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“L’Ultimo G7”. La Cina irride l’Occidente, tranne l’Italia: “Lupo che resiste agli Usa”

Immagine di copertina
Credit: Bantonglaoatang/Sina Weibo

L'interpretazione dell'illustrazione, diventata virale sui social locali, è apparsa sul quotidiano Global Times, un organo ufficiale del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese

La risposta della Cina al G7 andato in scena nel fine settimana in Cornovaglia è stata affidata (anche) a una vignetta satirica, che rappresenta i vari Paesi presenti al vertice come animali (Italia compresa), un’immagine rilanciata e spiegata da un editoriale apparso sul Global Times, un tabloid in lingua inglese dedicato per lo più alle notizie internazionali e prodotto dal Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese.

g7 cina vignetta cinese
Credit: Bantonglaoatang/Sina Weibo

Intitolata “The Last G7“, l’illustrazione si ispira al Cenacolo (noto anche come l’Ultima Cena) di Leonardo da Vinci ed è stata pubblicata sabato 12 giugno dall’utente Bantonglaoatang su Sina Weibo, una piattaforma social cinese simile a Twitter. Sebbene proveniente dal web, l’interpretazione semi-ufficiale della vignetta offerta dal Global Times svela come la pensano certi ambienti di Pechino in merito alla riunione dei leader dei sette Stati più economicamente avanzati del pianeta.

La caricatura, su cui campeggia la frase “Così possiamo ancora governare il mondo”, raffigura nove animali – che rappresentano rispettivamente Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Canada, Giappone, Germania, Francia, Australia e India (Paesi non membri del G7) – seduti attorno a un tavolo dove è servita una torta con la forma di una mappa della Cina ed è in funzione una stampante in grado di trasformare la carta igienica in dollari.

Il riferimento a Pechino è spiegato dall’editoriale del Global Times, secondo cui il vertice tenuto nel Regno Unito rappresenta “un tentativo da parte degli Stati Uniti di trovare alleati contro la Cina“. Ogni Paese poi è raffigurato da un differente animale, ciascuno con espressioni e movenze diverse.

“Il che implica che ogni membro del G7 ha il proprio specifico interesse personale nei complotti decisi di comune accordo contro la Cina e per sostenere l’egemonia occidentale”, spiega il tabloid, attribuendo l’interpretazione a non meglio precisati “osservatori” e internauti cinesi.

Così, seduto all’estremità sinistra del tavolo, un falco nero rappresenta la Germania mentre il gallo di Francia occupa il lato opposto, entrambi “in silenzio” intenti “a guardare ai propri interessi”. Segue il canguro australiano, che con una mano tiene la borsa, simbolo degli affari con la Cina, e con l’altra punta ai dollari americani. Subito affianco troviamo il Giappone – raffigurato come un cane Akita – nell’atto di offrire agli ospiti una brocca di acqua radioattiva. Sempre impegnati a coordinarsi con gli Stati Uniti invece il leone britannico e la nutria canadese, mentre un elefante malato raffigura l’India che, nonostante debba sostenersi con due flebo, continua a bere dall’amaro calice giapponese.

Ma la spiegazione più interessante riguarda gli Stati Uniti e poi l’Italia: i primi due Paesi che l’editoriale cita nel “tradurre” la vignetta, affidando l’interpretazione all’utente Sharp-tongued pumpkin, che ha spiegato l’illustrazione in un filmato caricato sulla popolare piattaforma cinese di video online Bilibili, raccogliendo oltre 700 mila visualizzazioni in poche ore.

L’America di Joe Biden è rappresentata da un’aquila di mare testabianca con un cappello a stelle e strisce, un attore definito “aggressivo ma debole” che, nonostante sia “intrappolato in una crescente crisi del debito e nei vari conflitti razziali interni”, “punta ancora il dito contro la Cina“.

Al centro della tavolata come ospite d’onore, l’aquila vede di fronte a sé una stampante in grado di trasformare la carta igienica in dollari e un foglio in cui i conti del debito federale continuano a salire sempre di più, passando da 2 a 8 mila miliardi di dollari. Ai piedi, l’America presenta dei ceppi a corredo dei due fiocchi di cotone insanguinati sulla tavola, che simboleggiano come “l’accumulazione di capitale degli Stati Uniti sia stata costruita sull’oppressione razziale”.

Si passa poi all’Italia, rappresentata al G7 dal presidente del Consiglio Mario Draghi e nella vignetta da un lupo che indossa un berretto con il tricolore. L’animale, seduto immediatamente alla destra dell’aquila americana dove nel dipinto originale figura l’apostolo Giovanni, rivolge lo sguardo al Giappone, ha le mani alzate e davanti a sé un bicchiere vuoto.

L’immagine sembra alludere alla questione dello sversamento nell’Oceano Pacifico dell’acqua radioattiva della centrale nucleare di Fukushima, che il “cane giapponese” propina a tutti gli ospiti e che l’Italia sembra declinare, restando con il bicchiere vuoto come Francia e Germania. Eppure la spiegazione offerta sul Global Times è un’altra.

“Il lupo alza le mani come l’apostolo Andrea nell’Ultima Cena, come per dire ‘No’ ai suggerimenti degli Stati Uniti di contrastare insieme la Cina“, si legge nell’editoriale. “L’immagine mostra quanto l’Italia, il primo Paese europeo ad aderire all’iniziativa Belt & Road (la cosiddetta nuova Via della Seta – ndr), sia riluttante a collaborare con gli Stati Uniti contro la Cina“.

Tutto questo malgrado l’”Addio mia bella addio, la Via della Seta la faccio io” del presidente del Consiglio Mario Draghi, che in conferenza stampa ha promesso di “esaminare con attenzione” il memorandum firmato nel 2019 con Pechino dal primo governo Conte, dopo aver appoggiato un piano promosso dal presidente statunitense Joe Biden, alternativo ai progetti infrastrutturali cinesi. Almeno formalmente infatti, Roma aderisce ancora all’iniziativa Belt & Road (BRI) con cui la Cina punta a migliorare i legami commerciali con altri Paesi del mondo, in particolare in Eurasia, senza però più stringere altri accordi negli ultimi mesi.

Con il nuovo esecutivo guidato dall’ex presidente della Banca centrale europea (Bce) i rapporti con Pechino sembrano infatti mutati, una “svolta” celebrata anche sulle colonne del Financial Times e confermata dai fatti. Dopo il decreto con cui lo scorso 31 marzo, il governo ha bloccato la vendita del 70 percento dell’azienda milanese produttrice di semiconduttori LPE ai cinesi della Shenzhen Investment Holdings, nelle scorse settimane l’Italia ha manifestato la propria contrarietà all’acquisizione di Iveco da parte del gruppo automobilistico cinese Faw, spingendo la holding Cnh, di proprietà della famiglia Agnelli, a interrompere i negoziati, e imponendo condizioni stringenti a un accordo di fornitura per la rete 5G tra Vodafone e la cinese Huawei.

Inoltre, proprio durante il vertice di Carbis Bay, il governo ha sostenuto il piano infrastrutturale proposto dalla Casa bianca. Il cosiddetto “Build Back Better World (B3W)” annunciato da Joe Biden vuole essere la risposta americana alla cosiddetta nuova Via della Seta e vede l’appoggio – per ora solo sulla carta – di Italia, Francia, Canada, Germania, Giappone e Regno Unito, proponendosi di contrastare la competizione economica sleale della Cina.

Difficile che a Pechino non si siano accorti del cambio di rotta avvenuto a Roma, ma forse conviene di più non sbandierarlo troppo. D’altronde, come sottolineato dal Global Times citando un non meglio precisato internauta cinese, “questa è forse la loro ‘Ultima cena‘: seppur con posizioni diverse e per vari interessi, questi Paesi non possono davvero formare una lega contro la Cina“.

Una posizione molto simile alla reazione ufficiale cinese alle conclusioni del vertice del G7 in Cornovaglia, affidata stavolta a un portavoce dell’ambasciata a Londra, citato dall’agenzia di stampa Reuters. “I giorni in cui le decisioni globali erano dettate da un piccolo gruppo di Paesi sono finiti da parecchio tempo”, ha ricordato il funzionario. “Noi crediamo che i Paesi, grandi o piccoli, forti o deboli, poveri o ricchi, siano tutti uguali, e che gli affari del mondo devono essere gestiti attraverso la consultazione tra le varie nazioni”.

Dove porta la consultazione però è sempre materia legata ai rapporti di forza tra i vari Paesi, ma forse anche questo a Pechino conviene non sottolinearlo troppo.

Leggi anche: L’irritazione di Palazzo Chigi per la visita di Grillo all’ambasciatore cinese: ecco perché Conte ha dato forfait (di M. Antonellis)

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