La denuncia del Comitato speciale dell’Onu: “I metodi di Israele a Gaza sono coerenti con il genocidio” dei palestinesi
Un nuovo rapporto denuncia "vittime civili di massa e condizioni di pericolo per la vita intenzionalmente imposte ai palestinesi, (...) compreso l'uso della fame come arma bellica"
Il Comitato speciale istituito dalle Nazioni Unite per indagare sulle pratiche israeliane che incidono sui diritti umani del popolo palestinese e delle altre popolazioni arabe nei Territori occupati ritiene che “i metodi di guerra di Israele a Gaza siano coerenti con il genocidio, compreso l’uso della fame come arma bellica”.
“La guerra di Israele a Gaza è coerente con le caratteristiche del genocidio, con vittime civili di massa e condizioni di pericolo per la vita intenzionalmente imposte ai palestinesi”, si legge in un nuovo rapporto pubblicato oggi dal Comitato speciale Onu. “Fin dall’inizio della guerra, i funzionari israeliani hanno pubblicamente sostenuto politiche che privano i palestinesi delle stesse necessità richieste per sostenere la vita: cibo, acqua e carburante”, denuncia l’organismo istituito dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre del 1968 per indagare sul rispetto dei diritti umani nei Territori occupati sulle alture del Golan, in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, e nella Striscia di Gaza.
“Queste dichiarazioni, insieme all’interferenza sistematica e illegale (nella consegna, ndr) degli aiuti umanitari, rendono chiaro l’intento di Israele di strumentalizzare le forniture salvavita per scopi politici e militari”. Il rapporto pubblicato oggi esamina gli sviluppi nei Territori occupati dall’ottobre 2023 al luglio 2024, ma si concentra in particolare “sull’impatto catastrofico dell’attuale guerra a Gaza sui diritti dei palestinesi”.
“Attraverso l’assedio di Gaza, l’ostacolo agli aiuti umanitari, gli attacchi mirati e gli omicidi di civili e operatori umanitari compiuti nonostante i ripetuti appelli delle Nazioni Unite, gli ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza, Israele sta intenzionalmente causando morte, fame e gravi ferite, usando la fame come metodo di guerra e infliggendo punizioni collettive alla popolazione palestinese”, denuncia il Comitato dell’Onu, che riprende le ordinanze del Tribunale de L’Aja dove Tel Aviv è accusata di genocidio nella Striscia.
La relazione documenta inoltre come “l’estesa campagna di bombardamenti di Israele a Gaza” abbia “decimato i servizi essenziali e scatenato una catastrofe ambientale che avrà impatti duraturi sulla salute” della popolazione del territorio costiero palestinese. “All’inizio del 2024”, si legge nel rapporto, “oltre 25mila tonnellate di esplosivi, equivalenti a due bombe nucleari, erano state sganciate su Gaza, causando una massiccia distruzione e il crollo dei sistemi idrici e igienico-sanitari, la devastazione dei campi agricoli e l’inquinamento tossico” del territorio.
“Distruggendo i sistemi vitali di acqua, servizi igienici e alimentari e contaminando l’ambiente, Israele ha creato un mix letale che infliggerà gravi danni alle generazioni future”, denuncia il Comitato dell’Onu. La relazione solleva inoltre una serie di preoccupazioni circa “l’uso da parte di Israele di sistemi di puntamento potenziati dall’intelligenza artificiale per guidare le operazioni militari” e “l’impatto che ciò ha avuto sui civili, particolarmente evidente nell’enorme numero di donne e bambini registrato tra le vittime”.
“Il ricorso da parte dell’esercito israeliano di attacchi basati sull’intelligenza artificiale, con una supervisione umana minima, combinato con l’uso di bombe pesanti, sottolinea il disprezzo di Israele nei confronti del suo obbligo di distinguere tra civili e combattenti e di adottare adeguate misure di salvaguardia per prevenire la morte dei civili”, denuncia l’organismo istituito dalle Nazioni Unite.
“Nel quadro della devastazione di Gaza, la crescente censura dei media da parte di Israele, la soppressione del dissenso e il prendere di mira i giornalisti costituiscono sforzi deliberati per bloccare l’accesso globale alle informazioni”, sottolineato il Comitato dell’Onu, secondo cui le piattaforme social hanno rimosso in modo sproporzionato “contenuti pro-palestinesi” rispetto ai post che incitano alla violenza contro la popolazione del territorio costiero e delle zone occupate.
Il Comitato ha quindi “condannato la campagna diffamatoria in corso e gli altri attacchi contro l’UNRWA (l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ndr) e l’ONU in generale”. “Questo deliberato silenzio sui resoconti, unito alla disinformazione e agli attacchi contro gli operatori umanitari, è una chiara strategia per minare il lavoro vitale delle Nazioni Unite, recidere il filo vitale degli aiuti che ancora raggiungono Gaza e smantellare l’ordine legale internazionale”, ha affermato il Comitato, che invita “tutti gli Stati membri dell’Onu a rispettare i propri obblighi giuridici per prevenire e porre fine alle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele e a obbligarlo ad assumersi le sue responsabilità”.
“È responsabilità collettiva di ogni Stato smettere di sostenere l’assalto a Gaza e il sistema di apartheid nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme est”, si legge nel testo. “Il rispetto del diritto internazionale e la garanzia della responsabilità per queste violazioni ricade direttamente sugli Stati membri”, prosegue il rapporto.
“Un fallimento in tal senso indebolisce il nucleo stesso del sistema legale internazionale e crea un precedente pericoloso, consentendo alle atrocità di passare inosservate”. Tale rapporto, conclude il Comitato, sarà presentato alla 79esima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 novembre prossimo.
Le conclusioni della relazione, secondo cui Israele nega intenzionalmente gli aiuti alla Striscia, usa la fame come arma di guerra ed è quantomeno colpevole di negligenza nel massacro dei civili a Gaza, sono in linea con altre denunce arrivate da enti delle Nazioni Unite e organizzazioni umanitarie internazionali sulla condotta bellica dello Stato ebraico. Tuttavia, il termine “genocidio” viene raramente utilizzato dagli organismi collegati all’Onu per definire la guerra di Israele a Gaza.