Queste due multinazionali investono sull’innovazione più dell’intera Italia
È quanto emerge da un rapporto della Commissione Europea. Le due compagnie arrivano a una spesa totale di 26,6 miliardi, mentre l'Italia si ferma a 23
L’innovazione, specie quella tecnologica, è fondamentale nel mondo globalizzato per poter competere. Vale per le aziende così come per le economie dei vari paesi.
Ecco perché la quantità di fondi investiti in ricerca e sviluppo può costituire un indicatore attendibile dello stato di salute di una compagnia privata così come di uno stato.
In Italia, come è noto, l’innovazione tecnologica ha sempre stentato a decollare, e il nostro paese continua a inseguire, in questo settore, le altre economie avanzate.
Altra cosa ormai risaputa è che a farla da padroni, nel comparto della ricerca e dell’innovazione, sono alcuni grandi giganti tra cui quelli della Silicon Valley: Google, Microsoft, Amazon, Facebook, Apple.
Non solo: anche grandi industrie automobilistiche come Volkswagen e Toyota investono ingentissime quantità di denaro proprio nella ricerca.
Ecco allora che, come emerge da un rapporto appena pubblicato dalla Commissione Europea, le multinazionali investono spesso nel settore della ricerca più di molte grandi nazioni.
Nello specifico, il dato più eclatante per quanto riguarda l’Italia è il seguente: Google e Volkswagen, da sole, spendono in innovazione e ricerca più di quanto faccia il nostro paese.
Secondo i dati Istat, infatti, l’Italia non va oltre i 23 miliardi di spesa annua in questi settori, considerando sia la spesa pubblica che quella privata.
Google e Volkswagen, invece, sommando i loro investimenti, arrivano alla ragguardevole cifra di 26,6 miliardi, oltre 3 in più rispetto al nostro paese.
Il rapporto della Commissione Europea analizza le 2.500 aziende che dedicano le maggiori risorse economiche a ricerca e sviluppo. Volkswagen si posiziona al primo posto, con una spesa di 13,7 miliardi, seguono Google con 12,9 e Microsoft con 12,4.
A completare le prime 10 posizioni sono: Samsung (12,2 miliardi), Intel (12,1), Huawei (10,4), Apple (9,5), Roche (9,2), Johnson & Johnson (8,6) e Novartis (8,5).
Tra le prime 2.500 aziende, 822 sono statunitensi e 567 europee. Tra queste ultime, le imprese italiane presenti nella classifica sono solo 24. Le compagnie cinesi sono invece ben 376, 11 in più di quelle giapponesi.
Tra i gruppi italiani, emerge come quelli che investono di più in innovazione siano Telecom e Leonardo, seguiti da Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Il dato eclatante che viene fuori da questo report, in ogni caso, è come gli stati fatichino a tenere il passo delle grandi multinazionali, che si sono trasformate ormai in imperi economici con capacità di investimento impensabili fino a una ventina di anni fa.
Ovviamente le risorse che le singole nazioni destinano alla ricerca variano molto, e dipendono anche da precise scelte strategiche operate dalla politica. In Europa, ad esempio, sono molti i paesi che spendono più dell’Italia per l’innovazione, sebbene il gap del vecchio continente nel suo complesso con gli Stati Uniti resti elevato.
In ogni caso, è evidente come il modello di business degli stati, specie quelli fortemente indebitati come l’Italia, debba tenere conto di una serie di vincoli (alcuni imposti dalle istituzioni sovranazionali come l’Unione europea) che impediscono di spendere oltre determinate cifre.
Problemi che le grandi multinazionali non devono affrontare, anche perché, in alcuni casi, riescono ad avvalersi di regimi fiscali agevolati spostando la sede legale in un luogo diverso da quella fisica.
Un problema, quest’ultimo, che la stessa Unione europea si è travata a fronteggiare rispetto alle pratiche dei giganti del web.