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Home » Esteri

Cosa vuol dire essere giovani e gay in Russia oggi

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Ogni giorno giovani e adolescenti subiscono la discriminazione di una società poco tollerante verso la comunità LGBT

Dopo l’approvazione nel 2013 di una legge allo scopo di
proteggere i valori della famiglia tradizionale dalla propaganda LGBT, e
in generale a causa dell’atteggiamento poco favorevole ai gay della società
russa, essere omosessuali in Russia oggi non è certamente cosa facile.

In Russia esistono 445 gruppi registrati on line per combattere attivamente la comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender). Sono le gang anti-gay del terrore. Hanno più di 200 mila seguaci. Si spartiscono il territorio in diverse città, collaborano tra loro e sono composte in media da ragazzi tra i 14 e i 30 anni. Agguati, pestaggi. Persino un morto. Leggi l’inchiesta 

La rivista online Dazed
ha voluto quindi svolgere una serie di interviste ad alcuni giovani russi
appartenenti alla comunità LGBT, per capire meglio cosa possa voler dire
esprimere la propria sessualità in un paese che anche attraverso il governo
condanna esplicitamente qualsiasi deviazione dai canoni della famiglia
eterosessuale.

Qui di seguito vi riproponiamo alcune delle
descrizioni di sé che alcuni giovani e giovanissimi hanno spontaneamente
rilasciato alla rivista, fornendo un quadro crudo ma realistico della loro
condizione attuale:

NADYA, 18 anni, da San Pietroburgo

“Per noi è pericoloso. Agli occhi degli altri, siamo degli
errori, degli scherzi della natura, malati. Stiamo uccidendo il nostro paese,
perché non possiamo avere figli – anche se poi la legge non ci permette di
adottare bambini. I gay in Russia rischiano la vita quando organizzano eventi
per la comunità LGBT, e lo stesso vale per gli eterosessuali, che rischiano la
vita quando si battono per i diritti delle persone LGBT.

Quando ho detto a mia madre che ero bisessuale, lei mi ha
detto che odia i gay. Che i gay sono persone malate che violentano i bambini.
Questa è stata la cosa peggiore che mi abbia mai detto. Anche quando mi
picchiava da bambina per i brutti voti a scuola, non era mai stato così
doloroso come le sue parole in quell’occasione. Non parlo più a mio padre dopo
avergli sentito dire che chi difende le persone omosessuali è malato. Sono
contenta che non sappia che sono gay. Mi sento anche impaurita. Ho paura di
rimanere sola fino alla fine della mia vita. È una cosa dolorosa da immaginare”.

INGA, 14 anni, da San Pietroburgo

“Non ho fatto coming
out
. Mia mamma è molto religiosa, e il mio patrigno è crudele con le minoranze.
Non ho veri amici. L’unica persona che lo sa è il mio psicologo. Mia madre ha fatto
licenziare una collega perché era lesbica. So anche di un altro caso in cui una
ragazza lesbica è stata espulsa da scuola per aver diffuso la propaganda
omosessuale”.

ALEKSEY, 21 anni, da Saratov

“Tutto è nascosto. È difficile trovare l’anima gemella
quando sei gay. Le persone non sono tolleranti. Io ho già fatto
coming out, e se qualcuno mi chiede se
sono gay, dico ‘Sì, lo sono’. Ma non è sempre una cosa sicura da fare. Spesso mi
capitava di essere insultato a scuola, ma non mi infastidiva. Mi interessava
solo l’opinione delle persone a cui tengo. E ho sempre avuto il sostegno dei
miei amici”.

ANNA, 17 anni, da Mosca

“Essere apertamente gay in Russia non è facile. Conosco
persone che lo sono, e si trovano ad affrontare quotidianamente l’omofobia.
Alcuni dei miei amici LGBT sono perseguitati a scuola, ricattati e picchiati.
Solo alcuni dei miei migliori amici sanno che sono lesbica. La mia famiglia non
sa che sono lesbica. So che non lo accetterebbero, quindi non glielo dico. Gli
voglio bene, quindi ho messo da parte quella parte di me.

Amo la Russia e non voglio andarmene. È ovvio
per me che essere apertamente gay in Russia è un rischio. Ho incontrato l’omofobia
sui social network, ma mai di persona. Odio il fatto che Putin abbia detto che i gay in Russia hanno molti diritti. Non
è così. Non è vero”.

ALEX, 27 anni, da Blagoveshchensk

“Mi sono reso conto che mi piacevano i ragazzi quando avevo
12 o 13 anni, ma ho cercato di “sforzarmi” di essere etero fino a quando ne avevo
22. So che la sessualità non è una fase, ma avevo davvero paura di parlarne con
qualcuno. Essere gay in Russia ti fa sentire un cittadino di seconda classe.

Ho fatto coming
out
a 22 anni, e ho avuto la fortuna di mantenere la maggior parte dei miei
amici. Credo di avere dei buoni amici. La mia famiglia ha reagito in modo
diverso, però. Mio padre ha detto che ero sotto l’influenza della propaganda
gay e mio cugino mi ha detto che non ero normale.

Circa un anno fa, ho deciso che volevo vivere la mia vita
apertamente, perché voglio essere felice ed è impossibile essere felici quando
si nasconde la propria sessualità. Ora vivo la mia vita in modo aperto e anche
se è pericoloso farlo in Russia, mi fa davvero piacere non dovermi nascondere.

Non sento di poter tenere la mano al mio partner o baciarlo
in pubblico. Non ho voglia di sentire tutte quelle stronzate omofobiche. Non mi
sento al sicuro nell’essere apertamente gay in Russia. Penso spesso ad
andarmene. Io voglio vivere la mia vita, voglio avere la mia famiglia, voglio
amare ed essere amato e non avere continuamente paura”.

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