Ambiente, lavoro, giovani e cannabis legale: la Germania prepara la rivoluzione culturale che investirà l’Europa
Due protagoniste della svolta progressista tedesca spiegano all’inviato di TPI a Berlino cosa dobbiamo aspettarci dalla coalizione “semaforo”
l programma di governo è pronto e la Germania può voltare pagina. Olaf Scholz, il leader socialdemocratico che ha vinto le elezioni cercando di assomigliare il più possibile ad Angela Merkel ora dovrà sbarazzarsi in fretta dell’ombra dell’eterna cancelliera se vuole rimanere in sella alla guida di una coalizione che punta tutto sull’innovazione.
Ma le conseguenze di quanto sta accadendo a Berlino non si fermeranno ai confini tedeschi e le 177 pagine di programma presentate agli elettori non delineano solo la bozza della Germania che sarà, ma tratteggiano le linee guida di un cambiamento politico che coinvolgerà tutto il continente.
«Porteremo al governo una nuova visione che coraggiosamente crei le condizioni per dimostrare che una nazione altamente industrializzata può diventare pioniera nel combattere il cambiamento climatico», spiega a TPI l’eurodeputata tedesca dei verdi, Alexandra Geese. È proprio la sostenibilità la bandiera dei Verdi, non a caso sin dalla campagna elettorale hanno annunciato che il loro sarebbe stato il «governo del clima».
A garantire un filo di continuità con le politiche economiche tradizionalmente più care a Berlino ci hanno pensato invece i liberaldemocratici, che in fase di contrattazione sul programma hanno scavato una trincea contro l’innalzamento delle tasse e l’aumento del debito pubblico. Il partito guidato da Christian Lindner, che guiderà il ministero delle Finanze, rimane fedele a una lettura rigorosa del patto europeo di stabilità.
«Next generation Eu è uno strumento eccezionale per una situazione eccezionale: limitato nel tempo e nella quantità di denaro da spendere e finanziato eccezionalmente da debiti comuni. Dobbiamo però tornare alla normalità il più rapidamente possibile, lo dobbiamo alle prossime generazioni», commenta a TPI l’eurodeputata del Fdp e vicepresidente del Parlamento europeo, Nicola Beer. Non sembra una buona notizia per i Paesi molto indebitati come l’Italia.
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