ieri, durante la consueta conferenza stampa settimanale, il portavoce del governo francese, Gabriel Attal, aveva indicato Spagna, Portogallo e Regno Unito come Paesi monitorati in maniera particolare dalle autorità di Parigi, in quanto aree a rischio di diffusione delle varianti virali. Insomma, il caso tedesco che sembra ripetersi.
Al momento, tutti i Paesi membri dell’Unione europea e dello spazio Schengen figurano nella lista verde della Francia, il che significa che, secondo le regole del Green pass, chiunque abbia completato il ciclo vaccinale e i guariti possono entrare in territorio francese senza bisogno di test o di effettuare alcun periodo di quarantena, limitandosi a compilare un modulo di dichiarazione sanitaria. I non vaccinati o chi abbia ricevuto solo la prima dose devono invece esibire un test anti-Covid negativo e non sono obbligati alla quarantena.
Lunedì 12 luglio è però in programma una riunione straordinaria del Consiglio di Difesa francese, in cui i ministri presenti decideranno se debbano essere imposte misure aggiuntive, comprese ulteriori restrizioni agli spostamenti da e per l’estero. Intanto negli ultimi giorni sia la Spagna che il Portogallo hanno reintrodotto una serie di provvedimenti restrittivi in alcune regioni a causa di un aumento dei casi di Covid-19 riconducibili a focolai di variante Delta.
Così, se stavolta le pressioni della Commissione europea e degli altri Stati membri non dovessero bastare, il nuovo ceppo virale rischia di far saltare il sistema del Green pass, mentre anche il Governo italiano pensa di cambiare le regole della Certificazione verde Covid proprio a causa della variante Delta.