Clima, la Grande barriera corallina sta morendo: prospettive “molto scarse” di sopravvivere
Clima, la Grande barriera corallina sta morendo: prospettive “molto scarse” di sopravvivere
La Grande barriera corallina ha possibilità “molto scarse” di sopravvivere a causa del cambiamento climatico e di altri fattori che stanno mettendo a rischio gli organismi che la costituiscono. Lo hanno dichiarato oggi esperti del governo australiano, commentando i risultati di uno studio sulle condizioni della barriera lunga 2.300 chilometri, al centro di una disputa tra l’Australia e la Cina.
Lo studio realizzato dal l’Istituto australiano di scienze marine (Australian Institute of Marine Science, Aims), ha trovato che i coralli stanno attualmente attraversando una fase di “recupero” grazie all’assenza nell’ultimo anno di alte temperature e di cicloni. Tuttavia, nonostante il “barlume di speranza”, i rischi per la barriera corallina sono ancora molto concreti, secondo quanto dichiarato da Britta Schaffelke, direttrice del programma di ricerca dell’Aims.
A giugno l’Unesco ha raccomandato di inserire la Grande barriera corallina tra i siti considerati “a rischio”, una designazione contestata dal governo australiano che nelle ultime settimane ha lanciato una campagna diplomatica per evitare che la raccomandazione sia accolta dal comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco durante la sessione che si terrà fino al 31 luglio nella città di Fuzhou in Cina. La decisione è attesa per il prossimo venerdì 23 luglio.
La ministra australiana dell’Ambiente, Sussan Ley, ha citato a sostegno del punto di vista del governo anche lo studio pubblicato oggi dall’Aims, che ha esaminato 127 siti della barriera scoprendo che la copertura di coralli “duri” era aumentata in 69 delle 81 località valutate negli ultimi due anni.
Molti esperti e scienziati sono però di diverso avviso e ritengono che il rapporto dell’Aims dimostri come la barriera corallina sia in pericolo.
La stessa Schaffelke, direttrice del programma di ricerca dell’Aims, ha detto che nonostante il miglioramento, le “prospettive per il futuro sono ancora molto scarse a causa dei pericoli del cambiamento climatico e di altri fattori che stanno influendo sugli organismi che compongono la barriera corallina”.
Il rapporto stesso sostiene che il monitoraggio del livello di copertura dei coralli sulla barriere coralline non dà informazioni sulla “diversità o la composizione degli assemblaggi corallini”. La maggior parte della crescita della copertura è infatti attribuita agli Acropora, una specie che cresce velocemente ma spesso è la prima a subire danni dagli sbiancamenti e dai cicloni.
“L’Australia, in quanto stato membro del comitato del patrimonio mondiale, dovrebbe (…) attribuire importanza ai pareri degli organi consultivi e adempiere seriamente al dovere di protezione del patrimonio mondiale invece di lanciare accuse infondate contro altri stati”, ha detto Tian Xuejun, vice ministro dell’istruzione della Cina che presiederà l’incontro di quest’anno del comitato Unesco, spiegando che la decisione di inserire la barriera tra i siti considerati a rischio è stata anche basata su dati raccolti dal governo australiano.
Un “declassamento” della Grande barriera corallina da parte dell’Unesco potrebbe incidere sulla capacità del sito di attirare turisti, che secondo alcune stime avrebbe generato proventi per 4 miliardi di dollari all’anno prima della pandemia.