Giappone, condannato a morte per impiccagione l’autore della strage alla Kyoto Animation
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Il Tribunale distrettuale di Kyoto, in Giappone, ha condannato a morte tramite impiccagione Shinji Aoba, l’uomo che nel 2019 appiccò l’incendio negli studi della Kyoto Animation uccidendo 36 persone.
L’imputato era accusato di cinque reati fra cui omicidio, tentato omicidio e incendio doloso. I suoi avvocati avevano chiesto l’assoluzione, sostenendo che, al momento dei fatti che, il loro cliente soffrisse di un disturbo mentale che gli impediva di distinguere tra il bene e il male.
Il Tribunale ha però respinto la loro tesi: secondo l’emittente pubblica Nhk, il giudice ha concluso che Aoba, oggi 45enne, “non era né pazzo né soffriva di ridotte capacità mentali al momento del crimine”.
La strage alla Kyoto Animation è tra i fatti di cronaca che più hanno scosso il Giappone negli ultimi anni.
Era il mattino del 18 luglio 2019 quando Aoba fece irruzione nell’edificio sede della società di animazione a Kyoto, cosparse di benzina l’area d’ingresso e appiccò l’incendio gridando “Morirete!”. Nell’attentato morirono 36 persone e altre 35 rimasero ferite: molte delle vittime erano giovani.
Stando alle ricostruzioni dei media giapponesi, l’uomo nutriva rancore nei confronti dell’azienda: riteneva, in particolare, che avesse plagiato il suo romanzo, un’accusa che KyoAni ha sempre respinto.
Fondata nel 1981, la Kyoto Animation è nota in tutto il mondo per aver realizzato serie famose come “La malinconia di Haruhi Suzumiya” e “Violet Evergarden”. Dopo la strage arrivarono messaggi di cordoglio anche dal premier canadese Justin Trudeau e dall’amministratore delegato di Apple Tim Cook.
Aoba ha subito ustioni sul 90% del corpo ed è stato sottoposto a dodici operazioni, inclusa una per consentirgli di tornare a parlare. L’uomo non ha ripreso conoscenza fino a diverse settimane dopo l’incidente.
Alla prima udienza del processo, lo scorso settembre, ha detto alla Corte che non si aspettava che l’incendio uccidesse così tante persone.
Il Giappone ha eseguito la sua ultima esecuzione a morte, sempre mediante impiccagione, nel 2022. Allo scorso dicembre erano 107 le persone che si trovavano recluse nel braccio della morte.
I sondaggi d’opinione mostrano che la maggioranza dei giapponesi continua a essere favorevole alla pena capitale.