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La Georgia, lo stato del Sud che può decidere la corsa alla Casa Bianca

Immagine di copertina
Credit: AGF

Come tanti stati del Deep South statunitense, la Georgia è passata da essere una roccaforte democratica a uno stato solidamente repubblicano, passando per una serie di eccezioni. E’ quindi da capire se la sorprendente vittoria di Joe Biden in questo stato nel 2020 è stata una di queste o l’inizio di un cambiamento più profondo nella geografia politica.

Andiamo per gradi. Dal 1876 al 1960 la Georgia ha votato sempre in favore dei candidati democratici alle presidenziali e con percentuali molto elevate, ma come molti vicini stati del profondo sud americano, in seguito alla fine delle politiche di segregazione e l’avvento dei diritti civili,  si sono spostati verso i repubblicani, spesso continuando a sostenere comunque governatori e senatori democratici. La Georgia ha dunque iniziato a spostarsi, scegliendo fin dal 1964 – nonostante la valanga blu di Lyndon Johnson – per candidati repubblicani con solo rare eccezioni. La Georgia ha infatti scelto da quel momento candidati democratici solo quando nel 1976 e nel 1980 con Jimmy Carter, ex governatore dello stato, e nel 1992, quando Bill Clinton vinse a sorpresa. Oltre a questo, va menzionata una delle rare vittorie di un candidato al di fuori dei due grandi partiti, il sudista George Wallace, vincitore in Georgia nel 1968. Questo fino al 2020, quando nello stato, a sorpresa e con un margine ridotto, ha vinto Joe Biden.

Senza poter sapere chi avrà la meglio tra Kamala Harris e Donald Trump nel voto del prossimo 5 novembre, è importante capire quali sono i fattori sociali, demografici, che possono risultare determinanti nel voto in questo stato e nella sua geografia elettorale. La Georgia, nelle ultime tornate elettorali, ha visto come principali bacini dei democratici la popolosa area metropolitana di Atlanta, capitale e principale città dello stato, e le contee nella fascia centrale lungo la cosiddetta Black belt, la “cintura” in cui c’è una consolidata presenza maggioritaria di afroamericani dove erano concentrate le piantagioni all’epoca dello schiavismo. Oltre a questo, altre città di dimensioni considerevoli, come Savannah e Athens, votano storicamente per i democratici. Aree metropolitane e popolazione afroamericana: due tradizionali roccaforti per l’asinello in molti stati che rappresentano lo zoccolo duro del voto dem anche in Georgia, è importante tenerlo a mente in uno stato in cui Atlanta è la città più popolosa e i black-americans rappresentano poco più del 30 per cento della popolazione.

I risultati delle elezioni presidenziali in Georgia nel 2020. Il blu i precints in cui Biden è stato più votato, in rosso quelli in cui ha prevalso Trump

Il voto repubblicano, invece, è storicamente territorialmente più esteso, seppur in gran parte in contee a minore densità di popolazione. La Georgia, oltre a ospitare parte della “Black belt”, fa parte anche di un’altra di queste cinture che abbondano nella geografia sociale ed elettorale americana, ed è la “Bible belt”, così chiamata per l’elevata presenza di cristiani evangelici, segmento tradizionalmente conservatore, critico verso aborto e diritti civili, e molto vicino ai repubblicani. Per lo stesso principio per cui se sovrapponiamo la mappa elettorale della Georgia a quella etnica vediamo che le contee a maggioranza afroamericana hanno votato tutte per i democratici, prendendo la mappa della denominazione religiosa con più aderenti in ogni contea vediamo come in quasi tutte le contee dove hanno vinto i repubblicani gli evangelici della Southern Baptist Convention siano la denominazione con più fedeli. Le percentuali di voti per il GOP si fanno poi particolarmente alte nella fascia settentrionale, al confine con Tennessee e North Carolina, e nel sud est.

Se prendiamo la mappa del voto del 2020, in cui Joe Biden ha battuto Donald Trump 49,47 a 49,24, quindi con un vantaggio di appena lo 0,23 per cento dei voti, vediamo come il presidente attualmente in carica sia uscito vincitore nell’area metropolitana di Atlanta, nelle città di Savannah e Athens e nella fascia centrale della Black belt. Una mappa sorprendentemente quasi fotocopia di quella di quattro anni prima, in cui Donald Trump aveva battuto Hillary Clinton 50,38 a 45,29, dunque con cinque punti percentuali di vantaggio. Ma come fanno a essere praticamente uguali due mappe che vedono il proprio margine cambiare di ben cinque punti percentuali? Qui subentrano una serie di alcuni elementi di natura sociale e demografica relativamente allo stato in esame.

Mappa delle “ancestries” maggioritarie in ogni contea della Georgia. Credit: Mapsandfactsarefun/Wikicommons

A essere determinante nella tendenza che ha portato la Georgia a essere l’unico stato del profondo sud contendibile per i democratici al punto da averla vinta nel 2020 c’è infatti la notevole crescita della popolazione dell’area metropolitana di Atlanta, che per intenderci nel 2010 aveva quattro milioni e mezzo di abitanti, nel 2020 ne aveva cinque milioni e ottocentomila e oggi supera i sei milioni. Atlanta, inoltre, è una città a maggioranza afroamericana e, come detto in precedenza, grandi centri urbani e Black americans rappresentano alcune delle tradizionali roccaforti del voto democratico. A questo aggiungiamo la singolare situazione in cui si sono svolte le elezioni del 2020, con la pandemia di Covid ancora in una fase acuta e numerose misure di contenimento in vigore che hanno portato a implementare il voto per posta, strumento che ha favorito la partecipazione di pezzi della popolazione tendenzialmente più emarginati che tendono a recarsi meno di frequente alle urne. Questo ha dunque aumentato notevolmente la partecipazione degli afroamericani e dei centri urbani, aumentando la percentuale e i voti reali ottenuti dai democratici nell’area metropolitana di Atlanta che ha così trascinato Biden a una sorprendente vittoria in Georgia di appena lo 0,24 per cento. Vittoria che ha lasciato i suoi strascichi: Donald Trump è stato successivamente indagato con l’accusa di aver chiesto di non certificare i risultati del voto in questo stato.

Come è la situazione oggi? I diversi sondaggi in questo stato danno un lieve vantaggio a Trump ma lo ritengono uno stato contendibile per i democratici, nonché uno stato chiave per decidere la corsa alla Casa Bianca il prossimo 5 novembre. Nel 2020 i dem hanno avuto prova concreta che la vittoria in questo stato non è un tabù, ma può arrivare solo tramite un ampio coinvolgimento di una parte della popolazione, a partire dall’area metropolitana di Atlanta. Se vogliono ripetere l’impresa, devono passare da questo.

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