La geopolitica dei Giochi Olimpici di Parigi 2024
Le guerre in corso in Ucraina e nella Striscia di Gaza rischiano di trasformare anche le Olimpiadi organizzate dalla capitale francese in un altro campo di battaglia tra le grandi potenze. Ecco perché
Le Olimpiadi sono tornate in Francia a un secolo esatto dall’ultima volta. Come nel 1924 si disputano a Parigi, città natale di Pierre de Coubertin, il fondatore dei moderni Giochi. Quando, alla fine del XIX secolo, il Barone pensò per la prima volta di recuperare questa antica manifestazione greca, la immaginava come un’occasione in cui le nazioni potessero celebrare l’internazionalismo e dell’amicizia praticando sport.
Il suo idealismo è alla base della Carta olimpica, un insieme di regole e linee guida per l’organizzazione dei Giochi olimpici che mettono in primo piano la fratellanza e la solidarietà internazionale.
Nel 1992, il Comitato olimpico internazionale (Cio) ha deciso di onorare il pensiero di de Coubertin ravvivando la tradizione della tregua. Prevista nelle Olimpiadi dell’antichità, la tregua olimpica impone la cessazione delle ostilità tra le nazioni in guerra, durante il periodo dei Giochi e oltre.
Nel recente passato ha contribuito alla pace, seppur in maniera fugace. È accaduto nel 2018 ai Giochi olimpici invernali di Pyeongchang, in Corea del Sud, quando, durante la cerimonia di apertura, le delegazioni di Seul e Pyongyang sono entrate insieme nello stadio, sotto un’unica bandiera coreana. Quell’anno i due Paesi hanno anche presentato un’unica squadra di hockey su ghiaccio coreana.
Il Cio sperava che le prossime Olimpiadi potessero essere un’occasione di pace a livello globale. Il mondo però, a poche settimane dall’arrivo della torcia olimpica a Parigi, è attraversato da conflitti e ostilità. E le tensioni in Europa orientale e in Medio Oriente non accennano a diminuire.
Le Olimpiadi del 2024 si svolgeranno quindi in un contesto di turbolenze geopolitiche. Questi conflitti si ripercuoteranno sui Giochi e metteranno in dubbio la capacità dello sport di ridurre le tensioni tra le nazioni.
Atleti banditi
Quattro giorni dopo la fine delle ultime Olimpiadi invernali, quelle disputate nel 2022 a Pechino, Mosca ha ordinato al suo esercito di invadere l’Ucraina. Il Cio ha considerato l’aggressione una violazione della tregua olimpica e ha quindi vietato agli atleti russi di partecipare ai Giochi olimpici di Parigi.
La Russia non ha accettato questa punizione. Ha accusato il Cio di favorire l’Occidente e ha anche fatto ricorso alla Corte arbitrale dello sport contro la sospensione. Ma nel febbraio 2024 il tribunale ha deciso di confermare la decisione del Comitato internazionale.
Gli atleti russi non saranno assenti dalle Olimpiadi. Il Cio permette loro di partecipare non in quanto delegazione nazionale, ma come atleti neutrali individuali. L’Ucraina considera questa situazione inaccettabile, sostenendo che la neutralità non può cancellare l’identità russa dalle Olimpiadi.
Il Cio ha denunciato l’occupazione da parte di Mosca dei territori ucraini ma ha anche riconosciuto la complessità di questo conflitto e ritiene che l’approccio migliore sia quello di mantenere l’imparzialità. L’Ucraina ha deciso di far boicottare ai suoi atleti qualsiasi gara che coinvolga i russi, anche se in seguito ha fatto un passo indietro.
Incoerenza olimpica
A complicare ulteriormente i Giochi c’è anche la guerra tra Israele e Hamas. I funzionari olimpici si devono infatti preparare a rispondere ad accuse di incoerenza nel trattamento degli atleti israeliani.
Questo conflitto non è meno brutale della guerra tra Ucraina e Russia. Secondo il ministero della Salute gestito da Hamas, quasi 39mila persone sono state uccise a Gaza dall’inizio della guerra. E ci sono anche prove che le forze israeliane hanno commesso crimini di guerra nella Striscia di Gaza.
La risoluzione per la tregua olimpica di Parigi 2024 si limita però a citare la sospensione della Russia e non contiene una sola parola sulla violenza in Israele e Palestina.
Anche se il rigido blocco imposto sulla Striscia di Gaza renderà difficile ai palestinesi essere presenti, entrambe le parti possono partecipare alle Olimpiadi.
Alla delegazione russa viene invece impedito di prendere parte alla stessa manifestazione. La Russia ritiene ingiusta questa discrepanza e ha accusato i funzionari olimpici di aver preso ancora una volta le parti dell’Occidente.
Nel frattempo Israele e i suoi alleati non rinunciano a farsi sentire nell’ambiente olimpico. Nell’ottobre 2023 Yeal Arad, diventata nel 1992 la prima israeliana a vincere una medaglia olimpica, è stata eletta membro del Cio. Nell’accettare questa prestigiosa nomina, Arad ha esortato gli atleti israeliani a ispirare e a dare speranza ai loro concittadini scossi dalla tragedia.
Nella stessa sessione del Cio, Casey Wasserman, presidente dei Giochi olimpici di Los Angeles 2028, si è dichiarato «orgoglioso di essere ebreo» prima del suo discorso. Le Olimpiadi di quest’anno si disputeranno mentre infuria la guerra. Questo nonostante la tregua olimpica e la neutralità dello sport propugnata dal Cio, che si propone anche come messaggero di pace.
Potrà Parigi 2024 essere uno stimolo per realizzare questo ideale? Purtroppo, in questo periodo di turbolenze geopolitiche, le Olimpiadi avranno inevitabilmente meno possibilità di essere la festa dell’internazionalismo e della pace. Nonostante l’apparenza di celebrazione a Parigi, l’escalation di ostilità nel mondo finirà per turbare lo svolgimento dei Giochi.
Traduzione di Giulio Alibrandi © The Conversation.com