In Germania è stato rimosso il divieto dei simboli nazisti nei videogiochi
La decisione presa dall'autorità tedesca competente, che ammette la presenza di riferimenti se necessari "alla comprensione di fenomeni d'attualità", come già avviene per il cinema e per la televisione
In Germania i videogiochi potranno mostrare simboli e riferimenti al nazismo, a condizione che le immagini non siano oggetto di propaganda. A dichiararlo è stata l’autorità tedesca per la regolamentazione dei videogiochi (Usk), che annuncia la modifica della normativa che regola la gestione dei simboli “contrari alla Costituzione” in ambienti ludici.
Finora i simboli che in altri contesti costituiscono apologia di reato, “potranno essere mostrati se servono nell’ambito di realizzazione d’arte o della scienza, per mostrare lo sviluppo di precisi avvenimenti storici e la comprensione di fenomeni d’attualità”, ha affermato la rappresentante dell’istituzione, Elisabeth Secker.
Fatta eccezione per il cinema e per altri spettacoli culturali o trasmissioni televisive, in cui simboli e riferimenti sono ammessi, finora i videogiochi dovevano rispettare un articolo del codice penale che impedisce di mostrare simboli anticostituzionali, compresi eventuali riferimenti al periodo nazista.
Le svastiche riprodotte in alcuni giochi come Call of Duty o il più recente Wolfenstein II: The New Colossus, in cui i personaggi nazisti ricoprono un ruolo centrale, erano state quindi trasformate in un triangolo nella versione tedesca del gioco.
Tuttavia non si tratta di un permesso generalizzato perché l’autorità competente non ha intenzione di procedere con un’autorizzazione senza controlli e verificherà caso per caso se la presenza dei simboli incriminati sia “socialmente appropriata”.
“L’autorizzazione esiste da lungo tempo per i film ed è giusto chi si rivolga anche ai videogiochi, che godono della libertà artistica “, ha continuato Secker.
Nel 2017 l’uscita di Wolfenstein II, un gioco in cui il giocatore deve uccidere i nazisti, ha scatenato un acceso dibattito in Germania. Molti avevano gridato alla censura perché i simboli nazisti erano stati cambiati ed erano stati rimossi i baffi di Hitler.