Il presunto genocidio di yazidi, sciiti e cristiani da parte dell’Isis
Gli Stati Uniti hanno accusato il sedicente Stato islamico di aver commesso un vero e proprio genocidio contro yazidi, cristiani e musulmani sciiti
Gli Stati Uniti hanno accusato il sedicente Stato islamico di aver commesso un vero e proprio genocidio contro yazidi, cristiani e musulmani sciiti.
Il segretario di Stato americano, John Kerry, non ha specificato se un’accusa del genere potrebbe portare o meno a un cambiamento della politica americana in Medio Oriente. Ha chiesto intanto una indagine internazionale indipendente e accuse penali contro i responsabili delle atrocità.
Kerry sostiene inoltre che l’Isis sia responsabile di crimini contro l’umanità e pulizia etnica nelle zone controllate in Siria e in Iraq. Secondo il segretario di Stato, ci sarebbero numerosissime prove a sostegno di queste accuse, con racconti ben documentati degli attacchi contro gli yazidi in Iraq, che hanno portato al rapimento e all’uccisione di migliaia di persone.
“Il fatto è che Daesh uccide i cristiani perché sono cristiani, gli yazidi perché sono yazidi, gli sciiti perché sono sciiti”, ha detto lui. “La loro visione del mondo si basa sull’eliminazione di coloro che non accettano la loro perversa ideologia”.
Cosa si intende per genocidio?
L’articolo II della Convenzione sul genocidio del 1948 delle Nazioni Unite dice che il genocidio mette in atto diverse azioni con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale”. Tra queste ci sono: “l’uccisione di membri del gruppo, lesioni gravi all’integrità fisica o mentale dei membri del gruppo, la sottoposizione deliberata del gruppo a condizioni di vita intese a provocare la distruzione fisica in tutto o in parte, l’imposizione di misure che prevengono nuove nascite nel gruppo, il trasferimento di fanciulli da un gruppo all’altro”.
È la seconda volta che l’amministrazione degli Stati Uniti dichiara la presenza di un genocidio durante un conflitto. Nel 2004 l’allora segretario di Stato Colin Powell aveva usato il termine genocidio per definire le uccisioni in Darfur.
Pochi giorni fa la camera dei rappresentanti degli Stati Uniti aveva votato con 393 voti a favore e nessun contrario l’accusa di genocidio contro il sedicente Stato islamico.
Chi sono i gruppi definiti vittime di genocidio?
– gli yazidi: l’Isis li considera adoratori del diavolo, tanto da poter essere uccisi o ridotti in schiavitù impunemente. Nel mese di agosto 2014, migliaia di yazidi che vivevano nelle pianure di Ninive nel nord-ovest dell’Iraq furono assediati dai militanti jihadisti. Le donne e le ragazze sono state rapite come bottino di guerra e vendute o “donate” ai militanti dello Stato islamico. Molte bambine, dai sei ai nove anni sono state stuprate, secondo quanto riferiscono le Nazioni Unite. I ragazzi di età inferiore ai 14 anni sono stati separati dalle loro madri, trasportati lontano e costretti a convertirsi all’Islam. Sono stati sottoposti a una rigida formazione religiosa e militare.
– gli sciiti: il sedicente Stato islamico considera i musulmani sciiti degli apostati, che devono essere puniti con la morte per la loro devianza dalle credenze e dalle pratiche del profeta Maometto. Nel mese di giugno 2014, militanti hanno sommariamente ucciso almeno 1.700 reclute dell’esercito, la maggior parte dei quali erano sciiti, dopo l’acquisizione della base militare di Camp Speicher, vicino la città settentrionale irachena di Tikrit. Nello stesso periodo è iniziato l’assedio, durato 3 mesi, della cittadina turkmena a maggioranza sciita di Amirli.
– i cristiani: dovrebbero essere considerati “Gente del Libro” dalla legge islamica, una classificazione che garantisce loro una certa protezione in confronto ad altri gruppi religiosi. Fanno parte della categoria anche ebrei, zoroastriani e induisti. Ma il sedicente Stato islamico sostiene che non può essere accordata loro la protezione perché, insieme agli ebrei, cospirano in una crociata contro l’Islam e quindi ha costretto i cristiani che vivono nei territori controllati a scegliere tra la conversione, il pagamento di una tassa di protezione (jizyah), o la morte.
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